Partono
i bastimenti
Cap
quarto
Il viaggio
Allontanandosi dal luogo natio, da dove
non si era mai spostata , Rosina salutava, imprimendosi
nella mente i volti delle persone con le quali era vissuta;
l’ambiente che, seppur nella sofferenza della povertà, era stato
il suo nido.
Non sapeva quando avrebbe rivisto tutti
e tutto, quando sarebbe potuta ritornare.
Guardò le misere case, le pinnette ,
il paesaggio brullo e desolato dominato dalle rocce e dai sassi.
Adesso che, scendevano dal sentiero
sterrato fuori dal paese, seduta sul cavallo, stretta con un braccio
alla spalla del marito , osservava tutto con occhi differenti, con
gli occhi di chi vede davanti a sè realizzarsi le aspettative, a
lungo sognate.
Eppure , una parte del suo cuore,
restava lì, abbarbicato sulla montagna solennemente elevata
nell’azzurro cielo.
Tra rocce e sassi, osservò le piante
della macchia mediterranea che conosceva bene, ma adesso diventavano
sempre più folte e profumate: mirto, corbezzolo, lentisco, oleandro,
bellissime palme nane.
Antoni rispondeva con l'orgoglio del
“saputello” alle domande che la sua giovane moglie gli poneva.
Rosina era curiosa e chiedeva,
chiedeva, perché, per la prima volta, il tempo era “ suo”e
qualcuno le dedicava amorevole attenzione Si sentiva liberata da
quelle “responsabilità” di figlia maggiore in famiglia numerosa,
povera, dalla rassegnazione dei suoi genitori, pesi che schiacciavano
le sue fragili spalle.
Così chiacchierando arrivarono ad un
paesino con le case fatte di pietra squadrata
La donna aveva sempre sentita nominare
il paese ma, vi passava per la prima volta e per la prima volta
vedeva le case vicine tra loro come gregge di pecore alla sera e di
fronte come persone che chiacchierano.Tutto quel che vedeva lo
paragonava alle sue limitate conoscenze.
Quando lasciarono Aggius alle
spalle, si trovarono di fronte ad un paesaggio roccioso.
Rosina rimase colpita dalla forma
delle rocce. “sembrano scolpite a mano”disse ricordandosi i
lavori fatti sul legno dal padre.
Antoni , voltò la testa per imprimere
un bacio delicato sulla fronte della sua adorata.
“in
realtà sono state scolpite ma non da una mano umana ma dalla mano di
Dio, con scalpellate di pioggia, vento, grandine, sole...”
rispose, con quel sorriso radioso che aveva incantato Rosina fin dal
primo momento che l’aveva conosciuto.
Passarono dentro una sugheretta, in un
bosco di leccio, in piccoli sentieri bordati da pratoline,
margheritine selvatiche, caprifoglio, pungitopo…….tutto era
silenzioso ..loro e la natura.
Ogni tanto, tra gli arbusti bassi della
macchia mediterranea , si sentiva il movimento di un animale che,
velocemente, si dileguava al rumore degli zoccoli del cavallo.
Dietro la roccia, sporgente tra gli
arbusti, apparve una casettina bassa.
Antoni disse: “per stasera ci
fermeremo qui! questo è terreno di ziu Giogliu e quella che vedi è
la sua modesta casetta.!”
Lui rimarrà a suonare e continuare la
festa insieme ai tuoi familiari., poi riprenderà il suo giro, non
ritornerà qui prima dei due mesi………………a lui piace
la vita da vagabondo!”
Concluse ridendo mentre scendeva
dal cavallo.
Poi allungò le braccia e prese per la
vita sua moglie e guardandola negli occhi disse:
“Il
nostro viaggio insieme è iniziato, ti starò sempre accanto, non
permetterò che la tristezza invada i tuoi meravigliosi occhi!”
Lei emozionata e felice si abbandonò a
quelle braccia, a quelle labbra che sigillavano una promessa che le
sollevava l’animo e le apriva una finestra su un mondo sconosciuto
ma immaginato con i colori dell’arcobaleno dopo la pioggia.
La portò dentro la casa. Rosina rimase
senza parole.
Le camere erano state imbiancate a
calce, i pochi mobili tirati a lucido, il fuoco ancora acceso nel
camino e nella camera interna, un vero letto con lenzuola ricamate ad
intaglio e il copriletto di piquet e pizzo di cotone fatto
all’uncinetto.
“ma
come hai fatto?” disse la donna
“Apparteneva
tutto alla mia mamma è adesso appartiene a te!”
La donna, superò la timidezza e
l’apprensione per quella prima notte insieme al suo amore e
sollevando , delicatamente, le mani gli accarezzò con gratitudine e
abbandono il viso.
Rimasero, in quel pezzo di Paradiso
privato due giorni poi ripresero la discesa verso la costa.
Caricarono tutto sul cavallo e
partirono appena il sole si affacciò per annunciare il nuovo giorno
Arrivarono a Codaruinas, nella Bassa
Valle del Fiume Coghinas.
Il sole tramontava , nel suo calare,
argentava il fiume che, scorreva sonnolento nel suo letto.
Rosina meravigliata si incantava di
fronte alla nuova natura che si presentava con pennellate e
profumi differenti e variegati.
Nuove impressioni ed emozioni: lagune
salmastre e numerosi stagni ricchi di alghe, piante grasse,
giunchi, canne e sulle colline alle spalle della costa , boschi di
leccio con il sottobosco ricco di vegetazione cespugliosa e
profumata.
Il profumo frammisto a quello della
salsedine che, il vento soffiando dal mare, dilatava le narici della
donna.
Ella, ad occhi chiusi, inspirava
riempiendosi i polmoni, la mente ed il cuore di quella nuova
meraviglia.
Arrivarono al mare, Rosina scese da
cavallo e lo guardò
“Come
è grande ! è immenso!” disse cercando di andare oltre l’orizzonte
con lo sguardo.
Poi meravigliata “ guarda Antoni, che
cosa sono quelle piccole cose che stanno sopra?, guarda, guarda
laggiù…..come è grossa quella!”
Antoni sorrideva di quella ingenua
ignoranza di sua moglie.
“Quelle
sono le barche dei pescatori e quella grossa e la nave a vapore che
una volta al mese parte dal porto di Portotorres per andare sul
“Continente” a Genova.
Rispose abbracciandola.
“sai
!” aggiunse “ Genova è un grande porto dove partono e
arrivano i bastimenti per l’ America”
“è
lontana l’America ?” chiese lei
“si,
dicono che ci vuole un mese di viaggio per arrivare, però l’America
è ricca c’è il lavoro e ti pagano con i soldi!”
“partiremo
anche noi per l’America?”
“ non
so, vedremo!” rispose lui, abbassando lo sguardo “ al limite
partirò io per un paio di anni, guadagnerò e ritornerò con i
soldi, ci compreremo un terreno e lo pianteremo a tabacco!
Domani ti porterò a vedere le colture
di tabacco in questa pianura irrigata dal fiume.”
“io
non potrò stare due anni senza te!”esclamò la donna
Lui l’abbracciò “ potremo fare
così: prima metteremo da parte i soldi per partire io, una
volta che in America guadagnerò i soldi per il tuo viaggio, te li
manderò e mi raggiungerai, cosi lavorando insieme diventeremo
veramente ricchi e potremo rientrare nella nostra amata Sardegna ,
compreremo tanti terreni, saremo dei veri signorì!”.
Rosina sognava ad occhi aperti.
Tenendosi sotto braccio, con il cavallo
che andava sui loro passi ,lasciarono il mare alle spalle, ripresero
la strada per Codaruinas ove si diressero nella catapecchia che
era stata la dimora dei nonni di Antoni, in una zona povera di
Codaruinas chiamata “terrapadedda”.
Al mattino si recarono nei campi per
cercare lavoro.
La giovane donna continuava a pensare
al sogno americano.
Rosina chiese : ma è grande l’America?
“immensa”
rispose Antoni “ dicono che è così grande che c’è lavoro per
tutti! Pensa che ho sentito dire che, il bastimento parte da Genova
carico di emigranti dalla Campania, la Calabria, la Sicilia che vanno
in cerca di fortuna, soprattutto in Argentina, Brasile,
Uruguay….Terre ricche di pascoli estesi a perdita d’occhio, e c’è
posto per tutti.!”
Rosina : “ che cosa significa
emigranti”
Guardandola negli occhi rispose
:” emigranti significa che, come le rondini lasciano i loro nidi
per cercare cibo e caldo in altri lidi lontani, anche gli uomini
lasciano l’amata casa e il suolo natio, ove tutto parla di loro,
ove c’è il passato , la storia, i parenti, gli amici ,
la stessa lingua, per cercare “il pane” lontano da casa.”
Quella stessa mattina trovarono lavoro
nel campo.
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