01 febbraio, 2013

racconto...un amore..terza parte




Il sole era tramontato.
La ragnatela delle tenebre era arrivata, ammantando lentamente l'orizzonte arrossato dal sole, finchè, la luce scomparve completamente lasciando il posto alle ombre della sera.
Giuanneddu, nel frattempo, aveva legato due bidoni, colmi di latte, con una corda di raffia intrecciata e li aveva deposti sul basto dell'asino “ Burriccheddu”, così si chiamava la bestia che attendeva tranquilla l'arrivo del padrone, cercando tra gli arbusti qualcosa da masticare.
- pfrummm!- fece Giuanneddu con le labbra per incitare l'asino a muoversi.
Burriccheddu si avviò trotterellando, di buona lena, sul sentiero che ben conosceva. Precedeva di poco il padrone, che avanzava a piedi fischiettando , seguito a sua volta da uno scodizolante Piluccu.
Giuanneddu avanzava immerso in quella natura che tanto amava: il canto dei grilli, le lucciole che gli attraversavano il cammino, il fruscio leggero delle foglie degli alberi e delle macchie di lentisco, quel profumo selvaggio , che impregnava l'aria attorno, gli davano serenità.
Sollevò lo sguardo verso il cielo: manciate di stelle illuminarono i suoi occhi. Conosceva quell'ambiente, eppure quella sera sentì qualcosa di diverso penetrargli l'anima , c'era qualcosa dentro lui che, da un po' di tempo, gli procurava tenere sensazioni. Si rilassò cercando una risposta.
ll suo cuore, in quella serenità, prese il sopravvento sulla mente e liberò un pensiero, custodito gelosamente, mai apertamente pensato.
Il pensiero, finalmente libero, aprì un varco nella mente del giovane che, sconvolto, vide proiettarsi tra le stelle un'immagine, una giovane donna: “Annetta”, sorella del suo amico Bastianu
Ella gli sorrideva con dolcezza e i suoi occhi lucenti, brillavano in quelli del giovane.
Giuanneddu fissò l'immagine con sguardo rinnovato da un sentimento che era sbocciato improvvisamente, dopo aver maturato, a sua insaputa, nei meandri del cuore, come chicco di grano caduto fuori dal solco e venuto alla luce, silenziosamente protetto dalla natura che ha le redini della vita.
Chinò il capo , stropicciò gli occhi, cercò di scacciare quel pensiero radicato nel suo cuore, quel sentimento d'amore che sentiva per quella giovane donna. Non osò nemmeno pronunciarne il nome, per il timore di compiere un sacrilegio.
- io son pazzo –
- ma come posso sperare che una simile creatura possa posare lo sguardo su me, povero pastore, rozzo, ignorante, con le vesti che puzzano di latte da lontano? - disse a sé stesso deglutendo l'amaro che gli contraeva lo stomaco.
Tormentato dalla scoperta , raggiunse le prime case del paesello, che parevano osservarlo per scoprire il suo amore segreto, con i loro occhietti lluminati dalla tenue luce delle candele.
Dall'interno provenivano voci di mamme, di bambini, tintinnio di posate. Si stava approssimando l'ora della cena,
- Avrò mai una bella famiglia, una moglie che mi attenderà alla sera sulla soglia di una casetta linda, dei figli che mi verranno incontro abbracciandomi orgogliosi del loro babbo?-
Si chiese cercando di cacciare i miseri ricordi della sua infanzia ma anche quel sentimento d'amore “impossibile” che lo schiacciava.
Giuanneddu affrettò il passo, poiché la casa di padron Giuanniantoni stava un po' fuori e lui si era attardato troppo sui suoi pensieri.
Attraversò il paese e s'infilò nel sentiero oscuro e tortuoso che lui conosceva così bene che avrebbe potuto percorrerlo ad occhi chiusi.
Quella sera lo paragonò alla al cammino della sua vita.
- Ecco la fontana ! – disse sollevato al pensiero che era vicino alla curva dietro la quale vi era la casa del padrone.
Giuannantoni lo attendeva con un affettuoso sorriso
- Giuannè sei tu ?- sentì la voce ansiosa del padrone
- si – rispose il giovane salutando e scusandosi per il ritardo
- l'importante è che sia tutto a posto – rispose tranquillizzandosi Giuannantoni
- sbrigati! - aggiunse – che Teresina ha preparato un buon minestrone!
Giuanneddu cercò di nascondere dietro un sorriso il turbamento provocato dalla consapevolezza d'esser innamorato di una giovane che mai avrebbe abbassati gli occhi su un servo.
Nell'oscurità intravide la sagoma piccola e tarchiata del padrone con l'immancabile berretta sulla testa ed il sigaro in bocca.
Giuannantoni aiutò il giovane a scaricare l'asino che, liberato dal basto, si diresse al suo giaciglio, dietro la casa.
I due uomini portarono dentro il latte.

                                                            




6 commenti:

Gus O. ha detto...

Bello, mi ricorda più Verga che Pirandello.
Ciao.

bianco su nero ha detto...

grazie....ciao

Lara ha detto...

Sono sempre più affascinata dai tuoi scritti.
Grazie e un caro saluto,
Lara

bianco su nero ha detto...

grazie Lara...mi piace scrivere se poi a qualcuno piace leggermi sono contenta
un abbraccio
mariantonietta

Nella Crosiglia ha detto...

Maria Antonietta , hai il potere di tratteggiare i tuoi scritti come fossero quadri.
Quindi non solo ne leggiamo la storia , ma la vediamo scorrere come un film..
Molto brava, sarei onorata ti iscrivessi al mio blog http://rockmusicspace.blogspot.it/, così non potrò perderti di vista.
Grazie e buona domenica!

bianco su nero ha detto...

ciao Nella
grazie, ho risposto nel tuo bellissimo blog
un abbraccio