Prosa: l'incubo
Anna aprì faticosamente gli occhi.
Un lampo improvviso l'accecò.
Riabbassò le palpebre.
“Che strano risveglio!?!”. Pensò
perplessa
Si sentiva indolenzita e disturbata da
un forte e inusuale mal di testa.
“Che mi succede?” si chiese
Le parole le rimbalzarono addosso come
l'eco da una grotta profonda: “che..eee...mi.iiii..su..cce.deeeee!”
“boing,boing, boing” Il rimbalzo le
martellò la testa di fitte doloranti.
“ Oddio, come sto male!!” pensò
sentendo l'ansia arrivare con le sue oscure
gramaglie.
“Perchè sto così male? non bevo,
non fumo, mangio dietetico, vado a letto presto!”
Altre volte aveva riso di quella sua
vita monastica, ma non ora.
Cercava nella confusa mente un
“qualcosa” che giustificasse lo strano malessere. Niente.
Un improvviso flash squarciò la mente
“l'odore”.
Un odore acre penetrava nelle narici
“Oddio! non sono a casa mia!” urlò
con i crampi allo stomaco
“Che mi succede?...che mi succede? “
si tormentò alimentando, con le sue paure, nuove e più doloranti
fitte.
“Dove sono???” urlò. Nessuna
risposta. Nella mente il vuoto.
La paura dell'ignoto la portò a
torcersi le mani.
Non si mossero. Le sue mani erano
gelidamente aggrappate ad un freddo metallo. Erano le sponde del suo
stretto giaciglio, constatò.
Questa scoperta animò il terrore e
mille dubbi giostrarono nella mente già provata
“Oddiooooooooooooo! Non sono a casa
mia, non sono nel mio letto...dove sonooo?” esplose con quanto
fiato aveva in gola
Non ottenendo risposta: “ calmati”
disse a se stessa
“ Si,si, se starò calma farò mente
e sicuramente troverò le risposte ai miei perchè!”
Un altro flash cancellò tutto:“ un
incubo!...ecco sto dentro un incubo...tra un po' il letto oscillerà
ed io cadrò urlando nel vuoto!...si,si...è così e non sarebbe la
prima volta!”
“devo svegliarmi!” decise. Provò a
sollevare prima una gamba, era rigida, pesante come granito e così
l'altra
“bastaaaaaa, qualcuno mi
svegliiiiii!”
L'urlo le si strozzò in gola
Il giaciglio cominciò ad ondeggiare
come barca colta di sorpresa dal maestrale. Le orecchie pulsarono
sotto un vortice di venti impazziti.
Anna, per non cadere, si attaccò, come
ventosa, alle sponde
“Oddio, che mi succede, dove sono?
Come son finita dentro questa bufera? Urlò
“ c'è qualcuno con me? Mi avete
sequestrata? Drogata?” strillò, tra singhiozzi di disperazione,
tutto quel che la sua immaginazione, addestrata dai film d'azione, le
suggeriva
“ Per pietà, sono un'impiegata, non
possiedo nulla, avete sbagliato persona...!”
Fuori di testa per le incognite,
vomitava tutte le ipotesi possibili per pianificare dentro una
qualsiasi logica la drammatica situazione che stava vivendo.
Non ricevette risposta
Era sicura di non esser sola, di
trovarsi sopra un mezzo di trasporto. Dal dal beccheggio del mezzo,
poteva supporre d'essere su una barca.
Cominciò a piangere e nel pianto
vomitava istericamente sia suppliche pietose che maledizioni
ai presunti sequestratori
Le immagini dei suoi cari sfumavano
nella mente stanca, dolorante. Avrebbe voluto gridare il loro nome,
perchè qualcuno accorresse ma...non li ricordava
Udì il suono di una sirena. Il cuore
prese la rincorsa della speranza
“qualcuno avrà denunciato la mia
scomparsa, i servizi d'ordine mi staranno cercando, mi salveranno!”
Pensò la donna. Il battito cardiaco martellava le tempie, l'ansia
contraeva lo stomaco
“che giorno sarà? Perchè non sono
al lavoro? Signore aiutami!!”
Urlava la donna nella speranza che
qualcuno la udisse e non solo pensava, con i suoi strilli, di
spaccare i timpani ai sequestratori così l'avrebbero scaricata per
liberarsi delle sue urla
Qualcosa o qualcuno si mosse accanto a
lei. “Aiuto!!!! sono qui, salvatemi!!!” urlò con quanto fiato
aveva in gola. Un eco disarmonico di parole, come fuoriuscite da un
megafono, martellò impietoso i timpani doloranti della donna “stia
zitta! Stia zittaaaaaaa...non se ne può più!!”
“vorrei vedere te al posto mio!
Maledettooo!!! Chi sei? Cosa vuoi da me? Perchè mi tieni
prigioniera!...liberami, non sono ricca, ti pregooo” invocò la
donna passando dal tono prepotente a quello pietoso.
Per tutta risposta il megafono gracchiò
“ La smetta di rompere i timpani!” intanto due forti mani
assicurarono le caviglie e i polsi della donna alle sponde del
giaciglio.
“nooooooooooooo!” urlò con quanto
fiato aveva in gola: “ liberatemi, soffro di claustrofobia...vi
prego starò buona, non urlerò più!”
“cosa volete da me? Perchè sono
prigioniera?...piagnucolò, colta da conati di vomito
Si addormentò per la stanchezza.
Quando Anna si svegliò il mal di
testa, seppur attenuato, le ricordò l'incubo. Era sempre ancorata
allo stretto giaciglio ma non udiva né motori né rollìi.
L'ambiente era ovattato, silenzioso, troppo silenzioso. L'odore era
lo stesso, solo più acre tanto che il naso infastidito, le prudette.
Sollevò la mano per alleggerire il
fastidio...era libera. Distratta dal prurito non udì i passi felpati
che le si avvicinarono. Qualcuno le toglieva di dosso i jeans
tirandoli a strattoni dalla caviglie.
Avrebbe voluto ribellarsi, difendersi,
urlare, scalciare ma...era troppo stanca, confusa, impedita, come se
uno schiacciasassi le fosse passato addosso
Per la paura svenne.
Quando ritornò in se si rese conto di
avere addosso un camicione che le copriva solo il davanti mentre, la
parte posteriore poggiava scoperta sopra un fresco lenzuolo.
Fattasi coraggio, Anna aprì gli occhi.
In una nuvola di nebbia due fantasmi
bianchi roteavano nella stanza confondendosi l'uno nell'altro. Un
raggio di luce evidenziava alcuni quadri di un nero lucido dove
teschi umani ridevano guardandola con enormi cavità orbitali.
“ o sono morta e attendo che mi
chiamino dall'ufficio “ tuus locum ab aeternum” o sono al
manicomio.. impazzita!” Pensò rassegnata la donna
Chiuse gli occhi per ascoltare l'altra
metà di se stessa, quella più spiritosa , che stuzzicandola le
rammentava che i manicomi erano chiusi, mentre, l'ufficio
“destinazioni definitive” ” di San Pietro era aperto. In un'
altra occasione avrebbe riso, adesso non le sembrò il caso. Si
addormentò.
Al risveglio la nebbia era svanita,
tutto aveva smesso di roteare, anche i fantasma si erano fermati, le
stavano di fronte voltandole le spalle..e non erano fantasmi ma due
uomini in camice bianco. sollevavano verso una fonte di luce delle
lastre craniche
La donna concentrò l'attenzione sulle
parole dei due.
“bla, bla, bla trauma cranico bla,
bla, ischemia, bla,bla macchia bianca più evanescente delle lastre
precedenti...bene, bene
“ professore pensa che possiamo
mandare la signora in corsia?”
“uhummm, rivediamo il tutto! a che
ore è arrivata l'ambulanza con la signora?”
“ alla undici e trenta... ah professore la signora, durante il tragitto ha avuto un violento attacco di panico!” Lente lacrime scesero sulle gote di Anna: Sono viva.
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