Nella
casa di padron Giuannantoni, a prima entrata, vi era una grande
stanza : la cucina.
In
un angolo un grande camino dove il fuoco brillava sopra un trippiede
che reggeva una pentola di terracotta da cui fuoriusciva un buon
odore di minestrone.
Il
soffitto era fatto di canne , sostenute da lunghe travi di quercia
dalle quali pendevano cordoni di salami e salsicce.
Legate
a due ganci, mediante fili di raffia, era sistemata una mensola,
anch'essa fata di canne unite tra loro da raffia. Sulla mensola erano
sistemati, ad asciugare, i formaggi freschi e le ricotte. Grappoli di
“perette” ( provole) pendevano da altri chiodi infissi sulle
travi.
Nel
muro, di consistente spessore, era stata ricavata una grande nicchia
, dentro vi erano sistemate brocche d'acqua che Teresina , la serva –
padrona dell'organizzazione della casa, ogni mattina riempiva
trasportandola dentro una giara, che teneva sulla testa riparata da
un telo arrotolato, dopo averla riempita alla sorgente.
Giuanneddu
abbracciò con lo sguardo quell'ambiente così familiare, quasi a
trovare in esso , conforto materno.
Preso
uno sgabello di sughero, lo accostò al caminetto e si sedette
accanto al fuoco in attesa che la cena fosse pronta.
Gli
occhi fissi sulla fiamma ne coglievano il movimento sinuoso ed il
calore che richiamavano, alla sua mente il muoversi aggraziato della
ragazza e facevano battere il cuore di quell'amore così audace che
lo infiammava.
Padron
Giuannantonio si avvicinò al camino, preso l'attizzatoio raccolse
una brace e , sedendosi accanto a Giuanneddu, accese il sigaro. Con
una mano accarezzò la testa di Piluccu che era accovacciato ai
piedi del padroncino
Accortosi
che il giovane era pensieroso, diede dei colpetti di tosse
-
beh! Com'è andata oggi ? - esordì richiamando l'attenzione di
Giuanneddu.
-
spero che le pecore non siano entrate nel seminato di qualcuno –
proseguì con l'intenzione di avviare un discorso e capire il perchè
del ritardo del giovane.
Richiamato,
da quelle domande alla realtà, Giuanneddu rispose
-
ma certo che no padrone! – accortosi d'essere osservato pensò di
aggiungere dettagli per giustificare il tempo perduto a sognare.
-
piuttosto ho scoperto un'altra tana di cinghiale, senza contare le
lepri...mi sfrecciavano sotto il naso quasi a beffarsi della mia
impotenza, sembrava che sapessero che avevo dimenticato il fucile a
casa...-
-
porco diavolo! - rispose il padrone
- e
tu non hai fatto niente ? - chiese
-
ho provato a preparare dei lacci-trappola per prendere almeno un
coniglio per la cena ma , mentre cercavo rami flessibili, il gregge
si era sparpagliato, così, preso dalla paura che le pecore potessero
entrare nel campo del vicino , ho lasciato perdere e ho perso un po'
di tempo a radunarle!-
Soddisfatto
padron Giuannantonio disse
-
vorrà dire che per oggi ti dovrai accontentare del minestrone
preparato da Teresina -
Si
alzò ridendo per la battuta e dando delle pacche affettuose sulle
spalle di Giuanneddu lo invitò a sedersi a tavola.
Dopo
cena Giuanneddu chiese al padrone il permesso di recarsi all'osteria.
Pensava di trovare pace chiacchierando con gli amici , soprattutto
con Bastianu, fratello di Annetta ma anche il suo miglior amico.
Si
conoscevano da quando Giuanneddu era entrato a servizio di
Giuannantoni, abbandonando la casa dei suoi.
Pur
essendo il figlio di Franziscu Puligheddu, padrone di terreni da
pascolo e di greggi di pecore e altri animali d' allevamento,
Bastianu lavorava quanto e forse più di un servo pastore,
Suo
padre gli aveva insegnato che per essere un buon padrone e gestire
bene la “ roba” era necessario occuparsene personalmente.
Questa
regola valse anche per la sua adorata figliola Annetta.
Franziscu
era vedovo. Sua moglie , figlia di un proprietario terriero più
ricco di lui , era morta del “male che consuma”, quando Bastianu
aveva quindici anni ed Annetta cinque.
Donna
Margherita de Salis, così si chiamava, quanto era bella nei tratti
somatici tanto era fredda, altera nel comportamento.
Trattava
tutti con distaccato atteggiamento superbo; demandò, ad una
governante, il controllo della servitù per il funzionamento della
casa ed anche per la cura dei figli.
Franziscu,
pur amando sua moglie, con il tempo si era accorto che ella non era
capace di amare, gestire affetti, servitù...completamente
disinteressata alla casa e a ciò che possedeva trascorreva il suo
tempo a leggere libri.
L'uomo
si convinse che , tale atteggiamento fosse il frutto di un'educazione
sbagliata. La donna, figlia unica di genitori benestanti era stata
educata a far “la nobile signora”.
La
paura che anche i figli potessero crescere sull'esempio materno
indusse l'uomo ad educare i suoi figli ad esser
padroni-servi-custodi dei possedimenti frutto di sacrifici.
Bastianu,
a trent'anni gestiva tutto, alleggerendo le responsabilità del padre
anziano
e
Annetta ventenne, aveva preso il posto della governante nel condurre
la casa.
Non
disdegnava lavorare ella stessa; aiutava nel preparare il pane, la
pasta fata in casa....addirittura andava alla vasca della fontanella
per lavare la sua biancheria intima. Un timido pudore le impediva di
affidarla alla lavandaia.
Franziscu
era soddisfatto dei suoi figli. Pensava che Annetta avrebbe contratto
un buon matrimonio,sarebbe stata una brava moglie ed una buona
padrona di casa.
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