Gli amici del bar
Con una tazzina di caffè in mano,
Paolo, guarda fuori della finestra.
La città si sveglia. Nel palazzo si
odono i passi più mattinieri muoversi ancora sonnolenti, gli
sciacquoni dal bagno, l'odore del caffè ... tutto ripetitivo persino
l'ambulanza che passa fendendo l'aria con il suo allarme spietato.
L'uomo, una sessantina d'anni ben
portati, ha un fisico d'atleta, asciutto costantemente allenato onde
evitare anestetiche “bordure o maniglie”. In città lo chiamano
“mister” sia i giovani che ha allenato rinnovando, per diverse
generazioni, la locale squadra giovanile di calcio, sia i loro
genitori e quanti lo conoscono.
Guarda il fondo della tazzina, rotea
l'ultimo goccio di caffè per sciogliere quel po' di zucchero che è
tenacemente attaccato al suo esistere e lo butta giù amaro.
Come amaro è stato il suo risveglio,
anzi lo è ogni mattina da quando si è separato dalla sua compagna.
Non le manca la compagna ma la
compagnia.
La solitudine lo assale nei momenti più
legati alla quotidiana intimità nelle pareti domestiche.
Apparecchiare il tavolo con mezza
tovaglia, pasteggiare in solitudine. Il momento veramente critico è
quando cala la bruma della sera.
Per capire quel che gli manca deve fare
un bel viaggio a ritroso nel tempo. All'inizio della relazione con la
sua compagna.
Solo adesso coglie il calore di quei
piccoli gesti che allora facevano da corollario ad altri che
corrispondevano meglio al loro sfogo passionale.
Un bacio fugace prima di recarsi al
lavoro, il dito che accarezza le labbra, la mano che ti sfiora
casualmente, lo sguardo complice...
Si volta di scatto. Sciacqua la
tazzina, ritira la mezza tovaglia. Un' ultima visita al bagno e poi
davanti allo specchio, di fronte a se stesso : - dai sorridi...di
più...ancora di più..ancora un pochino!- il sorriso appare insieme
al volto dei suoi amici che lo attendono al bar per il solito
“cazzeggiare” mattiniero.
Sono un gruppo ben affiatato. Tutti
pensionati, si conoscono da sempre e trascorrono il mattino a parlare
e scherzare di quando il “giovin guerriero” andava di spada e non
di parole. Ogni tanto uno muore e ci si incontra con sincera
tristezza al funerale.
Paolo, caccia i pensieri malinconici –
dai Paolo che sei il più giovane!- ripete quasi ad incoraggiarsi.
Con una mano prende le bollette da pagare, perchè pensa di passare
prima alla posta, con l'altra raccoglie il borsello, il mazzo delle
chiavi, esce fuori e con una rotazione del piede “sbam” chiude il
portoncino del suo appartamento lasciando dentro le sue malinconie
Sta per scendere le scale ma si blocca.
Ha tra le mani il mazzo delle chiavi, preso d'angoscia, le tasta bene
- Cazzzzz! Non sono quelle giuste!
Poggia tutto sul pianerottolo
- che testa di cazzz...e adesso come
faccio?
Seduto sul gradino si ripete
- calma, ragioniamo...la porta è
chiusa ma...i tre passanti, poiché non ho dato tre giri di chiave,
sono al loro posto, “onderagionpercui devo trovare il sistema per
smuovere l'unico “dentello” che trattiene la porta chiusa e che
ha una sagoma che termina di sbieco”
- Eureka!!-
grida saltellando di gioia.
Adesso si tratta di trovare “qualcosa”
di flessibile, sottile e abbastanza resistente da infilare tra le due
metà della porta, cercare la parte di sbieco del dentello e farlo
ritrarre.
“sarà un'impresa” sospira l'uomo
portandosi le mani alla testa pelata per lisciare e dare forma reale
ai pensieri visto che non ha capelli.
- Una lastra, mi occorre una lastra...
e dai che sei forte!!!- S'incoraggia
Preso il cellulare cerca nella rubrica
il contatto con Giam.
Chi è Giam?
L'amico di sempre, quello che è
presente quando lo cerchi, che ...se l'amicizia è stare come il culo
con la camicia , ecco questo è il caso.
- Pronto!?...che ti succede così,
all'improvviso, prima che il gallo canti?- risponde Giam dall'altra
parte
- scusa, dormivi ancora?-
- no sono in giro con il cane e aspetto
che...eccolo ci siamo...catta e quanta ne fa???-
- Senti Giam, in questo momento, non
m'interessa essere informato su questo dettaglio, ho una urgenza....-
- Anche tu? Catta ca'!!!- risponde
Giam, con quel tono di voce scherzoso a doppio e triplo senso tipico
del loro interloquire
Paolo sorride – Giam mi occorre una
lastra?-
- di marmo o di granito, con fioriera,
lampada e foto...ecco per la foto occorrerebbe la tua presenza perchè
vi sono varie...-
- Giammm!” lo interrompe un disperato
Paolo. In altre occasioni quel dialogo “non sense” sarebbe
continuato lungo il percorso fino al bar concludendosi con una
“pacca” sulla spalla ed una sana risata.
- Giam...sono seduto sul primo gradino
della scala, chiuso fuori l'appartamento!!!-
- Autolesionismo o autogoal?-
- Ecco, bravo...mi sono chiuso fuori!!!
...-
- uhummm, quindi la lastra ti serve per
scolpire un ariete e buttare giù la porta...-
- Giam, mi occorre una lastra da
radiografia ...- e finalmente spiega la sua idea per risolvere il
problema.
Qualche minuto e Giam è lì. Con una
busta gialla davanti al viso finge di nascondere un' ironica risata.
- Dai qua!- Ride Paolo.
I due iniziano le manovre per infilare
la lastra nel punto esatto dove sta il dentello, soprattutto la parte
di sbieco.
Sembrava facile!!!!
- no, lì non va bene! Mettila più
giù!-
-Noo! Non è la posizione giusta, vai
calmo!-
- Ecco adesso ci siamo, dai spingi,
spingi piano, piano...adesso più forte, tutto a dritta !!!...non fa,
prova tu!-
- Dai spostati che provo io, tu spingi
quando te lo chiedo -
- Ecco ci siamo, dai, dai...un po' di
vasellina ci avrebbe aiutato -
- Pensa a spingere, dai che ci siamo,
spingi, spingi!-
La porta si apre.
- Finalmente!!- sfiatano con un lungo
sospiro di sollievo i due.
– Sporcaccioni! Spudorati...froci...e
chi l'avrebbe mai detto? -
Sbotta indignato l'inquilino del
piano-terra che ritorna dentro sbattendo la porta. Ha fretta, fretta
di raggiungere il cellulare e trasmettere la notizia prima che
qualche altro gli tolga l'appannaggio d'esser stato il primo a
sapere. - Si, li ho sentiti e visti io con i miei occhi !! -
aggiunge per rendere più credibile
“l'avvenimento” che per un po' lo terrà al centro
dell'attenzione morbosa del pettegolezzo
Paolo e Giam ridono -
Paolo preso il mazzo delle chiavi
“giusto”, poggia la porta per chiuderla. Quando sta per
accostarla si blocca per prendere a spallate e calci qualcosa
d'invisibile che da dentro spinge per uscire fuori .
Giam lo osserva perplesso – Che fai?
-
- Non stare fisso come un baccalà a
pormi stupide domande....dammi una mano!!! -
Lo richiama, con voce strozzata dallo
sforzo, Paolo
- A far che?-
- aiutami a chiudere dentro la
malinconia!!!-
- Pronto...bastava dirlo, no?!-
A spintonata ricacciano dentro la
malinconia.
Sono esausti.
Poggiate le spalle al muro, asciugano
il sudore dalla fronte.
La lastra, colma di ferite, agonizza
per terra
- Ehi Giam! che lastra era quella?-
- Non lo so...ho preso la prima che ho
trovato!-
La raccolgono insieme e sollevatala
Giam : - Ma questa è la lastra della
mia prostata!!!-
Paolo : – mi dispiace ho sgualcito la
cravatta...però il nodo era già compromesso!!!-
Ridendo escono per andare al bar.
1 commento:
Vis comica ridanciana,a velare la malinconia degli anni che passano.
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