Linalda , la serva di Franziscu
Puligheddu, bussò alla porta del padrone e con “confidenziale”
atteggiamento aprì, senza attendere risposta.
Franziscu che aveva riconosciuto il
passo , lasciando cadere il giornale, le disse :
- ti ho avvertita tante volte di non
entrare se non dico “avanti”-
- padrone, ma la notte quando entro
nella vostra camera e mi infilo nel vostro letto, non mi sgridate
mai! - rispose la scaltra serva.
Franziscu fece finta di niente e
- dimmi cosa c'è?-
- di sotto, vi è il vostro vicino
Giuannantoni insieme al servo Giuanneddu -
- e che vogliono? - chiese l'uomo
- non me lo hanno detto, però sono
vestiti come il giorno della festa della Santa Patrona.-
Una ruga pensierosa solcò la fronte di
Franziscu
- Annetta e Bastianu dove sono ? -
chiese cercando di nascondere l'agitazione.
- vostra figlia è in camera sua e
legge un libro della sua povera mamma, Bastianu sta ancora sistemando
“ la roba” -
- bene, avverti Annetta che non esca
dalla sua camera e Bastianu che non vada da “ Perritu”
...scenderò subito -
Uscita Linalda l'uomo cercò di
scacciare l'ansia causata dai “ perchè” di quella visita , di
quegli ospiti vestiti a festa.
Prima che qualche scheletro ,
affacciatosi dal passato, uscisse dall'armadio, si sistemò e scese
le scale diretto alla sala.
Aveva fiducia nell'appoggio di
Giuannantoni. Da anni erano confinanti , suo padre lo stimava e i
loro rapporti erano ottimi. Rispettavano a vicenda le regole di buon
vicinato.
L'appuntamento era stato fissato
attorno alle diciannove. La giovane, dopo aver fatto le sue consegne
pomeridiane si era ritirata nella sua camera, per rilassarsi
leggendo.
Poi si era preparata indossando il
completo “buono” : la gonna plissettata, nera con un'alta bordura
ricamata a punto rasatello, ricca di simboli e fiori coloratissimi.
La camicia bianca, con lo scollo in raffinato pizzo ad intaglio che
contornava il seno, messo in rilievo da un corpetto così ricamato
che il nero del tessuto spariva tra i rossi, i blu, i gialli. Ai
polsi portava i gioielli di sua madre di filigrana e oro come i
bottoni del corpetto.
Raccolse i suoi folti capelli neri in
una treccia che incoronava la testa, sopra poggiò un foulard di lino
bianco inamidato, chiuse la porta con la chiave e attese.
Linalda bussò alla sua porta , cercò
di aprirla ma non vi riuscì.
Da dentro la voce della ragazza
- che c'è ? - chiese
Linalda comunicò l'ordine del padrone,
di non uscire
- va bene! - rispose la giovane. Poi
aggiunse – scusami se non ho aperto ma sono in ammollo dentro la
tinozza – mentì perchè non desiderava che alcuno la vedesse prima
che suo padre la chiamasse per unire le mani dei due innamorati..
Quando udì suo padre entrare nella
sala, aprì la porta e si nascose nel buio del sottoscala per poter
ascoltare.
- Buona sera – disse Franziscu
entrando nella sala.
Si avvicinò a Giuannantoni a gli toccò
la mano. - come state? - gli chiese . Non degnò di uno sguardo
Giuanneddu.
- quale buon vento vi porta nella mia
casa? - chiese senza farli accomodare .
- ecco vedete, mio buon vicino! -
esordì Giuannantoni – io, per la stima che c'è tra noi, mi sono
permesso di bussare alla vostra porta per perorare una richiesta.
Giuanneddu è per me come un figlio,
sarà il padrone della mia roba, per lui chiedo la mano di vostra
figlia Annedda....-
Non potè continuare.
Franziscu cacciò un urlo da bestia
ferita a morte: - NNNOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
L'urlo rimbombò per tutta la casa.
1 commento:
grazie...
Posta un commento