Seduta
sul calesse , teneva salde le redini. Le nocche delle mani bianche
erano l'unico segno visibile della tensione che la governava.
La
strada sterrata e in salita sballottava la carrozza e così la donna.
Tania
percepì la similitudine tra quella strada e la sua vira: sempre più
spesso in salita e colma di ostacoli.
Dopo
aver preso la decisione di recarsi al convento per cercare la figlia
abbandonata, si concesse ancora qualche giorno per chiarire le idee
, per assaporare pienamente le emozioni incontrollabili che
l'invasero di fronte alla svolta positiva del destino.
Adesso
,sulla strada , ripeteva ciò che aveva pianificato;
Avrebbe
raccontato, alla Madre Superiora, tutta la sua storia e , per la
prima volta, non avrebbe tralasciato nulla del suo vissuto, delle sue
scelte giuste o sbagliate e di quelle imposte da un destino
bizzarro.
Si
sentiva sicura del successo della sua richiesta, poiché, grazie a
Monsignore Piga aveva una casa e con i soldi risparmiati, con tanta
fatica, aveva comprato un campicello già seminato a grano.
“Sicuramente”,
pensò la donna, “non potranno restituirmi immediatamente mia
figlia . Non mi conosce ma, io mi proporrò come volontaria per
l'assistenza ai bambini e mia figlia imparerà ad amarmi. Solo allora
saprà del nostro legame. Le racconterò tutto, mi capirà, mi
amerà...Le suore mi aiuteranno...non possono impedire ad una madre
di ricongiungersi con la sua figliola, quando l'abbandonai ero poco
più di una bambina...!”
Ripeteva
quasi a rassicurarsi, perchè una parte di lei trasformava le
certezze in domande.
“Adesso
che ho il mio campo avrò più tempo libero”
Su
questo pensiero sospirò serenamente; ringraziò, con il cuore, la
bontà di Monsignor Piga, quale artefice dell'amore Divino che, non
ha figli abbandonati.
Ricordò
che, anche Monsignore ,durante le sue prediche diceva:
Dio
non abbandona i suoi figli, quando avete l'impressione che si sia
chiusa una porta e davanti a voi vi è il buio, non disperate mai, il
Signore vi aprirà sempre una finestra ove ritroverete la Sua luce e
la vostra strada. Egli è Amore. Pregate e mai disperate!
Abbandonatevi tra le braccia del Padre.”
Tania
sentiva vere quelle parole e una luce d'amore le riscaldò il cuore,
allontanando i dubbi.
Più
si avvicinava al convento più vedeva tra le sue braccia la figliola
“ chissà
se l'avranno chiamata Teresa...ma si, aveva al collo la catenina con
la “T”, sicuramente l'avranno battezzata con questo nome!”
Ancora
una curva ed apparve il monastero.
Arrivata
al portone vide “la ruota degli infanti”
“fermati
cuore mio!” implorò imponendosi un autocontrollo.
Puntati
gli occhi sul portone bussò.
La
suora della portineria aprì.
Tania
la riconobbe. Era suor Francesca. L'aveva vista diverse volte nella
sacrestia della chiesa prendere le “offerte” dalle mani delle
“dame di carità”, caricarle sulla carrozza per portarle al
convento.
“buon
giorno suor Francesca!” disse mestamente la donna
“ benvenuta
Tania “ rispose amabilmente la suora “ qual buon vento ti porta
da noi?”senza aspettare risposta si scostò per farla entrare
“accomodati cara!”
Tania
entrò e timidamente:
“ sorella
, avrei necessità di parlare con la Madre Superiora!” disse d'un
fiato la donna.
“cara
ti è successo qualcosa?” cercò d'informarsi suor Francesca “sei
così pallida!”
“accomodati
, !” le disse accompagnandola verso una panca “intanto io ti
annuncerò alla Madre Superiora.
Uscita
la suora, Tania, si ricompose. La conoscenza di suor Francesca animò
le sue speranza.
Poco
dopo, la suora rientrò e facendole segno di seguirla la condusse
nello studio della Superiora.
Fatala
accomodare ,uscì.
La
Superiora le indicò la sedia davanti alla sua scrivania!
“siediti
figliola!” esordì con un sorriso materno “ non ci siamo mai
incontrate ma...ti conosco”
Tania
impallidì
“come
Madre, mi conoscete?”
“certamente,
suor Francesca mi parla sempre delle persone che ci aiutano a gestire
l'orfanotrofio. “
La
giovane sorrise e prima che la Superiora , con i suoi interventi, le
facesse perdere il coraggio di raccontarsi , prese la parola
“ Madre,
anche se non ho mai pronunciato questo nome, al vostro cuore materno
mi rivolgerò...”
Tania
cominciò a sciorinare la sua storia . Con voce dignitosa le raccontò
tutto, non tralasciò alcun dettaglio.
La
Superiora l'ascoltò con attenzione. Dal suo sguardo non lasciò
trapelare la sofferenza che quella storia le provocava e, soprattutto
la risposta che avrebbe dato.
Terminato
il racconto con la richiesta, Tania, con le mani in grembo come
svuotata, rimase in attesa di risposta.
Dopo
alcuni attimi di silenzio, la Superiora si alzò e avvicinatasi alla giovane, le prese le mani:
“figlia
mia, ricordo benissimo quella notte quando sui gradini trovammo la
bimba febbricitante.
La
curammo con amore e cercammo sua madre.
Quell'abbandono
ci parve strano ; la bimba era avvolta in miseri panni eppure al
collo aveva la catenina che tu hai descritto, bella e di gran valore.
Cercammo
tra i nobili la famiglia alla quale poteva appartenere quella
catenina con la “T”
Nessuno
la riconobbe.
Noi
la battezzammo con il nome di “Teresa”, dando un senso a quella medaglia.
Tania
sorrise, mentre, lacrime di riconoscenza scorrevano liberamente sulle
sue gote.
“Madre,
dov'è mia figlia? La potrò riavere?...” un fiume di domande e di
proposte sgorgarono dalle sue labbra.
Suor
Gemma abbracciò la giovane:
“figlia
mia! Teresa non è qui con noi, fu adottata da una nobile coppia,
arrivata apposta dalla Toscana.
La
signora non poteva avere figli e la sua unica bambina era morta.
Vennero
in Sardegna per adottare una bimba che nessuno potesse mai reclamare,
mettendo il mare fra loro e questa possibilità... la bimba aveva tre mesi.!”
Tania
svenne.
Suor
Gemma suonò il campanello e con le consorelle la soccorsero.
Quando
la giovane aprì gli occhi, si trovò stesa su un lettino, di fronte
a lei un crocefisso:
“Padre,
aiutami a non arrendermi!... ho visto la luce e sono ricaduta nel
buio...!”
Voltato
il capo vide attorno a sé le suore che la fissavano con amorevole
sguardo.
Tania
cercò la mano di suor Gemma:
“ vi
prego madre, datemi il nome e l'indirizzo della famiglia, andrò
raminga ma, la ritroverò!”
“figlia
mia!” l'accarezzò la superiora “ tutti i documenti dell'adozione
li hanno portati con loro,sono trascorsi tanti anni...ricordo che
dissero che le avrebbero cambiato anche il nome...!”
Tania
fu colta da un pianto disperato.
“ascoltami
figliola” l'abbracciò suor Gemma “ nella mia lunga esperienza ti
posso raccontare di mamme che hanno ritrovato i figlioli e figlioli
che hanno ritrovato le loro mamme...!”
“ come
Madre, raccontatemi!” chiese Tania
“ a
volte succede che arrivati all'età della ragione, i genitori
adottivi raccontano al giovane la verità.
Qualche
giovane ha bussato alla nostra porta per ritrovare e conoscere la
madre naturale... mettiamo questa speranza nelle mani del Signore, a
Lui ricorriamo con la preghiera costante”
Tania
si agganciò a questa speranza .
Fu
trattenuta nel convento dalle suore affinchè si riprendesse
La
giovane ritrovò la forza nella preghiera e tra i bambini
dell'orfanotrofio .
Ritornata
in città riprese la vita di sempre.
Si
dedicò alla coltivazione del suo campicello, vendeva i prodotti al
mercato e risparmiava....saliva spesso al convento ove poteva
riversare l'amore e le cure materne verso bimbi che l'attendevano a
braccia aperte...
Trascorsero
così altri cinque anni durante i quali la donna non abbandonò mai
l'idea di riabbracciare sua figlia.
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