26 maggio, 2014

Racconto ...Tay...versione premiata al Concorso

PROSA
“Tay”

Con la testa china celava  il suo malessere: “toccare il cielo...toccare il cielo..il cielo....”
Una giovane stava seduta sulla terra battuta, le gambe incrociate. Attorno a lei, muri scuri accoglievano la muta nenia di reclusa.
Sulla sua testa una volta bassa le impediva di sollevarsi; al centro della volta
un buco dal quale fuoriusciva, proiettandosi verso l'alto,la canna fumaria di
un inesistente camino che andava restringendosi verso la fine, dove perdendo
la forma conica , diventava uno stretto cunicolo triangolare, con il vertice dei
due lati uguali appuntito come l'ago di una siringa.
Da quello strano buco Tay, così chiamavano la ragazza che aveva scordato il nome natio, poteva vedere un triangolino di cielo , un piccolo raggio di sole tanto agognato, e dei volatile necrofagi che attiravano la sua attenzione gracchiando da uno dei tre cornicioni dell'appuntita canna fumaria.
La giovane desiderava fuggire, raggiungere i volatili che la chiamavano per volare con loro e toccare il cielo...
Non devi fuggire!”- sentì nella mente.
Per un breve attimo, aveva scordato il suo guardiano. Seduto di fronte a lei, le spalle poggiate al muro spiccava con il suo vestito bianco, Sulla testa portava un turbante molto più simile ad una vistosa fasciatura. Rigido nella postura, determinato lo sguardo. Senza armi, senza proferir parole la teneva prigioniera con la mente; le impediva di “toccare il cielo”.
Tay aveva difficoltà a mettere insieme i pezzetti del “puzzle” degli avvenimenti che l'avevano imprigionata in quella situazione.
Appena ci provava i pensieri si confondevano e i ricordi apparivano spezzettati , privi di una successione temporale, avvolti nel limbo del nulla.
La giovane donna fissò lo sguardo sullo spazio limitato dove stava seduta:
Un cerchio la cui circonferenza era segnata da migliaia di formiche bianche che si muovevano avanti e indietro senza mai scomporre la perfezione della linea curva chiusa.
Tay non aveva chiaro il loro ruolo. A volte le sentiva amiche protettive altre volte acerrime nemiche, guardiane della sua libertà, di quella voglia di volare.
Da quanto tempo era lì? Non lo sapeva.
Perduta nel monologo aveva scordato il potere dell'uomo di rubarle i pensieri.
La sua mente percepì un ordine: “solleva la testa! ”,
Eseguì , lo guardò. L'uomo aveva il volto deformato , come se gli fosse arrivato addosso un macigno pesante che aveva cercato di evitare inutilmente.
Tay non ebbe paura di quel volto mostruoso, sentì pena per lui, quasi lo conoscesse da sempre.
Egli la fissò con sguardo intenso, colmo d'amore. Anche Tay sentì svanire la rabbia per la “costrizione” a cui l'aveva sottoposta, nel cuore germogliò un atavico sentimento d'amore.
In questa confusione una sola certezza : “voglio toccare il cielo, posso toccare il cielo, liberami, chè io possa toccare il cielo!!”
L'uomo lesse i pensieri di Tay , colto da stanchezza rilassò la mente ,tanto bastò perchè la giovane, scavalcato l'esercito delle formiche , s'infilò dentro “la canna fumaria”.
L'uomo cercò di fermarla; troppo tardi. Si sentì stanco, tanto stanco, sfinito da quell'inutile amare.
Tay s'infilò nel primo tunnel, lottò per entrare in quello più stretto, triangolare. Quando giunse alla fine , con tutte le sue forze, costrinse il corpo a passare in quella strettoia da panico.
Si trovò fuori; leggera come piuma volteggiava nell'aria.
da quanto tempo stavo seduta, prigioniera? Adesso sono libera...volo nel mio cielo”. Disse sorridendo ad un falso sole, ad un falso cielo, ad un'ingannevole attimo di felicità.
Si voltò per osservare il “buco” da dove era scappata. Lo vide con occhi diversi.
mamma, mamma!” invocò , pronunciando per la prima volta quel nome che la morte a lei aveva impedito, strappandole la madre durante il parto.
Udì urla, voci, una sirena...
Guardò di sotto.

Il suo corpo giaceva al suolo , davanti l'ingresso della Casa di Recupero, la siringa ancora nel braccio e accanto a lei, irrigidito dal dolore, suo padre che aveva fatto tutto il possibile per “salvare”la sua unica, fragile figlia.


Grazie a tutti i mie fallower per i commenti

10 commenti:

adriana ha detto...

Bello questo racconto, semplice e profondo...complimenti e ancora auguri

bianco su nero ha detto...

GRAZIE aDRIANA
UN ABBRACCIO

Enrico zio ha detto...

È facile capire perché è stato premiato, è un bel racconto ed emoziona.
Ciao buona giornata un abbraccio
enrico

Melinda Santilli ha detto...

Mi ha fatto tanto riflettere questo racconto: perchè ci si droga, si sceglie di morire in questo modo, quale vuoto si ha dentro?
Un abbraccio

bianco su nero ha detto...

grazie Enrico
un abbraccio

bianco su nero ha detto...

Ciao Melinda
mi ha fata felice sapere che il racconto ti abbia fermata un attimo a riflettere.
Tay non condanna nè assolve alcuno, era mio intento suscitare attenzione e riflessione su un argomento difficile da trattare...dove tutti sono vittime...sei sensibile
un abbraccio di cuore

Fata Confetto ha detto...

Ciao Mietta,
la metafora inquietante e spietata del racconto ci pone difronte al rischio che corrono i nostri giovani, in particolare, ma non solo loro.
Vigilare, pregare e sperare, perché nessuno è fuori da quel rischio, per cui non basta l'amore e la dedizione, tanti casi lo testimoniano.
Ti abbraccio:)))
Marilena

bianco su nero ha detto...

ciao Marilena
nn ho conosciuto, per mia grande fortuna, il problema direttamente. Però leggo e ascolto.
Si Tay è un racconto duro,perchè dura è la vita del drogato e di chi lo ama.
Nessuno sta bene in quella situazione.
Io ho voluto sottolineare i due malesseri , le due sofferenze...non vi sono colpevoli solo vittime...se colpe vi sono le cercherei nella nostra arida società ove spesso ognuno è solo con se stesso.
Un abbraccio...mi unisco alle tue preghiere

Unknown ha detto...

Mariantonietta, ho un piccolo pensiero per te, se ti va di passare
http://ceungraziexte.blogspot.it/2014/05/liebster-award.html

bianco su nero ha detto...

GRAZIOSA tIZY
il cuore ringrazia