Giuanneddu offeso, da quell'urlo
disumano lo aggredì, a parole:
- perchè no? Sono nato servo ma ho
vissuto con padron Giuannantonio, io curo la sua roba come un
padrone...io amo Annedda e lei ama me..perchè farci soffrire?.-
- noooooooooooo!!! non è possibile ,
non si può – urlava l'uomo
Confuso da simili urla, Giuanneddu
cercò di calmarsi per sostenere la sua richiesta.
- ditemi il perchè...io ho mani forti,
in pochi anni ho racimolato come paga quaranta pecore...-
riprese il giovane
- quaranta pecore, quaranta pecore... –
ripettete a sé stesso, come nenia, Franziscu, andando avanti,
indietro per la sala.
- quaranta pecore furono quelle che
diedi a tuo padre ma lui disubbidì – disse , sollevando un dito
verso il giovane
- che dite padron Franziscu ,cosa
c'entra mio padre? io non capisco cosa dite...perchè non posso avere
Annetta, noi ci amiamo???...siate chiaro vi supplico-
Franziscu si avvicinò al giovane
puntando lo sguardo nei suoi occhi. Per la prima volta li vide, ne
riconobbe la fierezza , l'orgoglio, la dignità di appartenenza
- vai a casa da tua madre, raccontale
tutto. Lei ti darà la risposta ...poi prendi le tue quaranta pecore
e fai quello che avrebbe dovuto fare tuo padre..-
- vi prego , per la correttezza che ci
ha sempre uniti, accompagnate Giuanneddu alla porta, convincetelo ad
andare da sua madre, ad ascoltarla...voi rimanete qui...-
Sulla porta apparve una terrea Annedda:
- padre, io amo Giuanneddu, andrò con
lui !- disse avvicinandosi al giovane.
Giuanneddu, preso da confusi pensieri,
non la udì, corse fuori, slegato Burriccheddu si avviò dalla
parte opposta del paese...alla catapecchia della sua prima infanzia.
- tua madre ti spiegherà, tua madre ti
spiegherà!- ripeteva con le narici fumanti per la rabbia, l'angoscia
ed un terribile dubbio che cercava di cacciare dalla mente.
Franziscu chiese a sua figlia e a
Giuannantoni di sedersi poi, voltando loro le spalle, gli occhi colmi
di lacrime, lo sguardo perduto nel passato parlò:
- figlia mia, non ti è permesso amare
Giuanneddu... è contro natura...Giuanneddu è...tuo fratello!” ,
anche lui è mio figlio!-
Un gelido silenzio accolse la terribile
notizia.
L'unico rumore era dato dal movimento
nervoso delle dita della giovane che, inconsapevolmente, grattava la
gonna.
Come un eco si sparse, in
quell'agghiacciante silenzio, la voce di Franziscu:
- perdonatemi, perdonami Annedda.
Mai avrei voluto che questo accadesse.
Mariedda Cannasa, era giovane quando
tua madre la volle al suo servizio. Bella, forte, servizievole, mi
circondava di attenzioni che nessuno mi aveva mai concesso.
Quando mi comunicò di aspettare un
figlio mio, fui preso dal panico per lo scandalo, dalla paura per
l'eventuale reazione isterica di tua madre.
Mentre pensavo ad una soluzione che
salvasse me e che desse dignità a Mariedda e al bambino che
aspettava, bussò alla porta un uomo.
Mi chiese di prenderlo al mio servizio
in cambio di vitto e alloggio.
- mi venne un'idea risolutiva :
- se tu vorrai io ti sistemerò.! -
così gli proposi di sposare Mariedda in cambio di quaranta pecore e
dei soldi liquidi per costruirsi una casetta. Gli imposi un patto :
la porterai via dal paese, nessuno dovrò sapere del bambino. Lontano
da qui, potrai costruirti una vita dignitosa.
L'uomo accettò.
Di notte si allontanò con Mariedda e
un carro con buoi e le pecore.
Ripresi la mia vita normale. Un anno
dopo me lo ritrovai davanti. Aveva perso tutto al gioco. Mi chiese
dei soldi mostrandomi il bambino come ricatto. - non te ne potrai
negare – mi disse
- guardalo ti somiglia più di Bastianu
-
Racimolai del danaro e lo cacciai. Lui
comprò quella casetta abbandonata fuori dal paese e da allora io
convivo con una spina nel fianco .-
Con le mani in tasca continuò a
guardare fuori della finestra, il sole che tramontava.
Finalmente si era liberato, ma a quale
prezzo.
Le lacrime di Annedda, i suoi piccoli,
discreti singhiozzi gli pugnalavano il cuore.
Franziscu si voltò:
- siamo stati tutti sfortunati !- disse
abbracciando sua figlia, ti avrei lasciata libera di sposarti per
amore, la ricchezza a me ha dato solo dolore, il destino ha voluto
che t'innamorassi del frutto del mio peccato...sei giovane figlia
mia, aiuterò Giuanneddu a sistemarsi e il tempo farà il resto-
La giovane chiese al padre il permesso
di potersi spiegare con Giuanneddu.
L'uomo cercò negli occhi di
Giuannantoni , seduto attonito, un consiglio.
- si, disse alla figlia – ricevendo
l'assenso del vicino.
- padre domattina vorrei incontrarlo
alla fontana del lavatoio – propose con voce decisa Annedda
Al segno affermativo di Giuannantoni,
Franziscu acconsentì.
- Padre, state sereno, siete stato un
buon padre, i vostri figli vi amano, non ho niente da perdonarvi...
vorrei ritirarmi, sono stanca -
poi, rivolta a Giuannantoni
- per favore dite a Giuanneddu, quando
rientrerà, che io, da domani mattina , lo aspetterò alla
fontanella per spiegarci, poi il tempo sistemerà tutto -
La giovane abbracciò i due uomini e
andò nella sua camera.
Si buttò sul letto con il suo vestito
della festa.
L'indomani mattina si alzò molto
presto, si recò alla fontana convinta di dover aspettare.
Dietro la curva lo vide : seduto sul
muretto , la testa china, la schiena piegata come un vecchio.
Udito il passettino tanto amato si
rizzò.
Lentamente andarono l'uno incontro
all'altra.
Si abbracciarono,
Annedda piegò la testa sul petto di
Giuanneddu:
- i nostri corpi non possono amarsi,
nelle nostre vene scorre lo stesso sangue, abbiamo lo stesso padre
ma, noi ci amiamo con le nostre anime...le anime non sono
consanguinee, possono unirsi e volare insieme, essere un'unica
nuvola, un'unica onda, un unico ruscello, un unico respiro...
Li trovarono l'uno accanto all'altra, stesi sull'erba e tra i
fiori del pascolo, indossavano il vestito della festa...si tenevano
per mano.
fine
2 commenti:
...interessante!
ciao...
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