la partenza di Antoni
Il campo dove trovarono lavoro era
piantato a tabacco. Il padrone lo “coltivava” sotto il controllo
di funzionari dello Stato che contavano e registravano il
numero delle piante e delle foglie ad una ad una.
Le piante erano sistemate a schiera per
un più facile controllo.
Prima di accedere al campo Antoni e
Rosina patteggiarono il compenso per il lavoro il padron
Linaldu
Egli aveva a sua disposizione dei servi
che vivevano in uno stanzone poco distante la casa patronale
Alla richiesta dei giovani padron
Linaldu li informò che, come ricompensa per il lavoro, avevano
diritto al pasto serale caldo, ad un pezzo di pane e formaggio per il
pranzo e ad un sigaro al giorno.
I due giovani sposi spiegarono che loro
avevano una casa nella quale desideravano rientrare alla sera che
avrebbero preferito ricevere il valore del pasto serale e del sigaro
in denaro.
Il padrone con aria di sufficienza
rispose “ va bene, visto che siete giovani e avete la vostra
casetta vi concederò a fine settimana una ricompensa in denaro!”
Poi chiamò il servo che aveva il
compito di controllare i lavoratori dei suoi campi e glieli affidò
perché desse loro le consegne.
Lavoravano dall’alba al tramonto,
passando da campi di tabacco a quelli di patate, persino
all’orticello privato del padrone ove si coltivavano i legumi e gli
ortaggi che servivano per preparare i pasti per i servi-contadini.
Alla sera, Antoni e Rosina sfiancati
rientravano a casa, preparavano una parca cena ,dopo aver fatto una
misera spesa “a libretto” nella botteguccia del paese ove
si vendeva di tutto un po’.
La padrona , zia Angelina, era una
brava donna.,dava la spesa a tutti.
Se i clienti non avevano subito i soldi
segnava in un libretto “la spesa”e quando , il cliente recuperata
la somma dovuta estingueva il debito, lei cancellava nel libretto e
si ricominciava.
Zia Angelina era calma , paziente e
comprensiva, a volta doveva aspettare la chiusura del conto da una
“incunnia all’altra”, da un raccolto all’altro, anche un
anno.
Suo marito, Zio Peppino, faceva il
calzolaio:
Aveva una botteguccia dove aggiustava
scarpe: a quelle dei contadini rinforzava i fondi con le
“bollette” mentre, faceva scarpe nuove e di pelle fine per
i padroni.
Quando Antoni e Rosina si presentarono
alla bottega, zia Angelina li accolse con un bel sorriso materno:
quei due giovani montagnini, con lo sguardo sperduto, le facevano
tenerezza .”state tranquilli!” rispose alla loro richiesta di
pagare settimanalmente la spesa,
“adesso
preparo il vostro libretto ! e vedrete che vi troverete bene tra
noi!”
Disse mettendoli a loro agio con parole
e gesti benevoli.
Dopo tre mesi di questa vita, i due
giovani si accorsero che erano indietro con il pagamento della spesa,
ogni settimana avanzava un residuo, in più Rosina era incinta.
Chiesero al padrone di aumentare la
“paga” settimanale di qualche centesimo ma, ricevettero un
rifiuto.” O così o ve ne andate!”
Quella sera rientrarono a casa con
l’umore basso ; la prospettiva di un futuro grigio e il figlio
che cresceva nel ventre di Rosina erano motivi di preoccupazione.
Fuori della porta della loro casetta
videro l’asino di ziu Giogliu, tanto bastò perché l’umore
salisse, a casa li aspettava una faccia nota, sicuramente aveva anche
notizie dalla montagna.
Raggiunsero la casetta e aperta la
porta... le braccia di ziu Giogliu li strinsero in un unico
abbraccio.
Rosina, presa dallo sconforto scoppiò
a piangere.
Lo zio capì subito che qualcosa non
andava.
Nascondendo l’emozione per quel
pianto di sconforto , strinse la giovane in un abbraccio
paterno:
“cuore
di zio, non piangere, qualsiasi problema abbiate lo risolveremo ,
raccontatemi !” invitò ad aprirgli l'animo dando una “pacca”
incoraggiante sulla spalla di Antoni.
I due giovani raccontarono la loro
misera condizione, la delusione per il lavoro pesante e poco
remunerato, la preoccupazione di non riuscire a mantenere il bambino
che aspettavano.
“suvvia!”
rispose l’uomo con un sorriso “ il Signore benedice le coppie che
danno una nuova vita alla vita, questo figliò vi aprirà la strada
della buona fortuna!”concluse, mischiando sacro e profano, “ e
poi siete giovani, forti...non dovete arrendervi!!”
Già a queste parole, Rosina si sentì
sollevata e si asciugò le lacrime con una smorfia di sorriso sul
volto del pianto.
Antoni: “ziu Giogliu, penso che sia
arrivato il momento che io parta per l’America, in Argentina”
Rosina con un soffio di voce:” ma non
puoi lasciarmi adesso che aspetto un bambino ,con chi rimarrò io?”
“potresti
ritornare dalla tua mamma!”propose Antoni
“mai!”
rispose con forza la donna “non posso darle il dolore del mio
fallimento! Non tornerò indietro...”
e con calma , espose una soluzione
quasi l’avesse studiata aspettandosi di trovare la coppia in simile
situazione.
“io
ho del denaro conservato, vi aiuterà fino alla nascita del bambino!
...rivolto lo sguardo al giovane “ Antoni tu partirai per l’America
, là il lavoro è ben pagato. Al massimo un paio di anni e avrai
guadagnati i soldi per ritornare a casa, comprarti un terreno tutto
tuo che coltiverai a tuo piacimente!” dopo una breve pausa ,
osservando il lume della speranza rinata negli occhi dei giovani
continuò : “se la fortuna ti assisterà potrai arricchirti, in
America i soldi si fanno a palate, allora chiamerai tua moglie e
tuo figlio, io stesso li accompagnerò da te!”
I giovani si guardarono negli occhi:
“ i
soldi per il mio viaggio come li troverò!” chiese il giovane
“domani
vi darò la risposta, adesso mangiamo e andiamo a riposare , state
sereni c’è sempre una soluzione a tutto!”
“lo
spero!” disse Rosina pensando alle parole del padre che ella aveva
sempre rifiutate:
“il
servo nasce servo e povero e così muore!”..”no! Non sarà così”
disse a sé stessa stringendo i pugni
Ziu Giogliu era riuscito a riaccendere
nei due giovani la speranza di una vita dignitosa senza padroni..
L’indomani mattina i giovani si
recarono al lavoro e ziu Giogliu si presentò da zia Angelina.
Era una sua lontana parente e ne
conosceva la bontà d’animo.
Raccontata la storia dei due giovani,
le chiese sostegno per aiutarli.
Zia Angelina chiamò suo marito, gli
ripetè la storia e la richiesta di ziu Giogliu e insieme accordarono
che avrebbero accolta Rosina e il figlio nella loro casa che
l’avrebbero curata ed amata chiedendole in cambio collaborazione
nel negozio e nella casa come se fosse la figlia che non avevano mai
avuta, finchè Antoni non sarebbe stato in condizioni di riunire la
famigliola.
In cambio dei soldi per il viaggio di
Antoni, i tre accordarono che zio Peppino avrebbe spostata la
calzoleria nella casetta dei giovani e zia Angelina avrebbe
ampliato la bottega occupando lo spazio liberato dal laboratorio del
marito, trasformando il “negozio” in un “emporio”
Si strinsero la mano tra persone di
parola e si abbracciarono
Zia Angelina era felicissima, quella
giovane così dolce e gentile, le aveva ispirato subito
sentimenti di affetto materno e adesso avrebbero vissuto insieme come
una famiglia.
Alla sera i giovani trovarono nella
loro casa la “mesa” bandita a festa e ziu Giogliu, zia Angelina e
ziu Peppinu che offrivano una nuova opportunità al sogno dei
giovani.
Rosina lasciò il campo e prese a
lavorare per zia Angelina. Stava benissimo_ insieme ricamavano il
corredino per il bambino, preparavano i golfini con la lana . In poco
tempo la giovane si sentì a suo agio. Antoni continuò a lavorare a
“giornata”.
Ogni tanto arrivava ziu Giogliu e
portava notizie dalla montagna e qualche regalo della sua mamma:
formaggio, latte, e corredino ricamato con le sue mani.
Rosina stringeva quei doni sul
cuore e con la mente in un tumulto di pensieri la invocava
“mamma,
mamma!!”…………
Quando arrivò il momento del parto,
zia Angelina preparò una sorpresa: fece arrivare Mattea.
Rosina rientrava dal giardino con delle
rose in mano, quando vide la mamma
Dopo un primo stupore si trovò tra le
sue braccia, nel suo cuore sentì nascere un nuovo legame, fatto di
tatto, di pelle e non di silenzi come era sempre stato.
La giovane partorì un maschietto che
chiamarono “Giovanni” come suo nonno Giuanne che, nel frattempo,
era morto, dondolandosi nella sua solitudine al vento.
Mattea si trattenne un mese poi
accompagnata da ziu Giogliu ritornò alla sua montagna.
Arrivò il momento della partenza di
Antoni.
Zia Angelina aiutò Rosina a preparare
la valigia: misero dentro biancheria nuova, pantaloni, qualche
maglia, delle provviste e chiusero la valigia di cartone legandola
con lo spago.
La notte precedente , i due giovani,
non dormirono, con il bambino tra loro si guardavano imprimendo
sguardi, frasi non dette, nella loro mente per richiamarli nei
momenti di abbandono alla solitudine:
“ritornerò,
amore mio prezioso! Sarai una signora e nostro figlio non sarà il
servo di nessuno, lo faremo studiare e con lui nascerà una nuova
generazione libera dal servilismo!”
“certo!”
tratteneva le lacrime con rinnovata convinzione Rosina.
L’indomani mattina affittarono una
carrozza e accompagnarono Antoni a Portotorres per prendere il
“vapore” per Genova.
Al porto si salutarono con un
abbraccio………………….non c’erano più parole
L’uomo salì sulla scaletta senza
voltarsi.
L’amarezza per l’abbandono della
terra natia così amata ma così matrigna con i figli suoi, era così
forte che gli bloccò i muscoli. Come un automa si trovò sulla nave,
seduto sulla tolda a guardare, insieme ad altre facce tristi, la
terra che si allontanava trattenendo i suoi amori , il suo passato, i
suoi ricordi i profumi della macchia mediterranea…………….davanti
a sè l’ignoto.
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