08 luglio, 2013

Tay...racconto

Tay

Con la testa china celava  il suo malessere: “toccare il cielo”
La giovane stava seduta per terra, forse all'interno di una casa in costruzione.
Pensava Tay, perplessa e confusa, ricordando ciò che aveva osservato quelle rare volte che “lui” si era allontanato lasciandola sola. Era così strana la sua “prigione”.
Solo muri. Per terra mancava il pavimento, anzi, sembrava proprio di star seduta su del terreno schiacciato e indurito dal tempo.
La volta era ,ancora più fuori dal normale: bassa, così bassa che per stare in piedi era necessario spostarsi al centro della stanza.
La volta, in quel punto, si sollevava verso l'alto come una una canna fumaria di un camino grande e andava restringendosi verso la fine, dove perdendo la forma conica , diventava uno stretto cunicolo prismatico triangolare.
Da quel buco triangolare Tay, poteva vedere il cielo , quell'unico raggio di sole tanto agognato, e qualche stanco uccello che cercava riposo posandosi su uno dei tre cornicioni della canna fumaria.
La giovane aveva impresso nella mente ogni minima sporgenza bitorzoluta ,pensando di utilizzare i suoi ricordi come mappa al momento della fuga.
Non devi fuggire- sentì nella mente Tay.
Per un breve attimo, aveva scordato il suo guardiano. Seduto di fronte a lei con le spalle poggiate al muro. Vestito di bianco, in testa portava un turbante dello stesso colore , molto simile ad una vistosa fasciatura. L'eleganza della postura gli dava un'aria nobile. Eppure era il suo guardiano, senza armi, senza proferir parole la teneva prigioniera con la mente.
La mente era l'unico mezzo di comunicazione ma anche la catena che la imprigionava a quell'essere che le impediva di “toccare il cielo”
Tay aveva difficoltà a mettere insieme i pezzetti del “puzzle” degli avvenimenti che l'avevano inprigionata in quella situazione.
Appena ci provava i pensieri si confondevano e i ricordi apparivano spezzettati , privi di una successione temporale.
La giovane donna fissò lo sguardo sullo spazio a sua disposizione.
Un cerchio la cui circonferenza era delimitata da migliaia di formiche rosse che si muovevano avanti e indietro senza mai scomporre la perfezione della linea curva chiusa.
Qual'era la funzione delle formiche? Ubbidivano all'uomo o no? Erano per aiutare lei o no?
Da quanto tempo era lì? Non lo sapeva. Era tutto così strano;
nessuno dei due mangiava, dormiva, né sentiva la necessità di andare al bagno.
La sua mente percepì l'ordine di sollevare la testa,
Eseguì , guardò l'uomo: aveva il volto deformato , come se avesse subito uno schiacciamento. Niente di umano.
Eppure Tay non aveva paura di quel volto mostruoso. Quasi lo conoscesse da sempre.
Egli la fissava con lo sguardo intenso, colmo d'amore. Anche Tay non lo odiava, a volte sentiva rabbia per quella “costrizione” ,altre volte, si sentiva protetta.
Nonostante tutto aveva un solo desiderio “ toccare il cielo”
L'uomo lesse i pensieri di Tay , colto da stanchezza rilassò la mente ,tanto bastò perchè la giovane, scavalcato l'esercito delle formiche ,prese ad arrampicarsi dentro “la canna fumaria”.
L'uomo cercò di fermarla prendendole i piedi, ma si sentiva stanco, tanto stanco.
Tay arrancando, uscì fuori dal primo tunnel per entrare in quello più stretto triangolare. Quando giunse alla fine , con tutte le sue forze, costrinse il corpo a passare in quella strettoia da panico.
Si trovò fuori, leggera come piuma volteggiava nell'aria.
“ da quanto tempo stavo seduta, prigioniera? Adesso sono libera...volo nel mio cielo”
Disse sorridendo al sole, alle nuvolette.
Si voltò per osservare il “buco” da dove era scappata. Stretto, oscuro....
Udì il suono di una sirena, anzi due forse tre,
Guardò di sotto.
Le ritornò la memoria.
Il suo corpo giaceva sfracellato al suolo , la siringa ancora nel braccio e accanto a lei, con il volto completamente schiacciato, suo padre che aveva fatto tutto il possibile per “salvare”la sua unica, fragile figlia.








Nessun commento: