Finalmente si gioca.
“ La bella lavanderina
che lava i fazzoletti per i poveretti della città”..
Tea saltava sulla corda
che Anna e Pina giravano al ritmo del canto.
Il saltellare richiedeva
una particolare abilità nell'eseguire le regole concordate prima.
“fai un salto!”
Tea scavalcò la corda,
leggermente sollevata da terra, poi le due ragazze rotearono per tre
volte la corda per aria, mentre, Tea accovacciata ad occhi chiusi,
contava mentalmente i giri,
“fanne un altro!” …
Tea si sollevò
velocemente e riuscì a scavalcare la corda.
Era il pezzo più
difficile da eseguire, poiché richiedeva un'abile coordinazione tra
il ritmo del canto, i tre giri della corda sospesa in aria e lo
scatto per rialzarsi , saltare la corda nello stesso attimo in cui
ritoccava terra.
Quello solitamente era il
punto dove si “cadeva” e chi saltava cedeva il “testimone”
alla compagna che attendeva il turno.
“ Che fortuna!!”
strillarono le bambine
Il loro vociare si confuse
con quello dei maschietti, impegnati in una guerra tra due “bande
di...” sceriffi, banditi, soldati....si improvvisava. La fantasia
non mancava di stimoli e ingegno in quella scuola di vita che era la
strada.
Tea riprese a saltellare “
la bella lavanderina”... Era felice, finalmente fuori a giocare.
Quando mamma Vittoria
diede il “via libera” al gioco, Piero e Paolo presero per mano la
sorellina e con passo da “bravi bambini” salutarono la mamma che,
preso il cesto con il suo lavoro all'uncinetto, si accingeva a
raggiungere le altre mamme riunite nel cortile già impegnate a
chiacchierare.
Appena fuori dallo sguardo
materno, i tre cominciarono a correre, si separarono per saltare,
due per volta, i gradini verso la libertà.
Tea raggiunse le compagne
che lanciando il sasso piatto (imbresthia), giocavano a Paradiso.
Piero e Paolo dovettero impegnarsi per scovare i nascondigli delle
due bande opposte, in agguato dietro cantonate, porte e cortili giù
fino alla piazzetta del mercato.
Le bambine avevano
pressapoco la stessa età, solo Anna e Pina erano maggiori di due
anni. Erano loro che tenevano l'ordine nel gruppo, regolavano i
giochi, i turni , le discussioni e i bisticci. Erano già impegnate
in quello che sarebbe stato il loro “naturale” ruolo di mamma
“ ciao Tea,
finalmente!”...Tea salutò osservando i dieci rettangoli del
“paradiso”
Erano tracciati con un
sasso appuntito sulla strada sterrata.
Tea si rese conto che le
caselle erano state tutte conquistate dall'abilità delle amiche nel
lanciare il sasso e nel saltellare su una gamba. Ne rimase delusa.
Pina, notato lo sguardo
intervenne “ dai, cambiamo gioco?”
“si,si! Un altro. Dopo
breve discussione decidono per il gioco della corda.
“ ambarabàcicicocò tre
scimmiette sul comò...” si fa la conta per stabilire i turni,
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“La bella
lavanderina...” riprende a saltellare Tea
Uno sparo sfuggito al
gruppo dei maschietti soldato, la colpisce. La bambina cade per terra
piangendo lacrime di fango, per la polvere sollevata. Solo un
moderato strillo di dolore accompagnò la caduta, perchè se lo
avessero udito le mamme , avrebbero richiamato ciascuna i propri
figli in casa, accompagnandoli con una democratica dose di
sculacciate alle più piccole e sgridate alle maggiori, ritenute
responsabili del controllo della situazione.
Non erano le botte o le
sgridate a fare paura ma proprio il rientrare a casa prima del tempo
previsto.
Agli strilli, le due bande
dei maschietti bloccato il gioco, si avvicinano al gruppo delle
bambine. Alcuni hanno il fucile sulla spalla, altri lo tengono tra le
mani con la “canna” abbassata, le tasche dei pantaloni sono
rigonfie.. una di sassolini, biglie nell'altra c'è la “marroccura”
( trottola di legno), dalla tasca posteriore o dalla cintura pendono
le fionde. I ragazzini hanno un atteggiamento “convinto” ,
interpretano seriamente il ruolo scelto, mimando i personaggi delle
strisce dei fumetti: Black Macigno, le giubbe Rosse...
Il loro fucile,
rigorosamente colorato con il lucido delle scarpe, è forgiato su un
pezzo di legno sfregato con carta abrasiva. Il grilletto è una
molletta, presa dal filo dei panni, fissata con “elastici affettati
da una cameradaria di bicicletta . “Le pallottole” sono elastici
fissati in tira,tra la canna e la molletta.
Tea aveva ricevuto una
“tiralasticata” pungente.
“ come va Tea?, dove ti
abbiamo colpito? Dai scusa, non piangere!”. Chiesero preoccupati.
Sollevatala, si accorsero
che la bambina si sfregava una natica.
Dal gruppo si udì una
risatina. Stizzita Tea li imbonì“ siete stupidi!”
“Dai non offenderti !
...senti ti regalo la mia pallina portafortuna!” disse Giulio
mortificato per quella risata irriverente, intanto porge a Tea una
pallina pesante e dura, di fattura artigianale. Una preziosità.
Ogni maschietto andava
fiero del suo “talismano” costato ore di fatica.
Tea aveva dato una mano a
Paolo per preparare la sua. La bambina, di nascosto della mamma,
prese le forbici dalla macchina da cucire, seduta accanto a Paolo in
un angolo del giardino, aveva tagliato tantissimi cerchietti di
cameradaria di bicicletta. Intanto Paolo scelto un sasso abbastanza
tondeggiante lo avvolge nella carta ruvida del pane per dargli una
forma ancora più tonda, quindi,cominciò a rivestire il tutto con i
cerchietti. La palla dura e pesante era un “giocattolo” proibito
dai genitori insieme alla trottola di legno a forma di pera (
marroccura), dove il “picciolo era un chiodo appuntito e insieme
alla fionda.
I ragazzini trovavano i
momenti per esibirsi con il lancio della trottola o ad usar la fionda
lontano dall'attenzione dei genitori. I padri impegnati nel lavoro
non badavano ai giochi dei figli, le mamme avevano il loro daffare,
ogni tanto lanciavano uno sguardo dalla finestra. Nelle giornate
soleggiate si raggruppavano in un cortile e sedute sotto l'ombra di
un albero, chiacchieravano , cucivano, lavoravano a maglia o
ricamavano.
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6 commenti:
Quanto di te e della tua vita c'è in questo racconto? Mi piace come scrivi, riesci a portare chi ti legge dentro la storia.
Un abbraccio :)
ciao Xav...c'è tanto
anche quando invento io ci sono sempre...un abbraccio e grazie
è bello sapere che un giovane abbia la pazienza di leggere sulle foglie caduche...salutami la nonna ..mi sta proprio simpatica...smack,smack
bello e interessante scoprire giochi che apparentemente uguali ...variano da Regione a Regione, ad alcuni ho giocato anch'io...ciao ciao
Questo capitolo mi è piaciuto particolarmente, sono giochi che non ho mai potuto fare e deve essere stato davvero molto bello, è qualcosa che con l'età moderna si è perso... ma paradiso sarebbe campana per caso?
Un abbraccio!
Ciao Adry
grazie per la visita...era mia intenzione affidare ad un racconto la memoria sensitiva dei giochi di quando le strade erano il regno dei bambini e non delle macchine.
un abbraccio
Melinda carissima
è un piacere averti tra i miei lettori.
Si il paradiso è il gioco della campana, è così chiamato anche, in altri paesi della sardegna.
grazie cara
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