Cap. secondo
Il suo “amico” , un bastardino di
cinque anni, l'uomo lo aveva trovato vicino ad un cannetto seguendo
il guaito di dolore che il cane emetteva. Totoi si era avvicinato al
punto da dove proveniva quel flebile gemito, aveva visto il cane
tremante e ferito da una scarica di pallini da caccia. Totoi fu
colpito da due occhi che lo guardavano rassegnati al suo destino .
Gli si era avvicinato “ ehi piccolo “ disse accarezzandogli la
testa con i polpastrelli delle dita
Dopo avergli curato la ferita, Totoi
lo portò con sé e fu così che il cane ritrovò la fiducia negli
uomini; “Pulighiteddu...piccolino”, lo chiamava Tea
coccolandolo. Quel nome gli rimase.
Totoi entrò nel magazzino, prese il
suo “vespino 50 “ azzurrò; un paio di colpi all'accensione,
attese che Pulighiteddu si sistemasse davanti alle sue gambe e tra
nuvole di fumo del tubo di scappamento si allontanò dal paese.
Tea si riaddormentò fino al canto del
gallo.
I due giovani erano sposati da oltre un
anno e dopo mesi di ansiosa attesa tra illusioni e delusione,
adesso aspettavano un figlio.
Sorrise accarezzandosi il pancino che
cominciava a vedersi. Era soddisfata. Lei e Totoi si erano sposati
per amore, con il consenso delle famiglie.
Si conoscevano da sempre.
Nati nello stesso “rione” di un
paesello sistemato come un serpentone lungo una via naturale che si
estende sulla valle ai piedi di una cresta di morbide colline.
Le case, costruite una di fronte
all'altra sulla strada principale, viste dalla collina sembrano
comari affacciate al balcone a pettegolare. Ogni tanto il serpentone
è interrotto da una viuzza che separa le colline e circoscrivendole
ritorna a valle incrociandosi ancora con la via centrale. Nella
parte della collina, circoscritta dalla stradina sterrata, vi sono
casette raggruppate attorno ad una piazzola. Nel “Rione Frutteto
“, dove vivono Totoi e Tea, tutte le case si affacciano davanti
alla piazzola , al centro della quale vi è una fontanella ove
affluisce l'acqua cristallina che scende dall'alto della collina
riversandosi dentro un vascone di pietra. Punto focale d' incontro
delle donne fin dal primo mattino per attingere l'acqua fresca ad uso
familiare oppure per lavare i panni. Sono i momenti di scambio di
confidenze ed un caffè nella cucina dell'una o dell'altra. La porta
di ogni casa si apre sulla cucina; il punto più vissuto della casa:
vi è il caminetto, il tavolo con le sedie, qualche poltrona per gli
anziani, una credenza e gli sgabelli per i bambini. Alla cucina sono
annesse altre stanze , aggiunte, nel tempo, man mano che la famiglia
cresceva. Se qualche figlio si sposava costruiva sopra i genitori o
accanto. Nel retro di ogni casa ci sono il giardino e l'orticello,
argomento vanto delle donne. Dietro gli orti grandi spazi collinari
ricchi di piante da frutti e olivi, da cui il nome del Rione. Le
famiglie sono molto legate tra loro da regole di buon vicinato
tramandate dagli “antichi “ Un rapporto più che parentale. Tea
aveva spesso sentito dire sia da sua madre che da zia Maddarena :
“ tratta bè lu tò 'izinu a chi cu
iddi t'acchjappi, ora chi arreani li tò parenti....stai friscu”
( comportati bene con i tuoi
vicinanti perchè su loro potrai contare in qualsiasi situazione,
perchè se aspetti che arrivino i parenti..ti trovano freddo..!)
Accompagnavano le parole con una mimica manuale e facciale anche
quella ripetuta nel tempo.Il gallo quella mattina aveva la raucedine: solo un chicchirichì.Tea è completamente sveglia. Sente nella camera accanto i suoceri ,ziu Minniu e zia Maddarena che si danno da fare per organizzare il fuoco, la colazione..le solite faccende che danno inizio ad una normale giornata.
“ ssssssssssssssss...Maddarè anda a
pocu!..( sssssss Maddarè non fare rumore) non svegliare
Tea...tanto adesso vado io a casa di cummari Mia così con cumpari
Peppi iniziamo ad accendere il fuoco nel forno del pane...”
“ si!” annuisce la donna
“ Cummari Madarè!!!” si sente
mentre bussa alla porta comare Minnia, madre di Tea
“ ehi cummà!” apre la porta
Maddarena “ entrate comà, accomodatevi, fate piano che Tea dorme!”
Minnia aveva indossato un pesante
scialle che dalla testa la copriva tutta. Da sotto lo scialle
spuntava un grembiulone bianco.
“ cummà pronti semmu?- ( comà
siamo pronte? ) “
“certo, un attimo che mi metto anch'
io il grembiule, sulle spalle lo scialle e andiamo a preparare “li
cosi boni pà Pasca di Nadari!!”- ( i dolci per Natale )”.
Tea preparatasi li attendeva fuori,
sorridente , felice.
I genitori e i suoceri:
“Tea perchè ...” la protesta
rimane sospesa per aria. Tutti si voltano verso la cantonata della
casa di zia Mia, appoggiato con le braccia dietro la schiena c'è il
marito, cumpari Peppi, alto e largo quanto un armadio ha appena
sparato il solito “buongiorno”: uno “scattarramento” profondo
con lancio del prodotto sul muretto a secco che, nelle fresche sere
estive, è il punto d'incontro per il vicinato. Tutti seduti sul
muretto-panca a raccontare “li foli antighi” ( i vecchi
racconti ).
“ chi ti falia unu raju!!!, chi Deu
mi paldonia e tutti li Santi!!- ( che ti scenda un fulmine, che
Dio mi perdoni insieme a tutti i Santi!)” bestemmiarono
a denti stretti le due donne. “ e mai possibile che
in tutti questi anni nessuno gli ha cavato i denti a questo maiale?
Proseguì Maddarena
“ se non può fare a meno di
scattarrare , che “scattarri” almeno dentro casa sua, senza farne
saltare i polmoni al vicinato”
“ bèhhh! Zittite” dice Minniu alle
due donne “ per lui è come avere una malattia!”
“ e ma, chi si li ponghia!!!- ( ma
che se la prenda per davvero la malattia!)”
aggiunge Minnia.
Ziu Peppi va loro incontro
“ benvenuti a casa mia!...siamo
pronti?” esclama contento mentre tocca loro la mano , come si usa
con chiunque varchi la porta di casa.
“bentrovato compà!” rispondono le
due donne con le mani sotto lo scialle “ ite frittu- ( che
freddo!)”
giustificano la mancata mano tesa.
Ziu Peppi rivolge la sua attenzione a
Tea : “allora Tea...finalmente ce l'ha fatta Totoi ehhh?”
Sua moglie impallidisce : “ a non
cagliatti ! A non fattinni la ciàntara...l'ommu mannu!!..cummari mei
iscusetilu!!”
“( perchè non stai zitto? Ma
perchè non ti vergogni?...l'uomo adulto!!!...comare mie scusatelo!
)” poi con sguardo inferocito: vai e togliti dai piedi, anzi voi
uomini cominciate ad accendere il fuoco nella stanza del forno ,
intanto ,io offro il caffè alle mie comari”.
Usciti gli uomini , zia Mia mortificata
si avvicina a Tea:
“ 'senda mea, me fiddola! Non
t'ammuscià chi ziu Peppi è un asinu, iddu non si n'avvidi ,si credi
spiritosu...li fiddoli arreani candu vò Deu...
“ ( gioia mia, figliola! Non
offenderti perchè zio Peppi è un asino, lui non sa di esserlo e si
crede spiritoso....i figli arrivano quando vuole Dio...! )”
Così dicendo l'abbraccia.
“ accomodatevi che preparo il caffè
!!“ zia Mia invita le donne indicando loro degli sgabelli di ferula
accanto al caminetto acceso.
Le donne si avvicinano nonostante
abbiano fretta di cominciare.
“Ohi cummà femmu lestri a
scuminzà!!!- ( ohi comà iniziamo subito che abbiamo tanto da
fare! invita Minnia scaldandosi le mani davanti ad un'allegra
fiamma.
“Eh! ha rasgioni me cummari “
aggiunge Maddarena -aemmu meda di fa!”
“eh! Ha ragione mia comare”
aggiunge Maddarena- c'è tanto da fare!!)”
“ esagerate, è vero ..ma abbiamo
tutta la settimana prima che i bambini stiano a casa “pà Nadari”,
già facciamo in tempo a fare i dolci ed anche il pane ...siamo in
tante e piene di buona volontà... avà ci pidemmu lu caffè ( adesso
ci prendiamo il caffè)”.
Tea guarda il caffè che sale. Si sente
orgogliosa , il figlio che aspetta le ha dato l'accesso al gruppo “di
li maggiori di lu vicinatu” del gruppo delle donne e uomini
“saggi” del vicinato.
Prepara le tazzine e serve il caffè alle più anziane. Nessuno
glielo ha chiesto però tutte sanno che per la giovane, quel gesto è
un onore.
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