28 settembre, 2014

Attimi : Linate - Alghero

Attimi...Linate - Alghero

Aeroporto di Linate.
Ho i crampi allo stomaco. Quella parte di me, che è il mio opposto complementare, se la ride.
In cagnesco le brontolo : - c'è poco da ridere scema!!! mettiti da parte che devo riflettere”
Lei con la lingua a punteruolo : - è mai possibile che ogniqualvolta prendi un volo da sola ti lasci dominare dalla paura? Appena entri “nel tunnel serpentone” per il controllo inizia l'accelerazione del battito cardiaco...”
Colgo l'ironia del “tunnel serpentone.”
Serpentone a zig-zag lo è, ma chiamare tunnel due striscette frontali e parallele di stoffa segnaletica di un passaggio quasi immaginario è troppo. Basterebbe uno starnuto per buttarlo giù...ma anche un tiratore scelto per mirare e colpire una qualsiasi delle due strisce. Ha ragione, ma deve tacere.
La blocco sussurrando tra i denti :- che ne sai tu quanto possa esser triste il cuore di una mamma che saluta il suo figliolo con la famigliola, chissà tra quanto li rivedrò?-
Cerco sensibilità e comprensione. Odio il “pietismo” ma ho deciso che devo far sparire, almeno temporaneamente, “quella parte di me”
La strega se ne infischia:- non fare la gnorri...saranno in Sardegna tra due settimane, hanno fatto i biglietti al p.c. davanti a te !!! - infierisce.
Sono arrivata al termine della fila. Tocca a me. - smettila adesso!!! - la invito con tono accomodante - mi devo concentrare per poggiare tutto sul cestello, non vorrei mi suonasse l'allarme terrorista. -
Lei imperterrita :- suonerà, suonerà!!! sia per i gancetti del reggiseno che per i due cerchietti nelle scarpe. Sicuramente ti faranno togliere queste ultime e dopo averti fatto indossare un paio di “calzerotti “ di plastica tipo busta della spesa, pure celesti, passando “paperetta, paperetta” tra due ali di folla “ridens sotto i baffi”, ti porteranno in un ufficio interno per un più approfondito controllo.
Trattengo lacrime di scoramento mentre m'impongo di ignorarla.
Una giovane in divisa si avvicina: - prego signora si accomodi!!! – con voce gentile, m'invita a passare sotto “la forca antiterrorismo e droga!-
Con intonacata disinvoltura ricambio il sorriso e ...drin, drin, drin!!!
Vado in tilt. Insieme al campanello sento ridere l'altra parte di me, quella intelligente, quella che sa tutto e non sbaglia mai.
- Ti avevo avvertita: per non avere grane indossa sopra le mutande un bel pigiamone felpato, un soprabito e copri tutto!!! -
- Si – rispondo io – magari quello con la coda da coniglietto-
lei insiste – ti avevo chiesto, anche, di calzare le pantofole di paille...-
io – si quelle con la faccia di Sgooby-doo o quelle di Minnie?
La voce della signorina interrompe il battibecco interno.
- Prego signora, tolga le scarpe, indossi queste e passi ancora!!!.- dice porgendomi due buste celesti.
Ritorno indietro, mi siedo sopra una sedia, mi tolgo le scarpe, non so dove poggiarle. M'imbrano. Il mio cestello è già passato. Chiedo che me lo rimandino indietro, non si può. Una signora, coglie il mio imbarazzo, esce dalla fila e mi porge un altro cestello. Io opero con piedi, scarpe, buste, cestello da inviare con le sole scarpe.
La fila va avanti. Io non sollevo la testa. La sento appesantita dagli sguardi curiosi.
La mia metà :- visto?-
- Non rompere...!!- sibilo tra i denti, più imbranata che mai.
Sono pronta!. Trascinando i piedi per non perdere le ingombranti buste, passo ancora una volta :- drin, drin, drin
Sto per urlare.
La mia metà prima di nascondersi in un angolo mi sussurra : “ mi dispiace, non ascolti la ragione. Hai voluto vestire elegante, indossare accessori tono su tono e poi vedi come anche il tuo dolce viso, il materno sorriso, l'età avanzata... qui, alla forca, non hanno alcun valore...tra te un terrorista che viaggia con coltelli, armi, droga non vi è differenza. A loro non importa l'apparenza ma la sostanza che fa “drin,drin
Faccio in tempo a rispondere :- l'età avanzata ce l'hai tu...vecchia babbeona, io sono una ragaz...”
- Venga avanti signora!!! – La signorina in divisa mi ripassa i confini corporei con un aggeggio a luce rossa!!” poi mi invita ad infilare ciascun piede dentro una macchinetta. Niente “drin,drin”, nemmeno le scarpe che passano sopra la striscia scorrevole ben sistemate dentro il cestello.
“ va bene può andare, signora!!!. -
Prendo il primo cestello, c'infilo le scarpe e cerco un appoggio per risistemarmi. Il cestello, ha lo stesso ordine di una valigia aperta e abbandonata dai ladri sul ciglio della strada.
Mortificata mi allontano velocemente. Adesso devo andare avanti lungo il corridoio, alla fine vi è una gradinata che si dirama in due direzioni. A destra voli internazionali, a sinistra voli per la Sardegna.
Alghero è alla postazione due. Attraverso tutta la sala attesa. Nello spazio sedili dell'area numero due c'è solo un signore. Nell'area numero uno c'è la fila dell'imbarco per il volo diretto a Cagliari.
Mi accomodo, di fronte ma in fondo alla fila dei sedili rispetto al signore. Desidero chiarire nella mente le fasi “dell'incidente” al controllo. Non mi va di chiacchierare con alcuno, tanto meno con uno sconosciuto, non mi va di ascoltare la sua storia. L'esperienza mi ha insegnato che quando viaggi in aereo e arrivi in anticipo, c'è sempre qualcuno /a che ha bisogno di raccontare tutta la sua vita. Adesso non sono dell'umore adatto.
Si chiude il cancelletto del volo per Cagliari.
Il signore tace. Apre una valigetta, tira fuori un porta occhiali
Per distrarmi penso:- sta cercando il pannetto per pulire le lenti degli occhiali -
Lo osservo con attenzione. Sono curiosa di sapere quanto sia più ordinato di me. Io dopo aver frugato nella borsetta, uso la sciarpa.
Spalanco gli occhi. Tra le sue mani appare “un osso”, lo ruota tra le mani e tira fuori una lama. Solleva gli occhi e guarda se lo sto osservando. Io faccio in tempo ad abbassare lo sguardo sulle mie dita che giocherellano con la sciarpa. Con la coda dell'occhio vedo che volta le spalle.
Alcuni secondi e si rigira. Ho la testa china ma posso vedere le sue mani.
In una nasconde il coltellino e nell'altra...nell'altra la dentiera Dopo averla asciugata con il fazzoletto, la raschia con la punta del coltello con incredibile “non chalance”
In altra occasione avrei trattenuta a stento una risata.
Adesso no.
Ho le lacrime agli occhi. Una rabbia furiosa mi contorce lo stomaco per l'umiliazione subita al controllo. Il signore è passato sotto la “forca del drin, drin” e dei suoi irreprensibili guardiani con un serramanico di oltre dodici centimetri.
L'uomo rimette la dentiera al suo posto e l'osso nella custodia degli occhiali e tutto dentro la sua ordinatissima valigetta.
L'alto parlante annuncia il volo Linate-Alghero.
Solo adesso mi rendo conto che sono arrivati altri passeggeri.




4 commenti:

Fata Confetto ha detto...

Un incubo kafkiano raccontato con l'umorismoi e il gusto del grottesco di Stefano Benni:
Altri dieci episodi così, Mietta, e due possibilità:
nobel per la letteratura o clinica neuro!
Un abbraccio e di' al tuo alterego di smettere di ridere!
Marilena

bianco su nero ha detto...

ciao carissima
nottambula eh???
Sai in fondo il mio alter ego con le sue battute ironiche mi aiuta a superare le difficoltà Una definizione simile alla tua mi è stata scritta nella recensione del mio racconto --TAY --che ha vinto il secondo premio ad un concorso F.I.D.A.P.A
QUASI UN THRILLER...è questa la mia peculiarità , su questo gestisco il racconto...l'humor sul grottesco...finale a sorpresa...adoro sia KAFKA che Benni
Sei sempre carinissima
sensibile, occhio vigile all'altro
un abbraccio grande donna
mietta

Enrico zio ha detto...

Quello che per te è stato un incubo per chi ti legge è un simpatico racconto tragicomico.
Buona giornata Mietta un abbraccio
enrico

bianco su nero ha detto...

carissimo Enrico
sappi che gli scrittori partendo da un avvenimento o da uno schema reale...poi ci creano dei dettagli per dare a chi legge la sensazione, lo status emotivo con il quale lo vive ,mentre, scrive.
La prima parte è vera però non ero sola ma con mio marito che dopo avermi aiutata a preparare il cesto è passato avanti per aiutarmi successivamente.
Quando mi hanno fatto ritornare indietro hanno vietato a mio marito di ripassare sotto la forca per aiutarmi.
Il problema che lui ha spiegato agli agenti è che io ero reduce da uno svenimento a scuola, con doppio trauma cranico e lesioni alla spalla destra. Non ero in grado di togliermi le scarpe ecc. per i capogiro e i dolori spalla braccio.
è vero che una signora mi ha aiutata.
La dentiera è vera...un altro volo.
un abbracccccio