06 giugno, 2011

racconto....una vita insieme......ottava parte



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Angela  andava per il sentiero che, attraversando la vallata, portava sulla strada principale diretta a Sassari.
Piangeva. Nella mente non aveva una direzione precisa, solo un desiderio: allontanarsi dal palazzetto.
Lacrime d’amarezza scendevano lungo le sue gote, quando, la pioggia cominciò a cadere..
In pochi attimi fu d’acqua. Il bambino che portava nel grembo, si mosse. La giovane si fermò, recuperando coscienza della sua situazione..
 “figlio mio !” sussurrò accarezzandosi la pancina appena percettibile “staremo insieme, giuro che lavorerò e farò di te un signore, avrai tutto il mio amore, il mio cuore batterà solo per te”
Resasi conto che non poteva permettersi di ammalarsi si rifugiò in una grotta che, le intemperie avevano, scavata in una roccia.
Seduta, con le braccia incrociate attorno alle ginocchia, piangeva liberamente, i suoi singhiozzi si mescolavano con i rumori della pioggia.
Sentì arrivare una carrozza,:Il cuore le sobbalzò nel petto.
“Si era lui, Beppe.!”
La giovane si sollevò e si mise sul percorso della carrozza. Il giovane la vide, arrestò la corsa del cavallo tirando le briglie e scese.
La strinse a sè, la sollevò delicatamente  e a livello di labbra le sussurrò
“ amor mio, ho avuto tanta paura per te, adesso ti ho trovata, ti proteggerò, staremo sempre insieme, appena maggiorenne ti sposerò, lavorerò per te e tutti i figli che Dio ci manderà, dopo questo che aspettiamo!”
La baciò prima con tenerezza poi con frenetica passione, suggellando la promessa e cancellando le umiliazioni.
Saliti sulla carrozza, progettarono come procedere.
Adesso ti accompagnerò dalle suore dell’orfanotrofio.
Angela ascoltò, il viso esprimeva la vergogna che sentiva, nell’immaginare il volto della superiora che avrebbe appreso quelle intime rivelazioni.
Beppe , le sorrise: “ non preoccuparti!” disse “ sistemerò tutto io!, vedrai andrà tutto bene!”
Arrivati davanti al cancello del convento, Beppe scese e suonò.
Riconosciutolo, la suora portinaia lo fece accomodare e ascoltate le sue richieste si premurò affinché la Madre Superiora lo ricevesse.
Il giovane. ,come in confessionale, raccontò tutto alla  suora.
Terminato che ebbe, con serenità attese che la suora gli rispondesse.
La donna , evidenziò l’imbarazzo della situazione. Ricordò al giovane,  la bontà caritatevole in valore  di differenti donazioni, comprese quelle pecuniarie che donna Costanza elargiva alla chiesa per i poveri e gli orfanelli.
A beppe cominciò a tremare il labbro superiore per l’ansia, per la paura di ricevere un diniego.
La superiora, dopo qualche attimo di silenzio disse:
“non posso non capire vostra madre, ma non posso abbandonare per la strada, una donna che  aspetta un bambino . Darò disposizioni affinché le venga preparata una camera nel mio convento ove troverà amore , affetto e assistenza.  Però mio caro giovane, per voi non posso fare niente!”
Beppe si sollevò, gli occhi inumiditi da intrattenute lacrime; prese una mano della suora e baciandogliela
“grazie madre! Io starò dai frati finchè non troverò una sistemazione. Forse mi ci vorrà un lungo tempo, sicuramente fino alla mia maggiore età: Rispose il giovane tutto d’un fiato.
“per questo non vi dovete preoccupare!” rispose la suora “ ricordate però che questo è un convemto femminile e che chi sta qui dentro deve rispettare le regole. Ci siamo intesi giovanotto!!????!” Un leggero sorriso di comprensione si affacciò, negli occhi della suora.
Angela fu aiutata a sistemarsi in una camera. Tutte le suore l’accolsero gentilmente.
Beppe, dopo averla salutata, partì verso il convento dei frati con l’animo sollevato.
Ogni tanto gli ritornava nella mente la terribile bestemmia tiratagli da sua madre :Il ricordo gli provocava lungo la schiena, brividi di paura.
Arrivato davanti alla chiesa dei frati trovò ad attenderlo il factotum del padre.
Beppe lo guardò con sospetto: “buon giorno signorino !” disse L’uomo “ vostro padre vi manda questa missiva :
Consegnatagliela salutò e ripartì verso la vallata “conca gocciadoro”
Il giovane impaziente l’aprì. Vide il denaro ed emozionato lesse la missiva del padre.
Sorrise e sollevando gli occhi al cielo ringraziò il Signore per quell’appoggio che aveva ispirato all’amor  paterno.
Contò il danaro: ce n’era abbastanza per sistemarsi nell’immediatezza.
Entrò nel convento dei frati. Gli fu preparata la camera che occupava da giovanissimo studente liceale.
La notte non dormì: Tante idee gli si accavallavano nella mente.
Il mattino presto lo trovò sulla strada del convento.
Parlò con la madre superiore mostrando la missiva ed il denaro.
Poi ottenne il permesso di portare fuori Angela per decidere sul loro futuro:
Potevano comprare una casa e lui aveva già qualche idea sul lavoro da svolgere: aveva una carrozza ed un cavallo, si ricordò del porto di Turris e dei servizi delle carrozze……….e sognava, sognava ..la sua vita insieme ad Angela.
La giovane, seduta sulla carrozza, che li conduceva a Turris, ascoltò felice le proposte del suo amore.
Arrivati  si recarono verso il porto.
In un giardinetto antestante, vi erano un paio di carrozze che attendevano passeggeri. I cavalli mangiavano lentamente la biada attingento direttamente dalla sacca che pendeva loro dal collo.
I giovani sorrisero.
“Adesso cerchiamo una casetta!” disse Beppe.
Girando attorno al porto notarono un magazzino abbandonato. Vi entrarono: era un vecchio deposito di barche. Era molto alto e grande.
“Se ce lo venderanno, metteremo delle travi di castagno e ricaveremo due piani!” disse Beppe sognando ad occhi aperti.
“Al piano superiore sistemeremo l’abitazione: la cucina e tante camere perché voglio tanti figli da amare!” continuò Angela.
Poi : “Al piano terra , una parte faremo uno spazio per la carrozza ed il cavallo ed un altro faremo una grande cucina!”
“a che ti serve una grande cucina?" Chiese perplesso il giovane
Angela “anche io voglio lavorare! Sono brava a preparare torte, crostate, ciambelle…..le venderemo ai passeggeri che scenderanno dalla nave!”
Abbracciandosi scoppiarono a ridere
“ ma vedi un po’ la mia donnina!!!” esclamò Beppe , cacciando dalla sua mente la bestemmia della mamma che gli torceva lo stomaco, ritornando a galla, nei momenti meno opportuni.
Per le informazioni sul magazzino, si  rivolsero ad un ciabattino che aveva la bottega nei pressi e si fecero dare l’indirizzo del padrone del capannone.
Anzi, della padrona poiché l’uomo era morto e la moglie aveva abbandonata l’attività del marito , per incompetenza.
Trattarono con la donna e accordarono un incontro al pomeriggio per recarsi a Sassari dal notaio.
All’ora stabilita s’incontrarono.
Quando entrarono in città furono accolti dal tocco della campana della chiesa dei frati, che suonava annunciando alla comunità la morte di un concittadino.
I tre , seduti sulla carrozza, si segnarono dicendo all’unisono :” Dio abbia pietà della sua anima!”
Firmate le carte i giovani riaccompagnarono la signora a Turris.
Vista la tarda ora, la vedova insistette perché i due giovani si trattenessero almeno per la sera nella sua casa. Anzi li invitò ad usufruire della sua ospitalità anche nel periodo dei lavori.
I giovani emozionati ringraziarono e rimasero
Durante la cena raccontarono parte della loro storia-
La donna ascoltò emozionata “ figlioli” disse “ permettetemi di chiamarvi così, io non sono madre però ho nel cuore sentimenti materni………..contate su di me”
Con la” buona notte” si concluse una giornata intensissima di avvenimenti ed emozioni


                           la vedova

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