03 febbraio, 2013

Un amore................quarta parte


Nella casa di padron Giuannantoni, a prima entrata, vi era una grande stanza : la cucina.
In un angolo un grande camino dove il fuoco brillava sopra un trippiede che reggeva una pentola di terracotta da cui fuoriusciva un buon odore di minestrone.
Il soffitto era fatto di canne , sostenute da lunghe travi di quercia dalle quali pendevano cordoni di salami e salsicce.
Legate a due ganci, mediante fili di raffia, era sistemata una mensola, anch'essa fata di canne unite tra loro da raffia. Sulla mensola erano sistemati, ad asciugare, i formaggi freschi e le ricotte. Grappoli di “perette” ( provole) pendevano da altri chiodi infissi sulle travi.
Nel muro, di consistente spessore, era stata ricavata una grande nicchia , dentro vi erano sistemate brocche d'acqua che Teresina , la serva – padrona dell'organizzazione della casa, ogni mattina riempiva trasportandola dentro una giara, che teneva sulla testa riparata da un telo arrotolato, dopo averla riempita alla sorgente.
Giuanneddu abbracciò con lo sguardo quell'ambiente così familiare, quasi a trovare in esso , conforto materno.
Preso uno sgabello di sughero, lo accostò al caminetto e si sedette accanto al fuoco in attesa che la cena fosse pronta.
Gli occhi fissi sulla fiamma ne coglievano il movimento sinuoso ed il calore che richiamavano, alla sua mente il muoversi aggraziato della ragazza e facevano battere il cuore di quell'amore così audace che lo infiammava.
Padron Giuannantonio si avvicinò al camino, preso l'attizzatoio raccolse una brace e , sedendosi accanto a Giuanneddu, accese il sigaro. Con una mano accarezzò la testa di Piluccu che era accovacciato ai piedi del padroncino
Accortosi che il giovane era pensieroso, diede dei colpetti di tosse
- beh! Com'è andata oggi ? - esordì richiamando l'attenzione di Giuanneddu.
- spero che le pecore non siano entrate nel seminato di qualcuno – proseguì con l'intenzione di avviare un discorso e capire il perchè del ritardo del giovane.
Richiamato, da quelle domande alla realtà, Giuanneddu rispose
- ma certo che no padrone! – accortosi d'essere osservato pensò di aggiungere dettagli per giustificare il tempo perduto a sognare.
- piuttosto ho scoperto un'altra tana di cinghiale, senza contare le lepri...mi sfrecciavano sotto il naso quasi a beffarsi della mia impotenza, sembrava che sapessero che avevo dimenticato il fucile a casa...-
- porco diavolo! - rispose il padrone
- e tu non hai fatto niente ? - chiese
- ho provato a preparare dei lacci-trappola per prendere almeno un coniglio per la cena ma , mentre cercavo rami flessibili, il gregge si era sparpagliato, così, preso dalla paura che le pecore potessero entrare nel campo del vicino , ho lasciato perdere e ho perso un po' di tempo a radunarle!-
Soddisfatto padron Giuannantonio disse
- vorrà dire che per oggi ti dovrai accontentare del minestrone preparato da Teresina -
Si alzò ridendo per la battuta e dando delle pacche affettuose sulle spalle di Giuanneddu lo invitò a sedersi a tavola.
Dopo cena Giuanneddu chiese al padrone il permesso di recarsi all'osteria. Pensava di trovare pace chiacchierando con gli amici , soprattutto con Bastianu, fratello di Annetta ma anche il suo miglior amico.
Si conoscevano da quando Giuanneddu era entrato a servizio di Giuannantoni, abbandonando la casa dei suoi.
Pur essendo il figlio di Franziscu Puligheddu, padrone di terreni da pascolo e di greggi di pecore e altri animali d' allevamento, Bastianu lavorava quanto e forse più di un servo pastore,
Suo padre gli aveva insegnato che per essere un buon padrone e gestire bene la “ roba” era necessario occuparsene personalmente.
Questa regola valse anche per la sua adorata figliola Annetta.
Franziscu era vedovo. Sua moglie , figlia di un proprietario terriero più ricco di lui , era morta del “male che consuma”, quando Bastianu aveva quindici anni ed Annetta cinque.
Donna Margherita de Salis, così si chiamava, quanto era bella nei tratti somatici tanto era fredda, altera nel comportamento.
Trattava tutti con distaccato atteggiamento superbo; demandò, ad una governante, il controllo della servitù per il funzionamento della casa ed anche per la cura dei figli.
Franziscu, pur amando sua moglie, con il tempo si era accorto che ella non era capace di amare, gestire affetti, servitù...completamente disinteressata alla casa e a ciò che possedeva trascorreva il suo tempo a leggere libri.
L'uomo si convinse che , tale atteggiamento fosse il frutto di un'educazione sbagliata. La donna, figlia unica di genitori benestanti era stata educata a far “la nobile signora”.
La paura che anche i figli potessero crescere sull'esempio materno indusse l'uomo ad educare i suoi figli ad esser padroni-servi-custodi dei possedimenti frutto di sacrifici.
Bastianu, a trent'anni gestiva tutto, alleggerendo le responsabilità del padre anziano
e Annetta ventenne, aveva preso il posto della governante nel condurre la casa.
Non disdegnava lavorare ella stessa; aiutava nel preparare il pane, la pasta fata in casa....addirittura andava alla vasca della fontanella per lavare la sua biancheria intima. Un timido pudore le impediva di affidarla alla lavandaia.
Franziscu era soddisfatto dei suoi figli. Pensava che Annetta avrebbe contratto un buon matrimonio,sarebbe stata una brava moglie ed una buona padrona di casa.

                                       






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