cap.
terzo
una
nuova vita….
Mentre, chiacchieravano, la porta si
aprì, e i commensali videro Mattea crollare sul gradino.
Si sollevarono dal desco, in un
frastuono di sgabelli che cadevano.
Rosina
cercò di sollevare sua madre, il giovane Antoni spostandola con
delicatezza :
“ lascia
fare a me!” disse con tono rassicurante “ Piuttosto dimmi dove
adagiarla!” aggiunse sollevando come un fuscello, la donna ,tra le
sue robuste braccia.
Deposta sul letto, Mattea prese a
lagnarsi: delirava sotto la spinta di una febbre alta.
Rosina corse a prendere dell’acqua
fresca, tagliò delle pezze di stoffa e le mise , dopo averle bagnate
nell’acqua , sulla fronte di sua madre.
“Qui
ci vorrebbe un dottore!” disse ziu Giogliu
“andrò
io in paese a cercarlo!....mi ci vorrebbe un cavallo!”propose
Antoni
Rosina : “chiedi al padrone che
gentilmente ti presti un suo cavallo con il calesse così arriverete
prima!”
Detto fatto, il giovane si presentò
umilmente, con il berretto stretto tra le mani dal “padrone” .
Ottenuto il calesse, ringraziò e, si
diresse a valle verso il paese
più vicino dove vi era il medico.
più vicino dove vi era il medico.
Qualche ora dopo ritornò con il
dottore.
Tutti uscirono fuori dalla tenda che,
separando lo spazio del letto dalla cucina, creava un'illusione di
intimità.
Il dottore dopo aver visitato
l’ammalata uscì di dietro la tenda e sentenziò una
broncopolmonite.
Rosina prese a torcersi le mani dalla
disperazione, il medico impietosito da quella misera e triste scena
cercò d'incoraggiare la giovane:
“ non
disperare figlia mia, se ascolterai i miei consigli , la tua mamma
guarirà!”
“dottore,
noi non abbiamo soldi per pagare voi e le cure………”
Il medico, che era una persona
abituata a simili situazioni, prendendole una mano, rispose:
“ figlia
mia, adesso occupiamoci di tua madre, poi ci penseremo!”
Con un colpetto di tosse, per
nascondere l’emozione che, quel viso disperato gli suscitava
aggiunse
“seguimi,
ti farò vedere!”
Prese un braciere, si avvicinò al
camino, raccolse della cenere calda e la mise dentro lo stesso, poi
chiese se in casa ci fosse una pelle di agnello.
La ragazza aprì una cassapanca di
“ferula”, prese una tenera pelle di agnellino che la sua mamma
aveva “conciato “e gliela portò.
Il dottore invitò la ragazza
vicino al letto della madre, sollevò le coperte, denudato il petto
della donna, sotto lo sguardo vergognoso della giovane, mise la
pelle dalla parte del pelo sul suo petto, dopo vi poggiò il braciere
con la cenere calda, mise sopra il coperchio di un pentolone a
coprì il tutto con una coperta.
Poi rivolto alla ragazza: “
ricordati, giorno e notte , devi stare attenta che sul petto di tua
madre vi sia questo calore!”
La ragazza annuì
Intanto, il dottore, prese delle
pastiglie di chinino, le schiacciò con un martelletto ligneo che
aveva nel borsone , divise la polvere ottenuta tra due ostie ,
coprì ciascuna con un’altra ostia, le inumidì nell’acqua e le
mise sulle tempie della donna.
“questo
è per aiutarla a calare la febbre!” spiegò,con un lieve sorriso
paterno.
Poi rivolto al giovane : “ ehi!
Giovanotto, domani mattina ritorna a prendermi, vedrete che andrà
già meglio!”
Rassicurando tutti, salì sul calesse,
spronò il cavallo perchè lo riportasse a valle.
Antoni e ziu Giogliu rimasero
quella notte nella casa.
Stese due stuoie davanti al caminetto;
si sedettero, non riuscirono a stendersi per riposare
Ogni tanto attizzavano il fuoco e
Rosina con la paletta raccoglieva la cenere calda per
aggiungerla nel braciere che avrebbe salvata la sua mamma.
A sera inoltrata rientrò Giuanne.
Rosina raccontò l’accaduto. Egli con
il viso indurito dal tempo, con la solita indecifrabile espressione
del viso, fece un leggero cenno di ringraziamento a Ziu
Giogliu e ad Antoni , poi si avvicinò a sua moglie.
Quindi, stese una stuoia vicino al
caminetto, ma non vi si adagiò, stette tutta la notte avanti e
indietro. Neanche una parola uscì dalla sua bocca.
Rosina sistemò i suoi fratelli e
sorelle nella “pinnedda” accanto e trascorse il resto della notte
ad attendere sua madre.
Al sorger del sole , la febbre di
Mattea sembrava leggermente calata.
Giuanne doveva recarsi all’ovile,
Antoni si avvicinò e con viso sereno:
“ ziu
Giuà !” disse all'uomo “ se permettete rimango io per aiutare la
vostra famiglia, taglierò la legna con vostro figlio, porterò
l’acqua dalla fonte e andrò a prendere il dottore…………..ahh
scusatemi, mi chiamo Antoni e sono il nipote di ziu Giogliu, orfano
della sorella ….!”
Giuanne gli tese la mano; un barlume
fuggevole di luce negli occhi ,apparso e scomparso improvvisamente,
fu l’unica manifestazione dell'apprensione che lo tormentava per le
condizioni della moglie..
Mattea guarì. Dopo un mese, il dottore
la dichiarò fuori pericolo.
Rosina era così felice , nell'udire le
parole del dottore che, spontaneamente si trovò stretta tra le
braccia di Antoni.
“scusami
!” disse vergognosa “ grazie per quello che hai fatto per noi!”
Il
dottore si allontanò sorridendo perchè i due giovani non risposero
nemmeno al suo saluto.
Avvicinatosi
al cavallo gli accarezzò il muso : “ beata gioventù !” gli
sussurrò “adesso andiamo via pian, pianino...non disturbiamo !”
Salito sul calesse si allontanò in silenzio
Antoni accostatosi alla giovane le
prese la mano per i polpastrelli, accarezzandoli teneramente tra i
suoi.
Lo sguardo tuffato in quello di lei
gridava amore , chiedeva amore……………….
I due giovani, si avvicinarono, lui le
accarezzò lentamente il viso, come se avesse sotto le dita i petali
preziosi di un fiore e del fiore di macchia mediterranea profumava
lei
“ ti
porterò fuori da questa misera vita, le mie braccia saranno la tua
forza, lavorerò anche oltre il mare per darti tutto quello che ti
meriti………………………..!”
Tenere lacrime liberatorie, per
quell’amore mai provato, mai immaginato, per quelle parole che
aprivano una speranza alla sua vita, scesero lentamente sulle gote di
Rosina.
Antoni la strinse a sèt remante come
passerotto , le loro labbra innocenti si incontrarono nel primo dolce
bacio.
Prima che suo padre partisse per la
trasumanza, i giovani si sposarono.
Con il permesso dei padroni, la
semplice cerimonia si svolse nella cappella della ricca famiglia.
Dopo la cerimonia ci fu il pranzo di
nozze con zuppa gallurese, il pane degli sposi,
“li
cosi boni” preparati dai servi del generoso padrone.
Poi alla sera , messa la bisaccia da
sposa, con il pane ( augurio che il cibo non manchi mai sulla loro
“mesa”), l’uovo ( augurio di fertilità) e il sale ( augurio di
scelte sagge) , sul cavallo che Antoni aveva comprato con i
soldi regalati da ziu Giogliu, lasciarono il paesello per spostarsi
più a valle, verso la costa vicino al mare.
Rosina era felice ma, quando si
avvicinò per salutare sua madre il cuore le si divise in due.
Abbandonare quella casa, la sua
miseria, avere una vita decente era stato da sempre il suo desiderio
ma, adesso che era giunto il momento , un magone le provocò crampi
allo stomaco
“vai
figlia mia, che la tua vita sia ricca di quello che desideri,
sii felice e sorridente come oggi, mamma come dote ti può dare solo
la comprensione, l’appoggio e tutto l’amore del cuore di
mamma…..lo potrai capire quando il tuo primo bambino sgambetterà
dentro di te…….figlia mia, vita della mia vita!”
Le due donne non riuscivano a
staccarsi……..il legame che le univa era molto più profondo di
quanto loro immaginassero.
“mamma,
ritornerò e vi porterò tutti via, in città, lavoreremo
dignitosamente…………”
Sua madre le mise le dita sulle labbra:
“ non
fare promesse figlia mia, la mia benedizione è quella di Dio sia con
te…..adesso vai….tuo marito aspetta!”
Con lo sguardo indicava Antoni che
attendeva sulla porta.
Un ultimo abbraccio e , prima che
finisse tutto in un fiume di lacrime, salì a cavallo con il marito,
verso la nuova vita.
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