Il tempo per Luisa si era fermato con
l'attesa che Artur rientrasse dall'America per sposarla.
Inizialmente i parenti andavano a
trovarla spesso assecondando le sue illusioni.
Dopo qualche anno morì sua madre e la
sorella ed il fratello , presi dalle responsabilità del lavoro e
della famiglia diradarono le visite fino ad annullarle.
La giovane riversò i suoi affetti
familiari sulla tartaruga e su Giusi che aveva raggiunto un suo
equilibrio esistenziale vivendo in simbiosi con il lavoro.
La sua famiglia erano gli “ospiti”
della casa di cura, i medici e i colleghi e Luisa che considerava
come una sorella.
Quel giorno che conobbe la violenza,
che lottando con tutte le sue forze riuscì a sfuggire a quel mostro
bavoso, decise di prendere in mano le redini della sua vita.
Nel fuggire dal “mostro”correva
per la scala saltando diversi gradini per volta.
Raggiunta la porta principale si trovò
stordita sulla strada.
“ ma perchè scappi, che cosa hai
capito?”
Le porte degli uffici si aprivano al
baccano di quel correre e di quella voce in cerca di giustificazione:
“ ma pensate voi che putanella, mi ha chiesto di indossare
l'abito per controllare la “cadenza”della piega...altro che
cadenza …guardate che ha combinato.!”
Colpetti di tosse nascosero l'imbarazzo
degli impiegati di fronte allo spettacolo indecente del Direttore
eccitato.
Giusi camminava senza direzione.
Cercava di capire quel che le era successo. Non sapeva nulla del
sesso ma l'istinto naturale richiamò alla sua mente accoppiamenti di
cani , gatti a cui aveva assistito nel giardino della sua casa, senza
capirne il senso.
Il ricordo di quel rigonfiamento nei
pantaloni dell'uomo , dello strusciamento nelle sue parti intime le
rivoltò lo stomaco. Cominciò a piangere.
“Mamma, mamma perchè non sei con me?
A chi racconterò ...aiutooooo..!”Il dolore le urlava dentro
Nella confusione si ricordò di don
Piga.
Diresse i passi verso la parrocchia.
Entrata in chiesa vide il sacerdote raccolto in preghiera. Si accostò
, l'uomo si voltò e vedendo l'espressione di terrore sul viso della
giovane
- “ che ti è successo figlia mia?”
chiese prima ch'ella aprisse bocca.
“Padre devo confidarvi...u..n..a....”
I singhiozzi coprirono la voce.
Il sacerdote : “ vieni in sacrestia”
ed allungò una mano per sorreggerla. La ragazza diede un urlo
“ non mi toccateeeee!”
Don Piga intuì e facendosi il segno
della croce pregò:
“Signore fa che non sia così” poi
alla ragazza “ seguimi!” e si diresse nel suo studio.
Chiamò suor Celeste , la suora di
Carità che con un gruppetto di consorelle portava aiuto e conforto
alla comunità.
Alla vista della giovane sconvolta, la suora aprì le braccia per
accoglierla e Giusi vi si gettò.
Confortata da quell'abbraccio materno
raccontò tutto.
“Padre, suor Celeste aiutatemi , non
voglio ritornare in sartoria, nemmeno a casa mia, voglio andare in
convento.”
Il prete e suor Celeste comunicarono
con lo sguardo.
“vieni con me!” la invitò la suora
e prendendole la mano, la condusse in una celletta del piccolo
monastero attiguo alla chiesa, preparò il necessario perchè la
ragazza potesse fare un bagno ristoratore, le consegnò della
biancheria e un camice da suora.
“rinfrescati e dopo stenditi sul
lettino, nessuno saprà che sei qui, veglierò su di te...intanto don
Piga starà già parlando con tuo padre!”
Giusi accettò di incontrare suo padre un anno dopo il suo ritiro.
Durante quel periodo non si parlò mai
di “ quella tragica esperienza”, la ragazza non chiese mai come
si mossero suo padre e don Piga per impedire che uno stupratore
girasse libero in cerca di vittime.
Sebastiano emozionato entrò nello
studio di don Piga, sua figlia ,pallida e smagrita , stava in piedi
con lo sguardo basso.
L'uomo si avvicinò : “ figliola
perd....”
“padre, padre mio!” lo abbracciò
Giusi.
Per la durata del colloquio non fecero
alcun accenno “all'incidente” né al “ mostro”
Accordarono che Giusi avrebbe
frequentato un corso di infermiera professionale ,che alle feste o
quando desiderava avrebbe fatto visita alla famiglia e che sarebbe
rimasta con le suore il tempo che desiderava.
Nei tre anni che frequentò il corso,
Giusi , imparò a stare in mezzo alla gente.
Evitava corteggiatori, non stava mai da
sola. Non sopportava il contatto corporeo, era sufficiente sfiorarla
appena che scattava come una molla, subito davanti ai suoi occhi
appariva nitido quel volto.
Terminato il corso scelse di operare
nel sociale entrando a far parte del personale infermieristico del
“manicomio”
Dopo la morte di suo padre, chiese al
Direttore della casa di cura di poter fare volontariato oltre
l'orario di lavoro.
Fu così che vi si trasferì
definitivamente
La sua vita s'intrecciò con quella di
signorina Luisa.
Gli anni scorrevano velocemente. Alcuni
“ospiti” morivano ,altri li sostituivano. Giusi e Luisa divennero
muri portanti.
Trent'anni dopo il loro primo incontro,
una notte di Settembre, signorina Luisa vide arrivare un aereo. Il
pilota la salutava
“amore sono ritornato per portarti
con me!”
Luisa ,giovane e innamorata, salì
sull'aereo sorridendo alla ritrovata felicità.
Così la trovò Giusi quando aprì le tende perchè il sole
accarezzandola, la svegliasse.
Dopo il funerale , Giusi volle
riordinare le “cose” di Luisa.
Sotto il letto la sua amica custodiva
un cofanetto di legno.
La donna prese dalla tasca la chiave
che aveva tolto dal girocollo dove la custodiva Luisa.
Seduta per terra osservava i tesori
della sua amica.
Un papavero stinto dal tempo, la foto
di Luisa che suonava al pianoforte con suo fratello, la sorella con
la famiglia, la foto di donna Giovanna con l'immancabile cappellino e
sotto tutte quelle foto, consumate dal tempo, un medaglione
portaritratto.
Giusi lo riconobbe. Lo aveva visto al
collo di donna Giovanna.
“sicuramente ci sarà la foto del
marito che tutti dicevano morto per disgrazia con un colpo di pistola
sfuggitogli”
Aprì il portaritratto...lo lasciò
cadere per terra...si poggiò con le spalle al muro...era lui,
“il mostro “che aveva segnato la
sua vita..
Strisciando contro il muro, aprì la porta del bagno...velocemente
raccolse il medaglione, lo gettò nel gabinetto e tirò l'acqua.
Tutti i pezzetti del puzzle ritornarono
al loro posto.
Lacrime pietose caddero dai suoi occhi
per Luisa, la vera vittima di questo intreccio : Immolata sull'altare
di una giustizia illogica alla mente umana.
L'uomo pensò che la perdita della figlia nei labirinti della
follia , fosse la punizione per gli stupri abusati sulle giovani
donne. Il senso di colpa gli armò la mano.Il destino volle che le due vittime si aiutassero come sorelle
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