19 marzo, 2016

racconto...il cieco

Il cieco
Un vecchio, sostenendosi ad un bastone, raggrinzito come lui, si ferma accanto ad un ponte di legno che unisce le due sponde di un fiume, per riposare un attimo.
E' un fresco mattino d'Estate.
L'uomo ha il viso sereno, rilassato dalla passeggiata sull'argine del fiume tra i profumi intensi della macchia mediterranea e della pace che, come un mantello, protegge quell'angolo della natura.
Un leggero soffio di vento trascina con sé un allegro chiacchiericcio di donne, risatine di giovani e bambini. Da una stradina stretta tra muri a secco, infatti, si sentono i passi delle lavandaie che arrivano come un gregge di pecore. Il gruppo, spuntando dalla stradina, passa sotto il ponte per fermarsi in uno spiazzo dove le pietre piatte per lavare i panni, passate da madre in figlia, le attendono. Qualche mamma con in braccio l'ultimo nato, tolta da sopra la testa la cesta con la roba sporca, la svuota adagiando i panni sul pietrisco in riva al fiume. Sistemata dentro la cesta una copertina la porta all'ombra di un arbusto di lentisco per addormentare il piccolino al riparo dal sole, dopo averlo allattato. Intanto, le più giovani, che hanno il compito di raccogliere gli sterpi per accendere il fuoco e i ciocchi di legna spessa per alimentare la fiamma, scherzano rincorrendosi scalzi sull'erba. Le più anziane accendono il fuoco nello spiazzo dove, da tempo, con i sassi è stato costruito un sostegno per poggiare il calderone per scaldare l'acqua e ammorbidire lo sporco dei panni. Sull'altra sponda del fiume, una giovane, seduta sopra un sasso, tiene tra le mani una tavola dove ha preparato montagnette di colori. Con un pennello li mischia per dare delicate pennellate sopra una tela bianca dove dipinge i papaveri rossi che splendono tra il verde dell'erba tenera, in uno spiazzo accanto al fiume. Il vecchio, dopo essersi riposato, sale zoppicando sul ponte. Raimondina, così si chiama la ragazza che sta dipingendo, vede il vecchio in difficoltà e gli si avvicina: - Avete bisogno di aiuto?- chiede, con garbo, tendendogli il braccio.
- Grazie, figliola!- risponde l'uomo con un tono di voce serena, da saggio anziano : - io sono cieco ma vedo meglio di chi ha occhi per vedere!-
La ragazza incuriosita: - scusate brav'uomo! Ma com'è che voi vedete meglio di chi ha la vista?-
Il vecchio contento per l'attenzione della giovane: - Figlia cara! io guardo, tutto ciò che mi sta attorno, con i sentimenti.
- Non capisco, spiegatevi meglio!-
L'anziano:- Figliola, ti racconterò qualcosa. Io non ho mai visto la forma del sole ma il suo calore mi dilata il cuore di forti sentimenti d'amore. Mi ricorda l'amore della mia mamma, degli amici che non ci sono più, l'amore di mia moglie. Questi sentimenti mi consolano anche dopo il calar del sole.
Raimondina è colpita dalle parole del vecchio:- Raccontate, raccontate ancora!- lo invita
- Ragazza mia te ne racconto un'altra. Adesso noi ci troviamo sopra un ponte di legno, sotto scorre tranquillo il fiume. Accanto piante, animali, vivono così come Dio li ha creati, rispettosi del Suo ordine naturale. Gli occhi miei sono spenti ma lo Spirito è attento nel percepire le sensazioni della natura che è un libro aperto, ricco di conoscenze per chi ha voglia di apprendere.
I suoni, gli odori che mutano ad ogni stagione, donano alle Creature tutto ciò che occorre per onorare la vita che Dio stesso ha voluto. Il mio cuore vede e si dilata di un sentimento d'amore che solo Dio Padre sa far nascere. Non mi sento più solo. Egli mi sta accanto, mi consola, allevia le mie pene ed io mi disseto alle sue fonti, mi nutro dei suoi frutti. Sulla mia strada vado sicuro anche se sono solo e i miei occhi sono spenti. Raimondina ascolta silenziosa ed emozionata, ma non è ancora soddisfatta. Il vecchio sembra capire, infatti, prosegue senza che lei lo chieda:- Vedi figlia mia, prima che arrivassi qui ho ascoltato il fiume che, sgorgando dalla montagna , saltellava sopra le rocce, felice di correre nel letto della mamma, per stringersi a lei, come bimbo appena partorito. Che può esserci di più bello del sentimento di nascere, di respirare, di succhiare il latte dal seno materno, d'esser figlio, frutto di una promessa d'amore?- Tace, non attende alcuna risposta.
Il sole comincia a picchiare. L'uomo sicuro di aver detto abbastanza accenna ad andar via ma Raimondina desidera sapere ancora, ha in testa mille curiosità. Scusandosi per il disturbo gli rivolge
un'ultima richiesta che le è sgorgata dal cuore: - Dite, dite di me!-
L'uomo rimane per qualche secondo silenzioso, dopo tranquillo:- la curiosità è donna e tu sei una donna curiosa e attenta. Profumi di gioventù e allegria, i tuoi sogni son colorati e sogni anche ad occhi aperti. Raimondina è meravigliata. Il vecchio vede nel suo cuore meglio di lei che guarda dalla trasparenza dei panni bianchi stesi al sole. L'uomo voltandosi dalla parte del fiume dove le lavandaie attendono al bucato: - Sei più fortunata di queste donne che hanno le mani solcate dal lavoro nei campi, dall'acqua del fiume, dai sacrifici per vivere. Però, nonostante tu sia nata benestante sei di buon cuore, umile e generosa. L'ho capito quando mi hai teso il braccio...sono un estraneo,anziano, vesto come un mendicante, eppure sei venuta incontro per aiutarmi. Tace un attimo pensieroso, dopo con voce emozionata:- I tuoi capelli sono lunghi, slegati e il vento li posa sulle tue spalle come un velo da sposa, a me arriva il loro profumo come onde marine. Sei innamorata perchè, in questo meraviglioso paradiso dove abbondano i colori, tu hai dipinto solo papaveri rossi come la passione. Raimondina meravigliata: - La vostra saggezza mi lascia senza parole- poco dopo: -ma come è che voi cogliette il movimento dei capelli e distinguete il profumo dei colori? Non capisco! - Mia cara figliola! Sono cieco ma attento con tutti gli altri sensi.- ricorda serenamente l'anziano. -I colori odorano come tutte le cose. Il verde, secondo me, ha il profumo della speranza. Ascolta bene! gli alberi che d'inverno sembravano morti a Primavera si riempiono di nuove foglie, fiori e frutti; il pascolo si ricopre d'erba e mandrie di animali si nutrono spandendo nell'aria l'odore dell'erba che arriva fino al mio cuore insieme ai versi dei cuccioli appena nati. Tutto profuma di rinnovata vita.
Il bianco per me, è la luce che illumina la via dell'anima che ritorna a Dio, il nero è il dolore di chi rimane. Per cambiare discorso, il giallo è il grano maturo che profuma di pane caldo-. Il vecchio dopo un sospiro di pausa: - figlia cara io parlo, parlo ma tu vorresti sapere del colore che ti sta a cuore, il rosso, il colore che profuma d'amore. L'amore di due innamorati è come una melodia che nasce serena come il sole tiepido a Primavera, poi va in un crescendo, le note sollevandosi nell'aria accendono i cuori di passione come fa il sole d'estate con i papaveri-. Raimondina avvilita: - Io ho gli occhi per vedere e sono cieca! Non ho mai provato sentimenti così forti, vorrei imparare e osservare il mondo con i sentimenti come voi. Io non sono più sicura nemmeno del mio cuore!-.
- Ragazza mia, puoi imparare ed anche da sola. Chiudi gli occhi, scorda quel che conosci e ascolta il cuore! - Detto questo, poggiandosi al bastone, il vecchio riprende il suo andare. Raimondina stanca per le emozioni vissute si sposta sullo spiazzo tra i papaveri, per riposare un po' e riordinare la confusione nella testa. Chiusi gli occhi ha la percezione di un' ombra che le si avvicina. E' Giovanni, il fidanzato, che sorridendo la saluta, da sopra il ponte, con la mano. Quel sorriso profuma di rosmarino, di macchia mediterranea, di erba, di fiori, di panni bianchi stesi, di bambini che giocano, di neonati che succhiano il latte materno, di luna, di stelle, di sole e di mare. Tutto quel che Dio ha creato, con una nuova luce, le accende il cuore di rinnovati sentimenti. Non li aveva mai provati così intensi. Lacrime di gioia, come gocce di pioggia, scendono dagli occhi che continua a tenere chiusi per non svegliarsi dall'incantesimo. Si specchia negli occhi di Giovanni, azzurri e profondi come il mare, si vede come una stella d'oro, la luna d'argento la culla, parole d'amore arrivano alle sue orecchie, sono sospiri senza voce. Il respiro del suo amore l'accarezza ed è l'emozione del fiume che si unisce con il mare, in confusione di dolce e salato. Sono sentimenti, desideri nuovi che arrivano come furia di maestrale. Due braccia la stringono. Raimondina si sveglia dal sogno. Quell'abbraccio è vero, lo riconosce, così l'abbraccia Giovanni, ma anche il respiro che, accarezzandola muove i capelli è il suo.- Sto sognando, il mio amore è sul continente per prestare il servizio militare!- pensa stordita e confusa.
- Svegliati tesoro mio, il papavero ti ha tramortita?- La voce è di lui, come le labbra che cercano le sue. Ancora incredula solleva le palpebre, lo vede ed è come se fosse la prima volta.
Dalla stradina chiusa tra due muri a secco arriva il rumore del passo stanco del gruppo delle lavandaie che rientra a casa con i panni asciugati che profumano di lavanda selvatica. Il sole che sta tramontando arrossa la foce, dove il fiume dilatandosi come rami d'albero in desio di fioritura si unisce con il mare.


08 marzo, 2016

Poesia...nel giorno dedicato alle donne


Un ramo di mimosa per...

Un ramo per l'amor
d'un cuor di donna
ferito da brutale forza
delle stesse mani
alle quali aveva affidato
i sogni colorati
del suo domani.
Un ramo
per un mozzicone di donna
gemente sul letto
in sguardo, da soprusi,
spento
priva di pensieri
plagiata da un logorio
lento.
Un ramo
alla donna violata
in ufficio, per strada
in qualsiasi luogo
ove incontra
la parte bestiale
dell'essere umano
che su di lei sfoga
la sua forza brutale.
Un ramo
a tutte le donne
che nel mondo
per tradizione, leggi o religione
vivono forme di umiliazione
sottomesse all'uomo
solo per esser donne
e come tali
di inferiore condizione
Un ramo
alle donne che
quell'otto Marzo
la vita hanno immolato
sull'altare del “nostro” diritto
ad esistere con leale rispetto.
Un ultimo ramo,
per correttezza,
a tutti quegli uomini,
e sono tanti,
che tengono per mano
la loro compagna
inerpicano sulla stessa via
sostenendosi a vicenda
in rispettosa armonia


06 marzo, 2016

Poesia...La maschera da un dipinto di Ettore Spada


La maschera




Colata di civile
lava umana
scorre,
banalmente normale,
sulle vie della città.
Il mio volto in vetrina,
maschera
del mio essere
del mio non essere
del mio volere
del mio non volere,
vuoti sguardi,
spenti ai sogni
chiusi ai domani,
d'indifferenza
trapassano
l'umana sofferenza
i tormenti
che stillano
copiosi sul viso
mescolando
i miei passionali
richiami
a colori.