05 maggio, 2011

Una giornata speciale.........racconto



Il sole sollevandosi ,dietro le colline, cacciava la notte che, come manto di velo, si ritirava astringendosi lentamente
Il cielo si rosava,  il tenero colore andava spandendosi e, allontanando le tenebre, risvegliava la vita dormiente.
Il gallo appollaiato sulla scaletta della sua reggia  gridò il suo “chicchirichi!” quel canto si unì  al suono delle campane che annunciavano il nuovogiorno.
Dal pollaio uscirono le galline che presero a razzolare, mentre, dalle piccole casette del paesino,uscivano le donne anziane, avvolte nel  mantello, si recavano  alla messa di primo mattino.
Rosa Maria si svegliò, si stiracchiò nel letto. Poi indossate le pantofole , si recò alla finestrella della sua modesta casetta nel borgo antico del paesello.
Adorava  quella zona situata in cima al cucuzzolo di una tondeggiante collina  che, si ergeva dal mare.
Solo una striscia di terra le impediva di essere un’isola nell’isola.
Le basse casette e le stradine la contornavano a chiocciola
Le strette strade erano interrotte da lunghe gradinate, le case basse avevano giardini a gradino e, da brevi terrazze spuntavano piante grasse ,  gerani colorati , begonie con grappoli di fiori rossi e le ortensie con le coloratissime corolle.
Lo sguardo di Rosa Maria incontrò il mare: le barche dei pescatori stavano rientrando .
 In mezzo al mare, parevano gusci di noci colorate che,danzavano sull’onda alle grida dei gabbiani festosi e svolazzanti  lungo la loro scia 
Tra poco sarebbero entrate nel porticciolo e  avrebbero scaricato il pesce fresco, ancora saltellante.
Quella era l’unica “ricchezza” del paesello,
Al porto avveniva il “baratto” lo scambio del pesce con i rivenditori.
La donna, accese il fuoco nel misero camino e preparò il treppiede per poggiare la
pentola con l’acqua  per potersi lavare la figlia e, quando sarebbe rientrato, suo marito
Fece tutto di fretta: erano tanti giorni che i pescatori non potevano uscire a causa del vento di maestrale , freddo e triste li costringeva a stare chiusi in casa ad aggiustare reti o a preparare le nasse per la pesca dell’aragosta.
La miseria e la fame passavano, quasi visibili, tra le stradine e i gradini toccando  tutte le case
La donna  non vedeva l’ora di scendere al porto , andare incontro al marito che rientrava con il suo “gozzo”,al quale aveva dato il nome della sua amata “Rosa Maria”
Era curiosa di vedere "l'abbondanza del pescato"e si chiedeva  se  finalmente avrebbero potuto vendere abbondante pesce ai pescivendoli della città che pagavano in danaro e non in cambio di formaggio, latte…
Prima di uscire svegliò sua figlia Pina
“tesoro svegliati, la mamma ti ha preparato il catino per lavarti, dopo esserti vestita metti il pentolino con il latte sul focherello che ho acceso nel camino, scaldalo fai colazione e aspetta il mio ritorno,che ti aiuterò per preparati per andare a scuola!”
“si mamma!” rispose  la bambina , ancora assonnata
Poi aggiunse “mamma! Pensi che avranno fatto una buona pesca? ?”
“amore stai tranquilla, il Signore ascolta la preghiera di chi vive delle cose che Egli stesso ci ha donato per nutrirci!”
Pina sorrise “certo mamma, così avremo i soldi per comprare la fotografia!”
Rispose ingenuamente la bambina.
La donna l’abbracciò ed uscì di casa
Scese i gradini che avrebbero abbreviata la strada verso il porto.
Nonostante fosse presto, anche altre donne avevano già aperta la porta di casa :si vedevano delle misere tende che impedivano la vista dell’interno perchè spesso , l'abitazione consisteva in un 'unica stanza che ospitava anche i letti. 
Maria Rosa  mandava un saluto alla tanda ove immaginava ci fosse la padrona di casa
“buon giorno zia Maria!” e da dentro una voce rispondeva al buongiorno.
E così giù, giù fino alla stradina ove incontrava i contadini che seduti in groppa all’asinello si dirigevano verso l’entroterra , per zappare a coltivare su una terra dura ed argillosa  quel che si poteva.
Arrivata al porto aspettò , insieme ad altre mogli l’arrivo delle barche.
Osservavano le facce dei loro uomini solcate dal freddo, dalla salsedine,dalla notte insonne , dall’ansia ,per leggere nelle loro espressioni,  il risultato della pesca.
Vide il suo Marco sorriderle, il cuore le gongolò di gioia nel petto.
Le barche attraccarono l’una accanto all’altra come sorelle.
I pescatori presero a scaricare le cassette.
Iniziò “ il baratto”.
Maria Rosa abbracciò il marito “ti aspetto a casa!” sorrise mostrando i suoi denti bianchi al riflesso del sole.
Riprese la strada per casa.
Incontrò la maestra, una bella signora che veniva da Sassari , aveva cinque figli e poiché non vi erano mezzi per viaggiare aveva presa in affitto una casa in paese e la mattina, come mamma chioccia si recava a scuola con i suoi figli in fila dietro lei.Però quel giorno era proprio elegante
Un bel completo ed il cappellino sulla testa
“oddio la fotografia!” si ricordò Maria Rosa nel vederla.
Salutò, la maestra che rispose con un materno sorriso.
“ma oggi è proprio una giornata speciale !” pensò Maria Rosa.
Intanto riprese a salire i gradini , ormai le donne erano sedute fuori sugli stessi gradini o sulla soglia dell'abitazione,
impegnate nel lavoro che dava  sostegno economico alla famiglia: facevano cestini che, vendevano per i paesi trasportandoli con gli asinelli.
Erano veramente abili nell’intrecciare fili di “palma nana “ e di  “asfodelo” per ottenere variate forme e grandezze con ricami ripresi da vecchi lavori.
Lavoravano con un fazzoletto in testa  per proteggersi dal sole e indossavano un grembiulone  ove tenevano aghi speciali di varie lunghezze.
Le loro mani erano forti, .le dita callose e solcate dallo sforzo di spingere l’ago e tirare il filo di asfodelo.
Le donne lavoravano e chiacchieravano.
Maria Rosa arrivò alla sua casetta, Pina le andò incontro e sorridendo l’abbracciò
“forse ce la faremo a comprarti persino le scarpe nuove!” disse la donna
“bello mamma! Su, aiutami voglio andare a scuola!”
La donna coprì il povero vestitino della sua bambina con un grembiulino che le aveva fatto .
Poi le fece due treccine e le raccolse con dei fiocchi bianchi
La bambina era felice. La maestra aveva avvertito “ domani arriverà da Sassari un fotografo ci farà la fotografia, mi raccomando , ditelo alle vostre mamme! E non vi assentate!”
“oggi mamma è proprio una bella giornata, sono emozionata, vedrò un fotografo e avrò una fotografia che conserverò per sempre!”
“cero piccola!” rispose la mamma emozionata.
Poi accompagnò la bambina a scuola.
Rimase fuori a chiacchierare con le mamme e quando arrivò il fotografo si radunarono in un angolo.
La maestra portò fuori gli alunni, li fece sistemare in ordine di grandezza, aggiustò colletti, giacche, mise dietro i bambini scalzi.
Pina era in prima fila , emozionata guardava il fotografo impegnato a sistemare un cavalletto, poi nascose la testa dietro un telo e al suo " siamo prnti?" schiacciò qualcosa ed uscì una fiammata.
In quel momento, un compagnetto diede un pizzicotto nel sederino di Pina e lei gli sparò una gomitata.
Quando ritirarono le foto ,i due bambini , rossi in faccia dovettero spiegare quel che era successo.
Passarono gli anni , grazie al lavoro delle donne "sui cestini , si sollevarono le condizioni economiche di quel paesello e Pina conservò sempre quella foto, anche perché, quel monello del compagno divenne suo marito



 



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