06 giugno, 2011

racconto......una vita insieme....nona parte



Al mattino successivo la vedova, signora Vittoria, preparò la colazione per i due giovani.
Si era svegliata di buonumore.
Sentiva che  quei giovani, capitati nella sua casa, per caso, sarebbero stati importati nel suo futuro.
Angela, su unvito della donna, rimase con lei a chiacchierare come due vecchie amiche.
Beppe si recò per prendere accordi con il maestro falegname e con il capomastro di una squadra di muratori.
Al pomeriggio si recarono al magazzino per dare le indicazioni su come desideravano avvenissero i lavori.
I due maestri artigiani misuravano e disegnavano come i giovani desideravano
Rientrati da donna Vittoria la informarono che i lavori avrebbero iniziato il lunedì successivo, perciò loro sarebbero ritornati a Sassari per avvertire i frati e le suore,della nuova svolta della vita, avrebbero comprato qualche vestito. Comunicarono che  sarebbero definitivamente rientrati a Turrys alla domenica pomeriggio.
La donna li abbracciò:
“qui siete a casa vostra!” con queste semplici parole affettuose li salutò
Arrivati vicino a Sassari, si dovettero fermare, all’altezza del cimitero, per permettere l’ingresso della carrozza funebre, seguita da numerose carrozze e gente a piedi
Quando le ultime persone entrarono,  i giovani, nel riprendere la strada liberata, sbirciarono all’interno del viale del cimitero.
Vi erano tantissime corone di fiori
Beppe: “ il morto doveva essere una persona amata e stimata ma anche ricca e molto nota.”
“certo!” aggiunse Angela”hai visto quanti fiori? Quanta gente? Però poveretto!” e si mise a recitare “ l’eterno riposo…”
Arrivati dalle monache si salutarono con un tenero bacio ed Angela sparì dietro il cancello.
Beppe si diresse al convento dei frati.
Il guardiano gli andò incontro e concitatamente:
Beppe, dove siete stato? Vi abbiamo cercato, non siete rientrato neanche alla sera!?”
Il giovane lo interruppe: “ che è successo?” chiese, con il cuore che gli batteva in gola
“non lo sapete?” fece il frate segnandosi con la croce
“avanti, ditemi!” riprese il giovanr innervosendosi
“vostro padre è morto!!!!................tutto il convento è al suo funerale!!!!!!!!!”
“padreeeeeeeeeeeeeeee!” urlò il giovane sollevando i pugni al cielo
“ perdonami!” e si inginocchiò con il volto tra le mani.”La maledizione di sua madre aveva fatto la prima vittima.!!” Pensò , pentendosi immediatamente dello stesso pensiero.
I frati, al rientro, lo trovarono in preghiera.
L’indomani informò Angela.
Raccolsero quello che donarono loro le suore e i frati e si allontanarono da Sassari diretti verso una nuova vita, lontano dalla persecuzione della bestemmia.
Nonostante la tristezza, la vita che cresceva nel ventre di Angela, i lavori che stavano rendendo più del previsto, la bontà di donna Vittoria sollevarono l’umore dei giovani.
Quando si trasferirono nella loro  casa Angela era al settimo mese di gravidanza.
Le suore le avevano mandato un raffinato corredino preparato da loro. Beppe passava a salutare i frati e le suore ogni volta che lo chiamavano per un viaggio a Sassari.
Questo succedeva spesso o per portare passeggeri a visite specialistiche, da avvocati, notai.
Oppure per trasportare pacchi. Lavorava bene. Era pagato sia in denaro che in merce: formaggio, verdure, pesci……………Angela e donna Vittoria che, nel frattempo si era trasferita da loro, ridevano soddisfatte anche dei loro affari.
La pasticceria funzionava bene per passeggeri e i golosi facchini ed operai del porto
Nei momenti liberi cucivano i vestiti con le stoffe che Beppe portava da Sassari.
In una sera di carnevale Angela fu presa dalle doglie, Beppe salì sulla carrozza e andò a prendere la “levatrice” dopo diverse ore che, gettarono Beppe nell’angoscia del ricordo della bestemmia materna, finalmente nacque Mario .
Non essendo sposati gli fu dato il cognome della madre.
Intanto trascorsero quei pochi anni che separavano Beppe dal raggiungimento della maggiore età.
Quando Beppe compì i ventitre anni, prepararono i documenti e , finalmente, si sposarono a Sassari nella cappella dei frati.
Le suore prepararono un modesto e privato rinfresco e gli sposi ritornarono a Turris.
Cominciarono i documenti perché Mario avesse riconosciuta la paternità e portasse oltre al nome, anche il cognome del notaio : Mario de Tora.
Adesso che erano in regola cominciarono a sperare in altri figli.
Mario rimase figlio unico e il riconoscimento della paternità, con il cognome che gli spettava, si rivelò una guerra di carte bollate con sua nonna, donna Costanza.
Guerra che durò anni.
Angela e Beppe non si arrendevano. Visto che non riuscivano ad avere altri figli, “adottarono” orfane affidate alle suore. Quella categoria di orfane che nessuno aveva adottate e crescevano in convento.
Avevano dai dodici anni in su.
Angela le trattava come figliole. Mangiavano alla loro mensa, aiutavano nella pasticceria che, nel frattempo era diventato un vero “emporio.”
Si vendeva di tutto: generi alimentari, pasticceria, vasellame, regali di nozze e vestiti.
Beppe cambiò la carrozza ed il cavallo prese anche un carretto così trasportava di tutto.in più aggiunse biciclette da dare in affitto a chi desiderava muoversi in autonomia
Quando le giovani si fidanzavano, i loro promessi chiedevano ufficialmente la mano a Beppe ed Angelina che, felicissimi preparavano la festa.,come si fa per delle vere figliole.
Il giorno del matrimonio, Beppe, con l’abito scuro, dopo aver, con la moglie, dato la benedizione alla giovane, l’accompagnava all’altare, per consegnarla  allo sposo.Come un vero padre.
Quando le giovani divennero madri, insegnarono ai loro pargoli a chiamare Beppe ed Angela con l'appellattivo di " nonni". Dono che apprezzarono tantissimo.
Nonna Angela teneva un contenitore di caramelle sempre pronto per gli amati nipotini, nonno Beppe comprò delle biciclettine e li attendeva per giocare con loro.
A Turris erano conosciuti per la cura , l'amore , la generosità, la disponibilità nell'aiutare gli altri
Mario studiò a Turris, però aveva poca voglia di studiare, amava, invece la pesca.
Non vi era stagione fissa per scappare al mare. Ogni occasione era buona.
Il giovane aveva venti anni quando, una mattina d'inizio Primavera, firmò la ricevuta di una raccomandata per suo padre.
Incuriosito  gliela consegnò.
Apertala, Beppe apprese dal notaio Froldi che sua madre era morta dividendo tutti i poderi, con atto notarile, ai suoi contadini , aggiunse che,  a Beppe spettava, come legittima il “palazzetto” che sua madre non aveva fatto in tempo a vendere.
Beppe si sedette a tavolino e scrisse al notaio la sua rinuncia alla “ legittima parte”, sottolineò che non voleva mai più sentir parlare dell’argomento.
che facesse pur quel che gli piaceva tanto lui non era interessato a niente che appartenesse a sua madre.
Nel frattempo che, il padre scriveva, Mario si recò al porto a pescare.
Nom avvertì sua madre, poiché ella aveva paura che il giovane si tuffasse nelle acque fredde del porto ,per staccare la lenza incagliata. E glielo proibisse.
Verso le undici rientrò. Aveva nascosto i vestiti bagnati sotto il cappotto.
Era sua intenzione entrare di soppiatto in casa, togliersi gli abiti bagnati e sostituirli con altri.
Beppe ed Angela lo incontraroned  mentre saliva il primo gradino
“dove eri ?” chiese Angela
“Ho fatto due passi per sgranchirmi le gambe , ero tutto il mattino seduto a studiare.” Mentì il giovane
“bene, figliolo!” disse suo padre”adesso prendi la bicicletta, vai a Sassari a questo indirizzo e consegna nelle mani del notaio questa lettera! mi raccomando è urgente”
Mario avrebbe voluto dire la verità ai suoi genitori, ma la bugia era troppo grossa, loro avevano la massima fiducia in lui, non se la sentì di deluderli.
Prese la lettera, si sedette e pedalò per arrivare a Sassari e rientrare in fretta, così avrebbe potuto cambiarsi.
Un’ora dopo era a casa.
Appena entrato svenne per la febbre alta. Fu mandata una giovane a chiamare il dottore, Beppe era fuori  per lavoro .
Aiutata da donna Vittoria e le altre ragazze, Angela mise suo figlio a letto.
Come lo spogliò si rese conto di quel che era successo: i vestiti di Mario erano zuppi di acqua marina e sudore.
Quando arrivò il medico potè solo constatare che il giovane era appena spirato per polmonite fulminante
Al suo rientro Beppe trovò fuori della sua casa una calca di persone, scese velocemente dal calesse e vi si avvicinò.
Le urla di Angela gli squarciarono il cuore: la maledizione di sua madre.
Abbracciati accompagnarono il loro ragazzo all’ultima dimora.

                               


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