31 luglio, 2011

Contratto di matrimonio.....................fine


Matteo un impiegato dell’ufficio postale, era un giovane povero ma intelligente.
Il parroco del suo paese, riconoscendogli doti e qualità da premiare, aveva contribuito economicamente ai suoi studi di ragioneria, a Sassari.
Una volta diplomato aveva trovato immediatamente lavoro,  nell’ufficio postale della stessa città, situatodi fronte al Convento.
Viveva nella  nella parte vecchia di Sassari .
Le case del vecchio quartiere si ammucchiavano come pecore addormentate l’una attaccata all’altra.
Non erano silenziose ma, come le pecore, ruminavano continuamente:
Il chiacchiericcio delle donne da una finestra all’altra, lo scorrere della piccola carrucola arrugginita che, tendeva i fili per stendere i panni, quelle che facevano la fila alla fontana per un secchio d’acqua; gli insulti di chi, passando sotto piccoli balconi, veniva colpito da getti di liquidi e solidi di ogni genere, li “buttighini” con l’oste che ripuliva il bicchiere usato, con il solo dito indice sotto un filino d’acqua................
L’odore delle “ziminate”, del vino delle risate,dei canti a “chitarra”, caratterizzavano il quartiere.

30 luglio, 2011

contratto di matrimonio.............................ottava parte.


Un pomeriggio suor Grazia entrò nella cameretta che Erina divideva con un’altra orfanella.
“vieni  Erina !” la chiamò  la suora ,tendendole gentilmente una mano.
“c’è un tuo parente che ti vuol parlare!”
La bambina sorpresa , prese la mano della suora.
Pensava che a trovarla fosse andato quel padre che lei non vedeva dalla morte della mamma.
Quando arrivò nel punto dove il corridoio si biforcava conducendo da una parte alla stanza colloqui orfane ricche e dall’altra, quella che prese la giovinetta, verso il parlatorio delle orfane povere.
“no, non lì!” disse la suora trattenendola..
“seguimi!” e la condusse nell’altro parlatorio:
Pierina , passando da una sorpresa all’altra entrò, vide un uomo abbastanza anziano, anzi un povero mendicante vestito di stracci.
Innervosita si rivolse alla suora
“ io non conosco questo straccione, non può essere mio parente, avete sbagliato!”

18 luglio, 2011

contratto di matrimonio....................settima parte

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Quando rimase vedova, Annedda aveva quarantasette anni.
Ne mostrava di più.. Non si era risparmiata nel lavoro sia a casa che nei campi.
Con questo esempio aveva allevato i suoi figli :ed i fratelli minori che, andarono a vivere con lei dopo la morte di “mammatita”
La donna aveva vissuto serenamente, il resto della sua vita, aiutandosi vicendevolmente con sua figlia. Pedru le portava rispetto e lei ne andava orgogliosa.
I figli più grandi di Annedda e Pedru, erano già sposati  e li avevano resi nonni.
Per ogni figlio che si sposava si costruiva una casa accanto a quella patronale.
Alla sera riuniti o accanto al camino o seduti fuori nel patio, al fresco nella calda stagione, formavano una esemplare famiglia patriarcale.
Annedda e Pedru erano orgogliosi di questo.
Adesso senza Pedru, doveva andare avanti,
anche se aveva attorno a se tutta la famiglia, la donna si sentiva sola di fronte alla responsabilità di Cicu.
Anndda lo amava come se fosse un suo figlio.
Quando sbagliava lo riprendeva e sgridava con amore. Lui che, riconosceva nella donna una vera mamma ,chinava la testa pentito e faceva promesse  che,  non riusciva a mantenere.
Annedda chiamò un pastore errante perché cercasse il dott. Carlo Cappai, così chiamavano tutti il rispettato notaio , plurilaureato e insignito di titoli regii.

17 luglio, 2011

contratto di matrimonio .....sesta parte



Erano trascorsi due anni. Il rapporto tra Pedru ed Annedda era completo: stima, fiducia e collaborazione tra loro , aveva dato buoni frutti anche sul rendimento dei loro possedimenti.
Si era alla fine di Agosto, la donna, incinta al settimo mese, stava seduta sotto il pergolato, intenta a ricamare nuove camiciole pei il suo secondo figlio.
Cicu giocava con i suoi amichetti ,all’ombra di un mandorlo, facevano la guerra con i soldatini di legno.
Mariedda seduta accanto alla padrone, teneva sotto controllo la situazione.
I bambini la chiamavano zia, come Cicu chiamava zia la moglie di suo padre.
La donna aveva faticato un po’ per conquistarselo.
Cicu era buono , generoso ma aveva difficoltà ad accettare consegne e soprattutto a mettere in pratica quelle che,lo avrebbero impegnato fisicamente.
Era poco portato per il lavoro. I fratellini di Annedda facevano a gara per coltivare al meglio
il  loro orticello o per portare a termine una consegna da “grandi”: prendere  legna per il camino, andare alla fontana per riempire il secchio con l’acqua ed innaffiare le aiuole..................
Dopo un paziente lavoro basato su amore e fermezza, Cicu aveva imparato ad amare Annedda come
si può amare una mamma,
Lei e Mariedda gli parlavano spesso della sua vera mamma, dei possedimenti che avrebbe ereditato e lo dirigevano verso gli studi, così come desiderava anche suo padre.

16 luglio, 2011

contratto di matrimonio......quinta parte

Annedda si mostrò , subito, un’ottima padrona di casa.
Poiché veniva da esperienze di servitù e miseria seppe cogliere , da queste, le regole per mettere ordine nei ruoli che competevano a ciascuno
Pur essendo diventata padrona rimase semplice e, lei per prima dava il buon esempio alzandosi all’alba con i servi e lavorando con loro.
Mentre suo marito si occupava di terreni , coltivazioni e pascoli lei rimise in piedi  la funzionalità della casa.
Riunì tutti i servi e diede gli incarichi specifici onde evitare dispetti e bisticci che accadevano, lontano dagli occhi del padrone.
Chiamò per nome i servi  che avrebbero dovuto occuparsi di tagliare la legna, accendere ed alimentare il fuoco rispettando  le esigenze quotidiane e stagionali della casa e delle persone; scelse le donne che si sarebbero dovute occupare della biancheria, andare al fiume per fare il bucato, stirare e cambiare le lenzuola nei letti, le tovaglie per il tavolo ove si consumavano i pasti, la biancheria e , soprattutto, tenere in ordine i vestiti del padrone.
Ella non sopportava che Pedru andasse in giro disordinato, era “il padrone” e lo si doveva vedere anche da come vestiva, pensava la donna  ricordando l’imponenza e l’eleganza di don Giuanne. “quello si era un vero signore!” .

14 luglio, 2011

Contratto di matrimonio......quarta parte




Nella cappella della famiglia furono celebrate le due cerimonie.
Pedru, don Giuanne, mammatita e il notaio risposero, con voce roca, alle domande che il parroco volgeva loro, come da  liturgia del fonte battesimale.
Cicu pianse solo quando gli fu bagnata la testa con l’acqua benedetta.
Poi si addormentò e continuò a farlo anche quando, un emozionantissimo don Mario, benedisse con l’aspersorio , il corpo di sua madre e pregando l’affidò agli angeli perché le aprissero le porte del Paradiso.
A piedi seguirono il calesse che accompagnò Maddarena alla tomba di famiglia.
Dopo rientrarono a casa di don Giuanne.
Egli voleva trattenere tutti per una parca cena ma, Pedru preferì ritornare a casa sua.
Sentiva la necessità di trovarsi solo con se stesso per mettere ordine mentale a quella successione di avvenimenti che, in poche ore, lo avevano trascinato ,in un crescendo continuo di emozioni, dalla gioia al dolore.
Don Giuanne chiamò Mariedda, la sua serva con funzione organizzativa di governante.
La fece accomodare nel suo ufficio e le chiese , con espressione che, rivelava il sacrificio a cui stava sottoponendo sia la donna che se stesso.
“ Mariedda!” esordì “ ti devo chiedere  un grande  favore!”

contratto di matrimonio..........terza parte


Entrarono  comare Lughia e comare Antonia.
Cercarono di risollevare gli uomini affranti da tanto dolore.
Tra le lacrime dissero che il destino era già segnato perché le cose sarebbero andate così.
 Il bambino si presentava podalico e lo sforzo per strappare alla morte sia la madre che il figlio era stato inutile per la giovane mamma.
Una emorragia interna aveva chiusa la sua vita terrena.
“ Vi ha lasciato suo figlio ed è per lei che voi dovete tirarvi su, guardare al futuro perché donna Maddarena dal cielo vi  conforterà.”
“Il bambino dov’è?” chiese il nonno
“ è nell’altra stanza con “mammatita” che lo sta allattando.
I due uomini lasciarono la stanza della morta per recarsi dal bambino.
Don Giuanne de Candia prima di uscire disse alle due donne:
“fate entrare le persone che vorranno salutare per l’ultima volta mia figlia, avvertite che si segnino senza toccarla, poi passate parola che, il funerale si terrà in forma strettamente privata.
Accompagneremo mia figlia solo io , suo marito e mio nipote, il notaio Carlo Cappai, fino alla cappella privata della casa dove Maddarena  è nata ed è stata battezzata.
Dopo sarà sepolta  accanto a sua madre, nella tomba di famiglia”

13 luglio, 2011

racconto......contratto di matrimonio....2 parte


Barore, seduto sull’asinello, percorreva la stradine sterrata che lo avrebbe condotto verso la casa patronale di don Giuanne de  Candia.
Ziu Pedru, come egli chiamava il suo padrone, lo aveva cercato :
“Barò, Barò!” gridava mentre si avvicinava alla cucina dove, il ragazzo diciassettenne, trascorreva la giornata, rendendo piccoli servizi: portare la legna per attizzare il fuoco, dare gli avanzi dei pasti ai cani, portare l’acqua……
Le serve scherzavano con lui, Ironizzavano, con battute provocatorie, sulla sua giovane età.
Egli, intelligente ed astuto rispondeva con altretanta ironia e malizia e quando poteva “palpava”.
A volte la servetta ci stava altre volte gli restituiva  degli schiaffoni.
Il giovane non si offendeva, anzi, rispondeva : “ l’importante è prendere!” . Le donne ridevano.
Barore era un giovane e bel ragazzo.
In giro si sussurrava che fosse un fratellastro del padrone, nato dalla relazione tra il padre di Pedru ed una serva.
Ufficialmente era un orfanello accolto nella casa.
“Barò!!” lo chiamava Pedru  “ sempre a rompere le scatole tra le donne, te ne stai?”
“ditemi” ziu Pedru rispose,prontamente, il giovane.
“ prendi l’asinello e vai da don  Giuanni de Candia  e avvertilo che donna  Maddarena ha cominciato il travaglio.

10 luglio, 2011

racconto...................contratto di matrimonio

……………

Pedru Cannas camminava avanti , indietro.
Il suo passo nervoso seguiva il ritmo delle sbuffate di fumo che uscivano dalla pipa.
Con le mani dietro la schiena, attendeva, con ansia che la moglie partorisse.
Desiderava un figlio maschio: vincolo, imposto dal suocero,
 per ereditare le ricchezze della moglie
Erano, ormai, diverse ore che Maddalena soffriva        intercalando, in spazi sempre più  ravvicinati. momenti di grida dolorose a momenti di pausa.
Nella stanza della partoriente vi erano comare Lughia e comare Antonia
Donne esperte nell’aiutare le partorienti.
Ogni tanto ,comare Lughia usciva di corsa, prendeva un catino di
acqua calda dal calderone  poggiato sul treppiede nel fuoco e ritornava nella stanza.
Pedru accennava qualche parola per sapere cosa stesse succedendo ma, la donna rispondeva frettolosamente:

06 luglio, 2011

poesia.........l'amicizia......


L’amicizia si aggrappa
in quella parte del cuore
ove l’altruismo diviene amore
È un sentimento unico
che nasce  e cresce come semi di vita portati dal vento,
senza stagioni ne anno,
più il terreno sarà disponibile ad accoglierli
più i fiori e i frutti abbonderanno
E,  come il  pane caldo soddisfa il  corpo
l’amicizia  animerà lo spirito
Il suo  frutto , non tangibile come il pane,
ma dolce  come il miele,
darà sollievo al vivere
con  la silente riconoscenza di piccoli preziosi gesti,
al momento giusto:
un saluto, un semplice sorriso,
una risata di gusto,
una mano tesa .
 l’aiuto spontaneo
nella solitudine, nella malattia,
o
in un momento di
demotivato, incomprensibile malumore,
poter sfogare il mal di vivere.
Liberare il cuore, nel confidare un segreto
tra lagrime che sgorgano liberamente.
Donare una  gioia nascosta che alcuno può udire ,
poter parlar della paura
della notte scura nella  casa silenziosa
Esporre i dubbi esistenziali, 
poter liberamente
mostrare la parte forte ma anche quella fragile
L’amicizia è un continuo donarsi
apertamente, con sicurezza
 come volo di gabbiani controvento.
fiduciosi delle loro amiche ali
Tutto quel che sarà detto,
che sarà fatto , donato o ascoltato
da un vero amico,
non sarà solo il gesto,
seppur importante,
di una mano tesa
ma, quel dono prezioso
che rende unica l’amicizia
è cosa rara , si chiama “fiducia”,
lealtà sincera  che non conosce
interessi , egoismi o sporcizia.