La mattina successiva Giuanneddu si
svegliò , al canto del gallo.
Lo faceva tutte le mattine , eppure
sentiva che, quello non sarebbe stato un giorno come gli altri.
Si era addormentato con l'immagine di
Annetta che gli sorrideva e così si era svegliato.
Alzatosi, si avvicinò alla finestrella
ad osservare il disco della luna che pallidamente spariva dietro i
monti, per lasciare spazio al sole che, con i suoi primi raggi
cacciava le tenebre.
Aprile era giunto al termine e la
natura, rigogliosamente, splendeva di vita e colori.
Il giovane ammirava quello che sembrava
un quadro di pennellate Divine come se le vedesse per la prima volta
: rossi papaveri emergevano ,come allegre chiazze, tra gli steli
verdi del grano. Sui bordi del sentiero , timide margheritine si
aprivano ai raggi del sole, perchè asciugassero le notturne lacrime
di brina
Anche gli uccellini, gli parvero, più
chiassosi del solito. I piccini cinguettavano nei nidi, mentre stormi
di genitori volavano sugli alberi del mandorlo, in cerca della prima
colazione per i figlioli.
Giuanneddu , incantato da quello
spettacolo , gioiva di quella natura che rifletteva l'armonia di
luce e colori del suo cuore innamorato.
Aperta la finestra, con la mente gridò
il nome del suo amore, affinchè, il venticello primaverile lo
spargesse sui campi, oltre l'orizzonte, negli spazi infiniti.
Il raglio di Burricheddu, seguito
dall'abbaiare di Piluccu lo richiamarono alla realtà.
Sorrise del suo romantico , innamorato
cuore.
Si preparò ed entrato in cucina salutò
Teresina che lo riprese
- Giuannè!!! stanotte hai fatto le ore
piccole e stamattina è stato duro svegliarti ehhh?-
La donna era serva ma anche padrona. Da
ragazzina era entrata “ a servizio “ di padrone Giuannantonio ,
non si era mai sposata e al padrone non aveva mai chiesto niente.
Come tacito accordo era la sua donna.
Molto affezionata a Giuanneddu lo
trattava come un figlio.
Il giovane l'abbracciò e sollevandola
da terra
- mi controlli ehhh!!” - rispose
sorridendo.
- ma ti frulla il cervello? ...mettimi
giù!!!- aggiunse la donna fingendo una severità che non aveva.
Il giovane le diede un bacio sulla
fronte
- sbrigati- disse Teresina tendendogli
la bisaccia dove gli aveva messo il pranzo: spianate, salsiccia ed
una fiaschetta di vino – non senti che Burricheddu e Piluccu ti
chiamano? -
Giuanneddu uscì con la bisaccia a
tracolla, chiamò Piluccu che gli corse incontro scodinzolando
festoso.
Montò in groppa a Burriccheddu a si
diresse all'ovile.
Alla fine della stradetta privata vi
era una fontanella seminascosta tra le canne. L'acqua che affluiva
direttamente dalla montagna , sgorgava da un orifizio ricavato alla
sommità di un muretto di granito rosso.
Nel retro, era stata costruita una
lunga vasca con i bordi inclinati ,solcati da scanalature traversali
che permettevano alle donne di utilizzare l'acqua per fare il bucato.
Lì si recavano tutte le donne che
abitavano lontane dal fiume.
Per Giuanneddu la fontana con la vasca
era un punto di riferimento importante : al mattino sostava per
dissetarsi.
Nella buona stagione lo salutavano le
lavandaie, nella stagione fredda gli cantava il “ buongiorno” il
saltellare dell'acqua tra i sassi ed il getto continuo del rubinetto.
Quando, alla sera, rientrava stanco, l'acqua scorrendo nella
solitaria vasca sussurrava
- avanti !!! adesso c'è la curva e sei
arrivato !!!-.
Anche quella mattina, si avviò ,
cavalcando l'asinello con andatura regolare, le gambe che pendevano
inerti sui fianchi della bestia, oscillavano leggere ,prima della
curva intravvide il canneto .
Le canne ,spinte dal venticello si
strusciavano tra loro.
Giuanneddu tese l'orecchio per
coglierne la nota musicalità invece gli giunsero i rumori dello
sciabordio dell'acqua rimossa e lo sbattere di panni.
Sorrise – son fortunato qualche
donzella mi dirà “ buongiorno!”
Il suo pensiero fu interrotto da un
canto. Una voce argentina, simile alla sonorità degli usignoli sui
ginepri in fiore, si sollevò nell'aria serena.
Il giovane si fermò, quel canto gli
aveva penetrato il cuore che, prese a battere impetuoso.
Aveva riconosciuta la voce di Annetta.
- dietro la curva c'è lei!”- si
ripeteva.
Fattosi coraggio, ripartì e dietro la
curva ...la vide.
Annetta stava curva sulla vasca intenta
a sciacquare i panni.
I suoi nerissimi capelli raccolti sulla
nuca, fermati con spille di madreperla , la incoronavano.
Indossava una gonna azzurra con lunghe
pieghe , che le scendeva a metà gamba, la camiciola bianca
s'intonava con il candore della sua pelle, completava il tutto, un
corpetto finemente ricamato.
1 commento:
Olá adorei conhecer o seu blog bjs.
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