14 dicembre, 2013

Asprttando il Natale cap. 4-5...

Cap. quarto

Presa coscienza dell'accaduto, ziu Mannu ,con il volto contornato da una barba bianca che gli dà un' aria saggia, fa zittire tutti:
“Chistu è un bon vicinu, semmu funtumati pà l'amori chi ci lia da sempri!” ( questo è un buon vicinato, siamo menzionati per l'armonia che che ci lega da sempre!)
Tutti tacciono in attesa che il vecchio, rispettato qual patriarca, calmi le acque.
Ziu Mannu rivolto a Bastiana : “ anda fidhola 'ona ( vai figlia brava), accultighjaddi a la me casa
( vai a casa mia) e prendi quel barattolino scuro che c'è dentro la “credenza buona” e portamelo.
Attinziona a nò scapallu! ( stai attenta che non ti caschi per terra! )
Bastiana esce di corsa seguita da Lella : ( aspè chi t'accumpanghju) “aspettami che ti accompagno”.
Ziu Mannu chiama gli uomini presenti , li prega di togliere le scarpe a ziu Cashju per potergli lavare i piedi e disinfettarli con il decotto medicamentoso che lui stesso prepara e che tutti nel vicinato usano per qualsiasi “cosa”: disinfettare ferite, massaggiare parti doloranti, lenire infiammazioni, spennellare tonsille e gole infiammate, emorroidi.... Per qualsiasi bisogno di intervento medicamentoso ci si rivolge a ziu Mannu.
Nell'udire che gli avrebbero lavato i piedi ziu Cashju urla: ( non mi laeddi, lu cumandanti non vò, ) “non mi lavate il comandante non vuole)..io ho sempre ascoltato le sue parole, i suoi consigli e non mi sono mai ammalato...mai un raffreddore...mai,mai,mai!”
Intanto che si lamenta, gli uomini mettono un “calderone” con abbondante acqua sul trippiede per scaldare e si preparano a lavare, dopo oltre quarantanni, i piedi ad un decorato milite di guerra.
Quando Bastiana e Lella arrivano con il decotto i piedi di zio Cashju sono stati già trattati con sapone, candeggina e la spazzola per i cavalli. All'uomo triste e rassegnato vengono spennellati i piedi.
Ziu Minniu gli si avvicina, ha in mano un paio di scarponi di campagna, sono usati però abbastanza buoni:
“ cumpà da boni vicinanti trattedhi chisthi scalpi mei!!!.. cumenti fratedhi cumpà!!!
(compà da buoni vicinanti usate queste scarpe mie!!! come se fossimo fratelli, compà)
“ m'aaraghju abituà cumpà, cun sacrifiziu, a chi li mej m'intraghjani chena faithà”
( compà mi abituerò a queste nuove scarpe, mi costerà sacrificio perchè le mie mi entravano “senza dir parole” non facevano problemi, avevano le deformazioni del piede.)
Indossate le scarpe ziu Cashju si alza in piedi per provarle: “ mi parini un pocaretu manni” ( mi
sembrano un po' grandi) ma non fa niente, metterò della carta nella punta!!”
Ziu Minniu per richiamare tutti a quello che è il compito del giorno: “ ma chisti cosi boni li femmu o no?” ( ma questi dolci li prepariamo o no?)
Zia Mia per mostrare che anche lei ha una sua importanza nel vicinato batte le mani come per allontanare le galline dall'uscio di casa:
“A fora l'omini, sciò,sciò! “ ( fuori gli uomini sciò,sciò!!) Si avvicina al mobile prende pane, formaggio, un fiasco di vino :
“ Andate alla casetta del forno , curate il fuoco , fate colazione che noi adesso impastiamo!”
“Oh!!! e chi buldeddu chist'ommini!!!” ( oh! E che casino questi uomini!!) esclama la donna invitando con lo sguardo ciascuna a prendere il suo posto.
“cosa aemmu a fa pà primmu?” ( con quale dolce cominciamo ?”) chiede zia Mia
“eu dighjaria da li papassini, so chissi chi s'intosthani più a taldu!”propone zia Minnnia
( sono quelli che tardano di più ad indurire!)
“emmu aeti rasghjoni cummà!” (si avete ragione comà)
poi rivolta a Tea “ senda mea! pidda la rizetta di mamma toa chi è la meddu e cumenchja a lighjni e l'altri, bon fidholi, steti attendi e passeti li cosi cumenti si cunveni!”
( azienda mia , mia preziosità! Prendi la ricetta di tua mamma che è migliore delle altre e inizia a leggere ...e voi altre , brave figliole, state attente e preparate le dosi esatte degli ingredienti.)
Ogni donna ha un compito preciso: una legge la ricetta, un'altra pesa e passa la farina alle tre più anziane che impastano, un'altra ha la consegna di pesare lo zucchero,un'altra di tostare le mandorle.....
Durante l'impasto non si parla. Solo le anziane scambiano pareri. Pronto l'impasto si siedono attorno a “sa mesa” ( il tavolo) a debita distanza l'una dall'altra e preparano le forme.
Bastiana interrompe il silenzio delle abili mani che si muovono:
“ ma ogghj c'a dì è!?” ( ma oggi che giorno è?)
Malgarida facendosi il segno della croce :” ogghj è tredighj di Pasca di Nadali, Santa Lughja ...un passu di ghjadhina!” ( oggi è il tredici del mese di Pasqua di Natale, Santa Lucia...un passo di gallina!)
Tutte si segnano.
“ e, si !” aggiunge Mennena “è il giorno più corto dell'anno!”
Toa: “ è veru , da Santa Lughja a Nadali un passu di ghjadhu” ( è vero ,da Santa Lucia a Natale un passo di gallo !- i giorni si allungano)
“cuccurudduuuuu!” si sente Giuanni alle loro spalle
Tutte ridono, Toa : “oja c'assuconu!” ( oja e che spavento!)
“ e dà chi non lu timmi cussì abedhu !” ( e dai che non è vero che ti fa così paura!)
“e si dapoi è lu ghjadhu Mannu chissu chi da Nadali anda a Capuannu lu timmi ancora di mancu!!”
( e se poi a cantare è il Grande Gallo che va da Natale a Capodanno lo temi ancor di meno!)
Giuanni prende velocemente un altro fiasco di vino e se la dà a gambe prima che la moglie gli tiri dietro il mattarello.
Lella: “perchè babbu ha fatto quelle battute sul grande gallo?”
Toa: “zitta tu e lavora, non lo sai che dalla notte di Santa Lucia a Capodanno i giorno si allunga piano piano ...con passo di gallina, poi di gallo e dopo ancora di gallo grande!”
“ahhhh! Fa la ragazza che non capisce né l'ilarità, né le gomitate che si scambiano le altre tra sorrisetti maliziosi.
Partono le prime teglie per il forno. Malgarida e Franzisca si trasferiscono nella casedha del forno.
Gli uomoni con la pala mettono le teglie dentro la grande piastra e pochi secondi dopo le tirano fuori.
Le donne, nel frattempo hanno preparate “le corbule” ( canestri ) ricoperti di teli bianchi per sistemare con cura i dolci caldi.
I primi assaggi .
“ Cantu so boni!” ( come sono buoni!) si complimentano , e una fiamma d'amore scambievole, di orgoglio di buon vicinato scorre tra loro.
“s'era stata via mamma mea!” “ (se fosse stata viva mia madre!”) dice Toa emozionata al ricordo, mentre sgranocchia un dolce “ lei si che era una vera massaia, io cose buone come le preparava lei, non ne ho più mangiate!”
“E cummà!” interviene Maltina asciugandosi una lacrima d'emozione con un lembo del grmbiule
“ l'ansiani cummà erani speciali, puru mamma mea...”( comare mia, gli anziani erano speciali, anche mia madre...)
“ su, su !” interrompe Lisandrina “ li molthi cu li molthi e li vii cu li vii!” ( su,su, i morti con i morti e i vivi con i vivi!).
Prende una bottiglia di anice : “ajò chi ci femmu un anicinu, a candu a cumprì tuttu, oj,oj...tocca sta bè!” ( ajò, beviamoci un anicino che dobbiamo rinforzarci perchè il lavoro è lungo e pesante!
Maltina ride “ se ci vedono gli uomini??!” poi rivolta Lella: “ para la ghjanna chi no arria calc'ommu!” ( stai attenta alla porta che non arrivi qualcuno dei nostri uomini!)
Riempiti i calicini bevono tutte insieme poi ridendo commentano la bontà dell'anice.


Cap. quinto
Le mani sono veloci ma anche le lingue. Nella stanza si lavora e si chiacchiera. Il profumo degli impasti di farina, con i vari condimenti aromatici, unito a quello dei dolci caldi che arrivano dentro i canestri poggiati sulla testa delle più giovani creano un'aria festosa. Un'emozione di condivisione che allarga i cuori predisponendoli alla confidenza, ai ricordi in confusione tra il passato, il presente, anedotti volutamente esagerati per suscitare ilarità.
“ si, idi propriu chi semmu a Nadali!!” (si sente proprio che sta per arrivare il Natale!)
sorride Mennena, la più timida delle tre sorelle Catta. “ ohhh! Mannenedda ti sei isciudata?”
( ohhhh! Piccola Mennena ti sei svegliata?) , sorride contenta zia Mia. Mennena arrossisce.
“ ba, ba!! avali divinta irruia che l'alta dì” ( bà,bà!! adesso è arrossita come l'altro giorno) sottolinea bonariamente la padrona di casa.
“ pal chi cos'è cumbinatu l'alta dì” ( perchè che è successo l'altro giorno?)
s'incuriosisce Lisandrina. “ palchi no la sai?” ( perchè non lo sai?) non hai udito il chiasso l'altro ieri al pomeriggio?
- “ zia Mia mea l'eti sminticatu chi era i lu duttori!?” ( zia Mia vi siete scordata che ero dal dottore?)
“ oja è veru....!!” (oja è vero!) afferma la donna dispiaciuta per la smemorataggine ,poi rivolta a Malgarida, Franzisca, Bastiana, Mennena e Lella le rimprovera: “ perchè non glielo avete raccontato? Vi vergognate ehhh?”
Lisandrina incuriosita : “ mi volete raccontare?”
Zia Mia con aria ironica : “ l'altro pomeriggio siamo andate con “le signorinette” a cogliere i limoni e le arance per i dolci. Facendosi spiritose , loro, hanno raccolto dei sassolini – pà ciarabaldà li foddi-(per interrogare le foglie della pianta)
“ e cosa vuliani sapè?” ( che cosa volevano sapere dalle foglie?)
“volevano capire che tipo di uomo le sposerà”.
Ridacchiano tutte mentre le mani sistemano i “ cozzuleddi e saba” nelle teglie..
Dopo una breve pausa continua “ tiraani li montizeddi a li foddi pà acchjapanni una chi, si la piddaani adananzi, chena fiacalla , la fultunata aristhia agattatu un ommu in divisa, si piddaa la fodda addaretu saristhia statu un poaru; ...'senda mea , tiresi lu muntizeddu Mannena e fesi i la fodda un bucu tundu cumenti badda..!”
( lanciavano dei sassolini contro le foglie per colpirne una; se la colpivano sul davanti, senza rovinarla, la fortunata avrebbe sposato un uomo in divisa , se il sassolino colpiva la parte dietro della foglia, la donna avrebbe sposato un povero...! Mannen, poveretta, lanciato il sassolino colpì una foglia lasciandole un buco rotondo come se fosse stata centrata da una pallottola..!)
“ e che significa?” chiede Lisandrina
Le quattro “signorine “ nascondendo il viso nel grembiule sollevato: “ chi l'ommu sou l'ammazzani a badda!”
( che il suo uomo lo uccideranno con una fucilata!)
tandu ani presu a currì, chiddi adananzi e Mannena da fatu....eu li chjammaa, li chjammaa...e iddi suldi...tandu agghju presu un rocchju ..a vidè, si si sò arressi li femini manni..!!!”( allora hanno iniziato a rincorrersi , tutte avanti e Mannena dietro che le rincorreva...io le richiamavo, le richiamavo...e loro sorde continuavano...allora ho raccolto un bel pezzo di bastone...a vedere se si sono fermate le donne !!!)
Lisandrina trattiene una risata mentre, Mannena
“steti tranquilli chi lu còiu meu già sarà precisu a lu 'ostru...l'omini pal noi l'ani già tutti molti a badda!” ( state tranquille che il mio matrimonio sarà simile al vostro.. gli uomini per noi sono già stati tirati a palla di fucile!)
“ dai non offenderti abbiamo scherzato! “ - “ anche io !” risponde con una smorfia Lisandrina
Toa per evitare che “l'incidente “ rovini l'aria di serenità di quello stare insieme che, fondamentalmente, è la vera gioia del Natale ...batte le mani:
“ sù,sù, steddi, poca ciarra! A Santu Ghjuanni v'aremmu a fa brincà lu fugaroni cussì vi feti cummari e v'areti a rispittà cumente noi...veru cummà???”
( sù,sù ragazze , poca chiacchiera!! vorrà dire che a San Giovanni vi faremo saltare “ il fuoco” così diventerete “comari” e vi rispetterete come facciamo noi...vero comà?).conclude strizzando l'occhio per ricevere l'assenso delle anziane che non si fanno pregare a confermare quelle sante parole:
“ veru e viritai, mai una brea né una chistioni, noi semmu sinceri cummari di fugaroni, emmu brincatu lu fugaroni di Santu Ghjuanni piddendici pà la manu emmu posthu cussì la Fidi”
( verità vera sono le parole di comare Toa, mai un bisticcio o un malinteso tra noi, siamo sincere comari di fugaroni di San Giovanni, abbiamo saltato il fuoco tenendoci per mano e d'allora tra noi c'è la Fede).
Si abbracciano per confermare quanto detto, impolverandosi di farina l'una con l'altra.
Tea sorride pensando a tutte le punzecchiature, i dispettucci che si scambiavano le comari. Piccoli incidenti che anziché intaccare gli affetti li consolidava.
Sono quasi le tredici. Lisandrina tolto il grembiule va a ritirare i bambini da scuola.
Ziu Peppi con il viso rosso come il fuoco, un po' per il calore del forno, un po' per il vino tracannato
si affaccia alla porta :” accustedivi a la casedda di lu furru, emmu arrustitu saltitza e carri e coghju, cussì piddeti un mossu e dapoi areti a cuntinuà!” ( smettete di lavorare e avvicinatevi alla stanza del forno, abbiamo arrostito delle salsicce e bistecchine di maiale , così potrete mangiare un boccone e dopo continuerete..)
“ Cumpà !” risponde Minnia “ faremo a turno perchè abbiamo gli amaretti già impastati...e sono molto delicati!”
“feddi cumenti 'uleti, noi emmu fatu” ( fate come volete noi abbiamo già mangiato!)
“ e puru biddu cumpà...e già si 'idi...seddi ruiu che zuddoni!” ( e anche bevuto compà ...siete rosso come un cipollone!), sorride divertita la donna.
“ eh,eh!!!!” se ne va borbottando l'uomo
Le donne si dividono a turno e vanno a mangiare. Tea è invitata a recarsi nel primo turno.
La giovane si sente un po' stanca. Arrivata alla casetta del forno, il padre , ziu Barori, le prepara una vecchia poltrona vicino al caminetto , il suocero, ziu Minniu, le porta una coperta e gli altri fanno a gara per servirla: lei attende il nuovo germoglio del vicinato.
Anche le anziane chiedono a Tea di riposare un pochino.
Arrivano i bambini da scuola, si sentono i loro passi veloci nonostante la salita : “Currimmu !!!, chi fiacu beddu....sò pronti li cosi boni! Currimmu steddi...” ( corriamo !!! che bell'odore...sicuramente sono pronti i dolci...corriamo ragazzi!!)
Marieddu arriva per primo e si catapulta nella camera dove “lavorano “ le donne
“ pronti so li cosi boni?” ( sono pronti i dolci?) Chiede con un sorriso birichino, il naso rosso come una ciliegia per la corsa nell'aria frizzantina di Dicembre.
Zia Mia fingendo un volto serio: “ non so pronti, l'emmu ancora d'incapà!” (non sono ancora pronti, dobbiamo rifinirli con la glassa, le marmellate!)
“e candu l'incapeddi?” ( e quando lo farete questo lavoro?) chiede il ragazzino con il sorriso spento
“ dumani mascitettu meu!”(domani piccolo mio!)
“ dumaniii?” Marieddu per un attimo rimane deluso , poi gli occhi gli brillano:
“ zia Mì, ma a me li cosi boni mi piacini mancari chena incappà!”( zia Mia, però a me i dolci piacciono anche senza la glassa!”
Zia Mia sorride e spalancando le braccia: “ venite dentro bambini!!” Tutti le saltano addosso con gridolini di gioia. La donna li porta nella stanza dove ci sono i canestri con i dolci, ne prende uno piccolo , già preparato in precedenza. Mette in mano a Marieddu il canestro dicendogli : “andate tutti nella casetta del forno, ci sono gli uomini che hanno apparecchiato per voi. Prima mangiate il pranzo, dopo mentre farete i compiti potrete sgranocchiare i dolci. Fate i bravi, noi dobbiamo continuare , non litigate e non fate chiasso perchè c'è Tea che sta riposando. Lo sapete che aspetta un pupeddu?”( un bambino)
“Emmu, zia Mì...aremmu a sta bonfiddoli, lu sapemmu chi ha d'arrià lu pupeddu di Tea, e poi fra pocu è Nadali se non femmu bravi Gesù Bambino non ci arrica nienti!”(Si, zia Mia..staremo buoni,lo sappiamo che Tea aspetta un pupetto e poi fra poco sarà Natale e se non faremo i bravi Gesù Bambino non ci porterà i regali)
La donna li bacia sulla fronte come se fossero tutti i suoi nipoti : “ andeti steddi mei!” (andate bambini miei!) . Emozionata , asciuga una lacrima che le sale dal cuore per tutto quell'amore che riempie le giornate del suo Autunno e degli anziani come lei.
E' sera i più giovani rientrano dalla campagna, dal pascolo. Lungo la salita del rione Frutteto salgono lentamente i buoi di Baingeddu, l'ultimo carrulanti , trascinano il carro con le ceste dei carciofi da distribuire nel vicinato.
Lungo il percorso ha raccolto “ li maniali – i braccianti“ dagli orti. Seduti sui bordi del carro parlano, raccontano anedotti della giornata, cose accadute in paese o udite.
Baingeddu, figlio scapolo di zia Maltina e ziu Cashju è detto anche “lu gazzettinu”perchè riporta chiacchiere e pettegolezzi che ha udito dai maniali passandole per vere come un giornalista del “Gazzzettino” alla radio.
Ognuno scende davanti alla porta della sua casa. “ a dumani cumpà!” si salutano mentre la luna si solleva nel cielo.
Nel “rione frutteto” le donne hanno terminato i dolci , sui letti delle camere di zia Mia vi sono grandi canestri coperti da teli bianchi, tutto il rione è invaso dal profumo dei dolci di Natale.
Le donne conoscendo l'orario del rientro dal lavoro di mariti e fratelli avevano sospeso la preparazione dei dolci in tempo per rientrare a casa, riattizzare il fuoco e preparare un pasto caldo per la propria famiglia.
Prima di lasciare la casa di zia Mia si erano radunate attorno ai canestri dei dolci per osservare soddisfate i capolavori.
Zia Maltina : “ candu lu 'icinu nosthru si boni ghià non ci la faci njunu!” ( quando il vicinato nostro ci si mette...non ci batte nessuno!!)
“ eu non credu cummà!” ( credo proprio di no! ,comà) le fa eco zia Maddarena
“ dumani aremmu a incappà tuttu e dapoi ambarani li chjighjoni a manu e la chita ch'entra lu pani!” ( domani metteremo la glassa e completeremo i dolci, poi rimarranno da fare gli gnocchi e la prossima settimana il pane) ricorda Toa, tanto per dire la sua
“ bè, tandu bonanotti e a dumani si vò Deu!!” ( bè, allora buonanotte e a domani se vuole Dio!!) si abbracciano le donne.
Tea vede andarle incontro “Pulighiteddu” e dietro di lui Totoi. La giovane è felice quel giorno ha pienamente colto il senso dell'amore scambievole nella grande famiglia del vicinato. Nel cuore sente che per lei sarà Natale ogni giorno; inchinatasi riceve e ricambia le coccole del cane, poi sollevati gli occhi verso il marito prende la mano che lui le tende,
Non hanno bisogno di parlare anche perchè dietro loro sentono dei colpetti di tosse che li avvertono che il vicinato vede e chiacchiera.
Entrati in casa si chiudono la porta alle spalle.
FINE







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