16 luglio, 2011

contratto di matrimonio......quinta parte

Annedda si mostrò , subito, un’ottima padrona di casa.
Poiché veniva da esperienze di servitù e miseria seppe cogliere , da queste, le regole per mettere ordine nei ruoli che competevano a ciascuno
Pur essendo diventata padrona rimase semplice e, lei per prima dava il buon esempio alzandosi all’alba con i servi e lavorando con loro.
Mentre suo marito si occupava di terreni , coltivazioni e pascoli lei rimise in piedi  la funzionalità della casa.
Riunì tutti i servi e diede gli incarichi specifici onde evitare dispetti e bisticci che accadevano, lontano dagli occhi del padrone.
Chiamò per nome i servi  che avrebbero dovuto occuparsi di tagliare la legna, accendere ed alimentare il fuoco rispettando  le esigenze quotidiane e stagionali della casa e delle persone; scelse le donne che si sarebbero dovute occupare della biancheria, andare al fiume per fare il bucato, stirare e cambiare le lenzuola nei letti, le tovaglie per il tavolo ove si consumavano i pasti, la biancheria e , soprattutto, tenere in ordine i vestiti del padrone.
Ella non sopportava che Pedru andasse in giro disordinato, era “il padrone” e lo si doveva vedere anche da come vestiva, pensava la donna  ricordando l’imponenza e l’eleganza di don Giuanne. “quello si era un vero signore!” .
Incaricò altre donne per la preparazione del pane , della pasta fresca e  cibi sostanziosi per tutti.. Nel pollaio, recintato di fresco, aumentarono le galline e lontano dalla casa ,fu costruita una porcilaia vera sede per i maiali, ove trovò posto anche il maiale allevato dalla sua famiglia. Con le pietre usate per costruire i muri a secco,  fece preparare il canile per i cani da caccia.
Fuori la casa fu  adibito un  riparo per  i cani  da guardia., che erano liberi di gironzolare
Ai gatti fu riservato un posto accanto al camino o sul piazzale della casa.
Barore fu incaricato di tenere pulito lo spazio  attorno alla casa padronale, dagli escrementi degli  animali; curare le piante, i fiori dentro le aiuole ed i vasi   che Annedda stessa  fece sistemare  tutto intorno.
Nella cucina fece mettere un tavolo lungo e delle panche, affinché i servi, rientrando dal lavoro, potessero rifocillarsi seduti dignitosamente ad  un tavolo e non per terra , come gli animali.
Per suo marito lei e i figli che Dio gli avrebbe mandati, aprì la sala che, da museo divenne il luogo della loro vita quotidiana.
Dopo aver dato le consegne invitò la servitù a prendere ciascuno il proprio posto.
Chiamò a colloquio privato Mariedda per affrontare il problema dell’educazione di Cicu.
Era cresciuto più nella  misera casa di Annedda che in quella patronale.
La donna, rispettosa della signorilità e raffinatezza della famiglia de Candia, intendeva riportare, con l’aiuto di Marieddda, il ragazzino ad un comportamento più consono a quelle che erano state le aspettative di suo nonno e sicuramente della povera donna Maddarena.
Mariedda, non si aspettava, dalla nuova padrone, una simile sensibilità .
Decisero che, per ritirare Cicu dalla vita di vagabondo era necessario mettere in riga i quattro fratellini di Annedda, perché senza i suoi amici Cicu avrebbe vissuto le nuove regole come una punizione. Invece, era importante che le vivesse come un’esigenza per star bene con se stesso e gli altri.
Le due donne pensarono di preparare un’accogliente camera da letto con cinque lettini. In un angolo avrebbero fatto sistemare una grande tinozza di terracotta, ed entrambe si sarebbero occupate di fare il bagno, ogni sera, prima della cena, ai cinque bambini.
Pensarono, inoltre, di far pulire dietro la casa, un pezzetto di terreno e dare qualche metro quadrato a ciascun bambino che, lo avrebbe curato e coltivato.
Già li vedevano impegnati nel lavoro , gareggiare a chi coltivava meglio il proprio  pezzetto d’orticello.
Fecero preparare segli alberi ,davanti alla casa, delle altalene. Ordinarono al falegname che preparasse dei cavallucci a dondolo e dei soldatini per giocare  i maschietti e per le due bimbe, cucirono delle bambole di pezza.
Mariedda , sentendosi rinata,  prese l’incarico di insegnare le lettere dell’alfabeto a Cicu, che aveva cinque anni ed ai fratellini di Annedda : uno di cinque, uno di sei ed il terzo di sette anni, fu incluso nel gruppo anche Barore, perché imparando a leggere e scrivere poteva aiutare il padrone nelle commesse in città
Alla sera, come premio, davanti al camino o fuori al fresco avrebbero raccontato “li foli” le storielle inventate per far divertire grandi e piccini.
Due mesi dopo, quando Annedda si accorse d’essere incinta, la casa di Pedru splendeva per ordine ed armonia.
Persino Pedru sorrideva.
Una sera, nell’intimità della loro camera, Annedda chiese al marito un favore .
Pedru” disse “ noi non abbiamo mai parlato di Maddarena!” ….”e non voglio parlarne!” intervenne l’uomo irritato.
La moglie con serenità continuò:” calmati e ascoltami. Io non voglio sapere di te e di lei ma desidero fare una cosa alla quale sua madre e lei tenevano tanto!”
Pedru, al lume di candela stearica, guardò negli occhi che, aveva imparato ad amare, quella donna che gli era stata imposta sotto la minaccia di una roncola ed un fucile.
“avanti, dimmi!”
La donna continuò:
“mi piacerebbe che accanto alla nostra casa si costruisse una casetta piccola, giusto il tanto per contenere un lettino, un tavolino con del pane, della salsiccia, del formaggio, acqua e vino per quei poveri viandanti che girano chiedendo l’elemosina di un tozzo di pane!”
La  intitoleremo  a Maddarena e lei dal cielo sorriderà , ci aiuterà  nell’impegno che stiamo mettendo per  far diventare suo figlio quell’uomo importante, capace di gestire ed onorare le ricchezze che suo nonno gli ha lasciato!”
Pedru  emozionato, la strinse a se: benedetto i giorno che sei entrata nella mia vita!” disse spegnendo la candela.
Prima che nascesse il loro figlio “ la casa di donna Maddarena: entra, mangia e riposa le tue membra, nel nome del Signore, chiunque tu sia, viandante o mendicante!” fu benedetta dal parroco.
Pedru e Annedda ,nei trentanni che vissero insieme, ebbero altri sei figli.











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