Li vindioli
Quando non c'erano i market ma prima
ancora quando non c'erano neanche i negozietti “emporio” dove si
vendeva di tutto e di più, nei piccoli paesi avveniva lo scambio di
merce al “baratto”.
Dalle città arrivavano “li
vindioli”, i venditori.
Gli anziani raccontano anedotti
spassosi su questi commercianti ambulanti che tutti attendevano per
interrompere la quotidianità spendendo qualche soldino in cambio
,soprattutto,di notizie dalla città e pettegolezzi dagli stazzi
attorno.
Tziu Paurinu Truddioni ( zio Paolino
scorreggione) così chiamato perchè annunciava il suo arrivo con due
trombe: una di ottone l'altra naturale.
Era un buffo vecchietto. A detta di
tutti lo avevano conosciuto sempre così: capelli e barba
bianchi-giallognoli, la fronte solcata di rughe, il sigaro in bocca
con la parte accesa verso l'interno
-Perchè tziu Truddiò fumate il sigaro
alla rovescia?- gli chiedevano già conoscendo la risposta
- pa alimintà lu mutori e cunsummì
pocu carburanti- (per alimentare il motore ,alludeva all'aria petale-
e consumare meno il sigaro) e tutti ridevano.
Tziu Paurinu aveva un carro di legno
rinchiodato e risistemato alla male e peggio , trainato da una coppia
di buoi vecchi e bavosi, quasi fossero parenti stretti con il
padrone. Sul carro vi erano sistemate o botti o damigiane perchè
vendeva o “vino d'annata buona” o “ ozu in manu” olio di
oliva garantito.
Si era a fine Novembre. Il tempo era
grigio. Quella mattina in paese arrivarono due “vindioli”:
tziu Paulinu Truddioni e tziu Arrò lu
maccu ( zio Arrò lo scemo) , così detto perchè per superare
un'innata balbuzie , inspirava aria e emetteva il suo richiamo con un urlo iniziale che andava a chiudersi in un gemito da moribondo.
un'innata balbuzie , inspirava aria e emetteva il suo richiamo con un urlo iniziale che andava a chiudersi in un gemito da moribondo.
“AAAAAARRRROOOtiiiiiiiiiiiinnoooooooooooooooooo!”
La gente sentiva solo la prima parte da
cui il nome “Arrò”
Tziu Arrò arrivava pedalando sopra una
bicicletta officina “fai da te”. Non era matto per niente ma lo
chiamavano Arrò di nome e Maccu (matto) di cognome perchè fermatosi
nelle vie ,poggiata la cassetta con i ferri per terra, con una mano
muoveva il pedale che girava la mola smeriglio , con l'altra teneva
il coltello o l'arnese d'arrottare e non si sa come facesse ,le donne
si sentivano toccate.
“ o tziu Arrò, ma seddi maccu? “-
o zio Arrò, ma siete matto?” fingevano indignazione le donne
e lui con l'espressione del finto tonto
rispondeva:
“si,si socu maccu eu e macca è
mamma!” -si sono matto io e matta e anche mia mamma!
Quella mattina tziu Arrò entrò in
paese con una nuova cassettina piena di ombrelli.
Visto il tempo aveva deciso di vendere
ombrelli. La novità avrebbe attirato più donne.
Tziu Paurinu e tziu Arrò
s'incontrarono all'entrata del paese , si salutarono in cagnesco
pensando che due venditori nella stessa mattina avrebbero fatto pochi
affari, la gente non aveva molti soldi.
Tziu Paurinu, con i buoi ostruì la
strada a tziu Arrò e andando avanti gridava
“vinu d'annada bona!”
e tziu Arrò da dietro seguiva
“Pareaaa!” significa ombrelli ma
tradotto alla lettera parea-par acqua
e fecero tutta la strada principale
il primo urlava “ vino d'annata
buona”
quello dietro “ parea” sembra acqua
Uscirono tutti dalle case e riuniti
ridevano a crepapelle indicando i due “vindioli”
Insospettito tziu Paurinu si fermò per capire , sentitosi preso
in giro, scese dal carro, avvicinatosi alla cassetta degli ombrelli
ne acchiappò quanto potè e le suonò di santa ragione a tziu Arrò
lu Maccu.
Da quel giorno i due vindioli si
evitarono e tziu Arrò perse “la mano morta”
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