24 giugno, 2013

racconto...i venditori

Li vindioli

Quando non c'erano i market ma prima ancora quando non c'erano neanche i negozietti “emporio” dove si vendeva di tutto e di più, nei piccoli paesi avveniva lo scambio di merce al “baratto”.
Dalle città arrivavano “li vindioli”, i venditori.
Gli anziani raccontano anedotti spassosi su questi commercianti ambulanti che tutti attendevano per interrompere la quotidianità spendendo qualche soldino in cambio ,soprattutto,di notizie dalla città e pettegolezzi dagli stazzi attorno.
Tziu Paurinu Truddioni ( zio Paolino scorreggione) così chiamato perchè annunciava il suo arrivo con due trombe: una di ottone l'altra naturale.
Era un buffo vecchietto. A detta di tutti lo avevano conosciuto sempre così: capelli e barba bianchi-giallognoli, la fronte solcata di rughe, il sigaro in bocca con la parte accesa verso l'interno
-Perchè tziu Truddiò fumate il sigaro alla rovescia?- gli chiedevano già conoscendo la risposta
- pa alimintà lu mutori e cunsummì pocu carburanti- (per alimentare il motore ,alludeva all'aria petale- e consumare meno il sigaro) e tutti ridevano.
Tziu Paurinu aveva un carro di legno rinchiodato e risistemato alla male e peggio , trainato da una coppia di buoi vecchi e bavosi, quasi fossero parenti stretti con il padrone. Sul carro vi erano sistemate o botti o damigiane perchè vendeva o “vino d'annata buona” o “ ozu in manu” olio di oliva garantito.
Si era a fine Novembre. Il tempo era grigio. Quella mattina in paese arrivarono due “vindioli”:
tziu Paulinu Truddioni e tziu Arrò lu maccu ( zio Arrò lo scemo) , così detto perchè per superare
un'innata balbuzie , inspirava aria e emetteva il suo richiamo con un urlo iniziale che andava a chiudersi in un gemito da moribondo.
“AAAAAARRRROOOtiiiiiiiiiiiinnoooooooooooooooooo!”
La gente sentiva solo la prima parte da cui il nome “Arrò”
Tziu Arrò arrivava pedalando sopra una bicicletta officina “fai da te”. Non era matto per niente ma lo chiamavano Arrò di nome e Maccu (matto) di cognome perchè fermatosi nelle vie ,poggiata la cassetta con i ferri per terra, con una mano muoveva il pedale che girava la mola smeriglio , con l'altra teneva il coltello o l'arnese d'arrottare e non si sa come facesse ,le donne si sentivano toccate.
“ o tziu Arrò, ma seddi maccu? “- o zio Arrò, ma siete matto?” fingevano indignazione le donne
e lui con l'espressione del finto tonto rispondeva:
“si,si socu maccu eu e macca è mamma!” -si sono matto io e matta e anche mia mamma!
Quella mattina tziu Arrò entrò in paese con una nuova cassettina piena di ombrelli.
Visto il tempo aveva deciso di vendere ombrelli. La novità avrebbe attirato più donne.
Tziu Paurinu e tziu Arrò s'incontrarono all'entrata del paese , si salutarono in cagnesco pensando che due venditori nella stessa mattina avrebbero fatto pochi affari, la gente non aveva molti soldi.
Tziu Paurinu, con i buoi ostruì la strada a tziu Arrò e andando avanti gridava
“vinu d'annada bona!”
e tziu Arrò da dietro seguiva
“Pareaaa!” significa ombrelli ma tradotto alla lettera parea-par acqua
e fecero tutta la strada principale
il primo urlava “ vino d'annata buona”
quello dietro “ parea” sembra acqua
Uscirono tutti dalle case e riuniti ridevano a crepapelle indicando i due “vindioli”
Insospettito tziu Paurinu si fermò per capire , sentitosi preso in giro, scese dal carro, avvicinatosi alla cassetta degli ombrelli ne acchiappò quanto potè e le suonò di santa ragione a tziu Arrò lu Maccu.
Da quel giorno i due vindioli si evitarono e tziu Arrò perse “la mano morta”



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