“Spigula Aresta-Lavanda
Selvatica”
“Spigula aresta” così l'aveva
soprannominata suo padre, vedendola per la prima volta.
Tra trini e merletti, che
l'avvolgevano come in una nuvola profumata di lavanda, sporgeva un
visino dall'espressione dolce e delicata.
Appena la prese in braccio, la bimba
cominciò a piangere e a torcersi chiedendo chiaramente, d'esser
risistemata tra le braccia della mamma. L'uomo sorridendo:
- “ha le idee chiare la nostra
bambina!”- ...e la restituì immediatamente alla mamma.
Imparò presto a comunicare. Ogni
richiesta era accompagnata da strilli acuti e contorcimenti del
corpicino fino ad ottenere ciò che desiderava
Per la mamma ed il papà, non era
difficile accontentare quel simpatico cherubino-diavoletto che li
ricattava con teneri sorrisi e buffe sceneggiate.
La bambina, gestendo la debolezza dei
suoi genitori, cresceva, seguendo l'istinto, come una pianta di
lavanda selvatica.
Tea imparò a controllarsi quando
arrivò alla scuola dell'infanzia. Era così piacevole stare con i
compagni, giocare, creare...Le nuove regole cozzavano con i suoi
capricci ma l'esigenza d'esser parte attiva ed integrante del gruppo
era troppo forte, le dava sicurezza, accresceva l'autostima.
A casa prendeva iniziative a modo suo e
si abbandonava a monellerie capricciose.
Aveva vent'anni, quando sorridendo
comunicò alla famiglia che era innamorata e che avrebbe abbandonato
gli studi per convolare a nozze entro tre mesi.
Questa volta, per i suoi genitori,
sempre accondiscendenti, fu una vera botta
I due preoccupati più che sorpresi
dall' improvvisa decisione della figlia, cercarono, per la prima
volta in vita loro, di farla ragionare. Il matrimonio non è un
capriccio e poi non sapevano nemmeno che fosse innamorata,
figuriamoci il resto.
Cedevoli, come sempre, accettarono le
sue scelte.
Arrivò in casa il fidanzato che si
presentò come una persona innamorata, colta, gentile e corretta nei
modi. Aveva uno studio di geometra ben avviato. Credenziali positive
che rianimarono i genitori.
“ La nostra bambina è imprevedibile
ma saggia!” brindarono il papà e la mamma.
Nei tre mesi successivi si preparò il
matrimonio.
I genitori di Tea, azzardarono la
proposta che i due giovani andassero ad abitare in un appartamento
che possedevano nella zona “in” della città. I giovani
rifiutarono, soprattutto, la ragazza.
Tea scelse un appartamentino in un
villaggio vicino al mare perchè, disabitato nei mesi freddi, lo
considerava il posto ideale per trasferirvi anche lo studio del
marito e poter vivere, come in una nicchia tutta loro, il grande
amore
-“Mamma tu non puoi capire, il nostro
è un amore unico, speciale...!” diceva alla madre facendole notare
quanto fosse banalmente scontato, scolorito il rapporto della donna
con il marito.
-“ Lui sarà la mia roccia, vedrai
quanto la tua “Spigula aresta” profumerà di saggezza”
Diceva a suo padre sognando tra nuvole
rosate di coccole e attenzioni.
Il matrimonio fu per Tea una vera
favola: passione, tenerezza, lunghi viaggi romantici, regali.
I genitori godevano della felicità
della figlia. L'amore aveva ridimensionato i suoi atteggiamenti
egoisti, si mostrava attenta, dolcemente premurosa verso il marito.
Dopo la nascita di una bambina qualcosa
s'incrinò.
Il giovane ebbe un lento mutamento. Tea, in un primo tempo pensò ad uno stato di stanchezza dovuto alle notti insonni per la piccolina.
Il giovane ebbe un lento mutamento. Tea, in un primo tempo pensò ad uno stato di stanchezza dovuto alle notti insonni per la piccolina.
Il marito assunse, nei suoi confronti,
atteggiamenti scostanti che divennero sempre più pesanti e
umilianti, nel tempo. Criticava, rimproverandola, ogni cosa che
faceva “ sei un'incapace, viziata, immatura bambina!”
La minima occasione era buona per farla
sentire inadeguata e fuori luogo. Quando Tea chiedeva spiegazione dei
suoi comportamenti egli l'accusava d'inventarsi tutto e di avere
manie di persecuzione. Per la prima volta, la giovane, si trovò
coinvolta in una realtà ostile che non sapeva come gestire. Nascose
il problema ai genitori, a coloro i quali ne conoscevano il “
caratterino” e cercò una dignitosa via d'uscita assecondando il
marito. La situazione peggiorò, la giovane annaspava schiacciata da
inesistenti sensi di colpa con richieste ch'ella non compiva mai
a dovere perchè volutamente contraddittorie.
Tea, ogni giorno, con grande sforzo e
qualche pennellata di trucco sul viso, si ricomponeva per
accompagnare la figlioletta dai genitori, allontanandola dalla
situazione disagevole che si era creata con il marito.
Tre anni dopo.
E' Primavera, dai cespugli spontanei di
macchia mediterranea, tra le dune di sabbia davanti la battigia
accarezzata dalle onde del mare, sale un profumo intenso come di
piante calpestate.
Tea si guarda attorno, osserva una
pianta di lavanda selvatica che staccatasi dallo spuntone di roccia
che la teneva schiacciata si solleva, libera nell'aria, sospinta dal
vento.
Tea sorride serena, si sente come
quella pianta; vola leggere, libera dalla morsa di costrizioni alle
quali era sottoposta.
Non ricorda com'è successo... ha una
sola certezza -“ ho spezzato le catene!”-
Ad occhi chiusi inspira il profumo del
suo “essere libera”. Lo aveva scordato ed è come se lo sentisse
per la prima volta, Fresco, pulito come panni lavati sulla pietra
levigata dal fiume, stesi ad asciugare sulla macchia di arbusti
spontanei ove il profumo della stessa lavanda s'intreccia con altri
profumi naturali, in un unico, intenso inebrianti odor di
indipendenza, di voglia di vivere, di ricominciare allontanandosi
definitivamente da quell'oppressivo spuntone di roccia ch'era stato
il suo grande amore.
Come farfalla liberata dall' involucro
della crisalide , asciuga al sole le ali intrise dal patire della
rinascita per volare verso una vita nuova anche lei s'eleva leggera
nell'aria.
“Sarò solo mia!” ripete ai
gabbiani che le fluttuano attorno in un breve volo.
Ancora non ha chiaro come sia potuto
accadere, dove abbia trovato il coraggio di liberarsi.
Non ricorda e poco le importa. Nuova
luce illumina il suo viso e ...sorride
“ Sono padrona del mio tempo...della
mia vita..potrò giocare con mia figlia!”...
Un'ombra dubbiosa s'insinua tra i suoi
pensieri...
“- Ma come ho potuto resistere tutto
questo tempo? Perchè ho permesso ch'egli s'impadronisse della mia
mente, della mia essenza di profumo forte, libero di “ “Spigula
aresta?”
Nel buio totale si chiede -” ma come
ho fatto a liberarmi?”-
Non lo sa e non riesce a rammentare
Solo l'idea d'esser libera alleggerisce
ogni altra pena.
Si guarda attorno incuriosita, scorge
lo spuntone di roccia, quello al quale, un giorno si era aggrappata
affidandole il suo destino, intrecciandone il percorso vitale in nome
di un amore che era sbocciato colmando di ulteriori gemme i suoi
sogni primaverili...
Una crepa si è formata
laddove la teneva prigioniera. Una strana crepa, simile ad una bocca
spalancata in un urlo di sorpresa, d'inattesa sconfitta, di perdita
di dominio su quella tenera, stupida, egoista pianta.
Dalla crepa un vomito di pietruzze
lancinanti come punte di frecce cercano, ancora una volta, di
raggiungerla per ferirla, incuterle insicurezza, paura d'essere
rinchiusa in un ingarbugliato bozzolo intessuto di sottili fili che
le aveva plagiato la mente...
Tea lo guarda. E' immobile, orribile a
vedersi. La giovane donna non prova paura ma nemmeno pietà. alcuna
pietà...
Un cane si avvicina...fiuta...disturba
la quiete di quel silenzio con il suo abbaiare.
Di corsa arrivano uomini in divisa.
“ Commissario...qui ci sono i
corpi...l'uomo ha ucciso prima la moglie e poi si è suicidato. La
donna ha cercato la fuga, strisciando ferita, tra i cespugli di
lavanda selvatica.
2 commenti:
Racconto tragicamente realistico, specchio di una società malata.
Buona giornata, un abbraccio
enrico
CIAO ENRICO
non è stato un grande sforzo di fantasia scrivere questo racconto...non ho avuto che l'imbarazzo della scelta tra i fatti di cronaca, purtroppo, molto attuali.
grazie! ricambio l'abbraccio
mietta
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