22 marzo, 2011

racconto........tutti al mare............


Era uno strano pomeriggio di Primavera.
Tea stava seduta sulla spiaggia di fronte al mare;  un  freddo vento Grecale le andava incontro donandole la sensazine di una giornata autunnale piuttosto che primaverile.
Non ne era dispiaciuta perchè l'autunno, come stagione, lo sentiva più vicino a lei.
La Primavera e l’estate erano già trascorse con l’infanzie e l’adolescenza, ora, viveva , l’inizio dell’autunno con i suoi caldi e posati colori: la stagione della maturità.
:Mentre si soffermava su queste lente riflessioni osservava le onde che si rincorrevano giocherellone , le guardava incantata , con il mento poggiato sulla mano.
In quello stato di rilassamento,la mente ritornò indietro nel tempo, all'estate della sua vita !!!
Fu come aprire un polveroso album fotografico: le immagini scorrevano lentamente mostrando i dettagli e i particolari di persone e avvenimenti vissuti.
Rivide i  suoi genitori, zia Pina, vedova di un eroe morto per cause di guerra, i fratelli, la sorella, i cugini, …………..erano cresciuti insieme, poi lo zio Luigi con la moglie e la sua simpatica nidiata di figli.
L’Estate era il periodo dove si trasformavano in un’unica famiglia.
Le scuole chiuse, tre mesi di vacanze davanti, permettevano il turnare dei  cugini, figli della zia Pina, nella sua casa.
Il giorno più bello era la domenica : si andava tutti insieme al mare.
La domenica aveva inizio al sabato con l’arrivo della zia Pina.
La mamma e la zia si occupavano di preparare le pietanze da portare al mare.
Praticamente provviste per la sopravvivenza di almeno un mese, in un bunker antiaerei.
Le due donne chiaccherando si destreggiavano fra impasti, pentole e condimenti vari.
Immancabili erano le polpette fritte e quelle  al sugo, per condire  gli gnocchi , piatto forte per i ragazzi.
Seguivano melanzane, impanate, ripiene, alla parmigiana…appresso, le zucchine in tutte le salse, i peperoni trifolati, buoni da mangiare e belli da vedersi nelle loro splendide divise rosse, gialle e verdi.
Poteva mancare il" porcetto" arrosto e qualche chilo di fettine impanate?per chiudere con la carne, vi era il piatto forte:" la lepre in agrodolce".
 - Tea si soffermò sull'immagine del padre che, dopo "il pranzo" sulla spiaggia, prendeva il fucile, indossata  la cartuccera,  si spostava nell'entroterra, tra i profumati cespugli e gli arbusti della macchia mediterranea e ritornava, poco dopo, portando nel carniere la lepre per la successiva domenica.
-  E il pesce? , poteva mancare?certo che no!!!.......sorrise Tea al ricordo.
Insalata di polpi e patate marinati con aglio, prezzemolo, peperoncino ,olio e aceto........... a volte anche l’aragosta.
Tea e sua sorella aiutavano in cucina.
Si sentivano prigioniere, nel  bruciare in quel modo, un  pomeriggio che avrebbero potuto dedicare  ad organizzare il materiale per giocare al mare come, invece, era concesso ai maschi.
Tra cugini e fratelli erano sei ,tutti impegnati nel preparare “gli attrezzi” per godere ogni attimo di quella stupenda domenica.
Soprattutto, quella parte che appariva la più noiosa: il dopo pranzo, quando, le madri rispettando la regola “niente bagno prima delle quattro ore” impedivano loro i giochi nell'acqua.
Non potevano, come da piccini, costruire castelli di sabbia, troppo noioso! studiando l'ambiente circostante l'accampamento della " tribù",  inventarono un nuovo modo per riempire quelle ore:
Alle spalle della spiaggia vi era un fiume, la sua acqua pulita e trasparente, tremendamente gelida , ma bassa, scorreva lentamente nel suo stretto letto.
Attraversandolo con due balzi, si arrivava in una radura erbosa , con rade piante e qualche cespuglio di macchia mediterrane; in uno spiazzo, vi erano i ruderi di una capanna di pastore, praticamente due mezzi muri a cielo aperto, ove i gechi e le lucertole si crogiolavano al sole. , quel luogo era il punto di arrivo della banda:che, iniziava la  caccia a quei rilassati rettili, con i fucili di legno, la molletta dello stendino e un elastico oppure qualche sasso e la fionda.
 Volte, la radura, diventava un campo di guerra; allora si organizzavano le battaglie: si "sparavano" palle di paglia marina bagnate nell'acqua gelida del fiume…tra grida e risate contenute...............sicuramente nessuno della "banda  fratelli-cugini" restava immobile ad ascoltare il russare degli adulti, addormentati all'ombra e cullati dalla musica delle onde......ogni tanto, come gatta sorniona, qualche mamma sollevava la testa gridando:
"dove siete? ci siete tutti?."..........e l'immancabile...."non litigate!"

 - La domenica mattina ci si svegliava presto ed elettrizzati;
la mamma metteva sulla fiamma il pentolone per cuocere gli gnocchi, nel frattempo si sistemavano le pietanze nelle terrine.
Non esistevano i frigo portatili o i contenitori di plastica ma tutto rigorosamente di ceramica, terrine di tutte le grandezze contenevano il cibo che veniva ricoperto con piatti , tenuti fermi da teli di cucina   annodati per gli angoli, piatti lisci e fondi, posate di acciaio e bicchieri di vetro, bottiglie di birra e di vino.
Tutto avvolto in tovaglioli di stoffa che, arrivati al mare , avrebbero svolto il loro reale uso.
C’era un bel da fare a sistemare tutto in cassette di legno rigorosamente coperte con tovaglie.
Finalmente , mentre, la mamma condiva abbondantemente di ragù e formaggio gli gnocchi, il babbo svolgeva la cerimonia dell’aragosta:
Prendeva, con cura, l’aragosta bollita,  la allungava sul tagliere, poi , con mano sicura la tagliava al centro della schiena, senza spezzare il filo rosso che, toglieva mostrandolo, orgogliosamente intero, a tutti.
Poi la spolpava e tagliata a pezzi, la condiva con pinzimonio di limone e olio.
“che emozione!”
Tea rideva al ricordo di quegli anni che non erano così lontani nel tempo: la tecnologia non aveva  ancora  intaccato sentimenti e l’amore per le cose semplici.i raduni e le feste familiari.
Finalmente pronti, iniziava la fase sistemazione dentro la “giardinetta” familiare.
Prima,  le cassette sul portapacchi, si cercavano gli incastri come in un puzzles,  poi si sistemavano  almeno tre ombrelloni ,si  copriva il tutto con i teloni degli stessi e iniziava la fase “prendi la corda “ “adesso tirami la corda”." me l'hai tirata addosso,'naggia a te, stai attento!" " ma non ci vedo!"......................
Legare tutto sul portapacchi era veramente un’ impresa, tanto era alta la montagna di bagaglio.
In cima alla montagna era riservato il posto all' amore, la passione dei ragazzi: la cameradaria di trattore o camion, rattoppata e gonfiata con cura dai maschietti , praticamente un unico salvagente  per tutti,
 Non era un semplice salvagente ma, la zattera dei pirati, la piscina per tuffarsi dentro come delfini; vi era un piccolo dettaglio: la grossa cameradaria aveva una valvola enorme , quindi tutti lottavano per non prenderla sulla schiena, sulle cosce, perché i segni che lasciava duravano tutta la settimana, naturalmente , quello accanto alla terribile valvola, era l’unico posto riservato alle femmine.
 - Infine, nella macchina, prendevano posto le persone.
 - Al ricordo Tea rideva ma, sentiva l'emozione salirle dal cuore per le “cose” e le persone che, si perdono nel tempo e non tornano più.
Davanti sedeva la mamma .
Nel sedile posteriore le femmine e la zia ed un maschietto, preso a caso per le orecchie, perché tutti volevano andare nel portabagagli che, il babbo chiamava sorridendo “la conigliera”. Sopra i loro piedi c'era la custodia con il fucile da caccia del babbo.
I ragazzi , cinque, entravano ad uno ad uno tra vari “aia!, spostati! E stringiti!” "mi schiacci"
Si lamentavano in un groviglio di gambe, ginocchia e braccia, però nessuno aveva   lasciato a casa la fionda che, sporgeva dalle loro tasche!!”
Tea adesso rideva da sola: “che pennellate di colori quelle estati!” pensava.
Intanto vedeva la macchina stracarica partire verso la spiaggia. dove si sarebbero incontrati con le altre famiglie di parenti.
In particolare quella dello zio Luigi.
 - Tea sperava che arrivassero dopo la sua famiglia,  perchè al vederli si moriva dal ridere.
Lo zio Luigi sistemava bagagli e famiglia in una cinquecento; il primo a scendere dalla macchina era lui.
Portava in testa, l'una sopra l'altra, le pagliette e i cappellini di tutta la famiglia e attorno al collo il salvagente "vero"per la sua unica figlia femmina.......la testa dello zio era il solo spazio disponibile per paglie e ciambella.......nel sedile posteriore stavano seduti una prima fila di figli e sulle loro gambe gli altri......
L'arrivo era la parte più ridicola: l'autista che, era anche il capotribù, apriva gli sportelli e ,come nei migliori film comici ,si usciva ad uno ad uno.......sembrava che da uno sportello si entrasse e si uscisse dall'altro.....................
Subito, si riceveva l’ordine: "che nessuno scappi! Ci sono i bagagli!”

Sistemati i bagagli, baci e abbracci con i familiari già arrivati, iniziava il rito”sistemazione ombrelloni e tendoni".
Il compito dei ragazzi era quello di mettere la sabbia per bloccare le tende oppure passare le corde…..poi via …in acqua..............….tra le urla delle mamme:
“non andate lontano!, guai a chi tiene la testa di qualcuno sotto l’acqua!, non vi picchiate! Lasciate spazio alle bambine! E voi bambine non fate i maschiacci!”
Parlavano al vento!
Ci si tuffava schizzandosi a vicenda, si tiravano manate di acqua e poi il babbo lanciava la cameradaria che, con un tonfo toccava l’acqua tra, le grida gioiose dei ragazzi., le mamme che continuavano a dare ordini e il babbo tranquillamente
“ma lasciateli giocare!”

                                         








E dopo la fatica per metterli su iniziava il lavoro a ritroso.

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