31 maggio, 2014

Via Petronia...2° cap

Secondo cap.

La lavandaia


Appena terminato il pranzo” aveva spiegato chiaramente mamma Vittoria, “farete un riposino pomeridiano di due ore!”
ma mamma sono troppe! I nostri amici dormono solo un'oretta...!”
Io penso a voi, all'educazione dei miei figli, gli altri bambini hanno i loro genitori!”
dopo” proseguì la donna con tono che non ammetteva obiezioni : “ fino alla chiusura della scuola si studia e vi interrogherò tutti i pomeriggi!”
e a giocare?” la interruppe Piero
avrete un'oretta dopo le sei! ... tanto le giornate sono lunghe. Terminati gli esami e visti i risultati potrete giocare dalla cinque fino quando non rientrerà il babbo dall'officina!!”
Piero : “perchè non possiamo giocare anche adesso fino al rientro del babbo?”
Perchè devo scaldare l'acqua e strigliarvi per benino dentro la tinozza, quando arriverà il babbo sarete già in pigiama...!”
ah!” continuarono la tiritera i bambini “ poi si cena ,attenti a non sporcarci e subito a nanna...!”

30 maggio, 2014

Romanzo... Via Petronia cap. 1°


Via Petronia
cap.1°

“Mamma possiamo andare a giocare?”
chiese con un sorriso ruffiano e uno sguardo da “bamby”Tea.
Sapeva di avere poche speranza perchè le consegne di sua madre erano ordini inappellabili.
A volte ,quel cinguettio dolce, il visino da bambola della piccola di casa ammorbidiva la severa posizione di mamma Vittoria.
“no, tesoro!” rispose indaffarata davanti all'armadio tra lenzuola e coperte, “ho già spiegato ieri e non si cambia!”
Paolo e Piero i due fratellini maggiori, con le dita incrociate, attendevano il miracolo.
“Mamma ma gli altri bambini stanno sulla strada e giocano, senti il chiasso? ” disse Paolo, supportato dal labiale del fratello che , senza suoni, ripeteva le parole.
“ Proprio tu, Paolo, osi chiedere il permesso? Arrivi dalla scuola con una nota gli ultimi giorni prima degli esami finali e chiedi di poter andare a giocare?.!” scattò la donna.

29 maggio, 2014

poesia...Il vecchio contadino


IL VECCHIO CONTADINO

Sul volto
segni palesi
di aspro inerpicare
su irta via ,
in sorte.
China la schiena,
sulle faticose zolle del domani,
mai timor lo colse
né affanni
nel suo arare.
Sulle mani,
dal tempo solcate,
la dura eppur
amata vita
sfuma,
con rimpianto di ricordi,
tra le dita.
Sembrava infinito
il giovanil ardore
bruciato tra i campi,
ove la luna e il sole
segnavano i giorni, le ore.
Solo attimi rubati,
quelli per l'amore.
Un figlio dietro l'altro
benedetti dal Signore.
Non fu peso un letto in più,
una bocca da sfamare,
solo gocce di sudore
sparse sulle zolle.
Le feste sull'aia
riaffiorano dal cuore.
Sonata malinconica
di vecchio organetto
che canta
il tripudio del raccolto.
Grandi e piccini
festeggiano il pane del domani
tenendosi per le mani
Tra i covoni
sospiri innamorati di giovane cuore,
chè il grano è pane,
nutrimento,
lievito di vita
amore.





26 maggio, 2014

Racconto ...Tay...versione premiata al Concorso

PROSA
“Tay”

Con la testa china celava  il suo malessere: “toccare il cielo...toccare il cielo..il cielo....”
Una giovane stava seduta sulla terra battuta, le gambe incrociate. Attorno a lei, muri scuri accoglievano la muta nenia di reclusa.
Sulla sua testa una volta bassa le impediva di sollevarsi; al centro della volta
un buco dal quale fuoriusciva, proiettandosi verso l'alto,la canna fumaria di
un inesistente camino che andava restringendosi verso la fine, dove perdendo
la forma conica , diventava uno stretto cunicolo triangolare, con il vertice dei
due lati uguali appuntito come l'ago di una siringa.
Da quello strano buco Tay, così chiamavano la ragazza che aveva scordato il nome natio, poteva vedere un triangolino di cielo , un piccolo raggio di sole tanto agognato, e dei volatile necrofagi che attiravano la sua attenzione gracchiando da uno dei tre cornicioni dell'appuntita canna fumaria.
La giovane desiderava fuggire, raggiungere i volatili che la chiamavano per volare con loro e toccare il cielo...
Non devi fuggire!”- sentì nella mente.
Per un breve attimo, aveva scordato il suo guardiano. Seduto di fronte a lei, le spalle poggiate al muro spiccava con il suo vestito bianco, Sulla testa portava un turbante molto più simile ad una vistosa fasciatura. Rigido nella postura, determinato lo sguardo. Senza armi, senza proferir parole la teneva prigioniera con la mente; le impediva di “toccare il cielo”.
Tay aveva difficoltà a mettere insieme i pezzetti del “puzzle” degli avvenimenti che l'avevano imprigionata in quella situazione.
Appena ci provava i pensieri si confondevano e i ricordi apparivano spezzettati , privi di una successione temporale, avvolti nel limbo del nulla.
La giovane donna fissò lo sguardo sullo spazio limitato dove stava seduta:
Un cerchio la cui circonferenza era segnata da migliaia di formiche bianche che si muovevano avanti e indietro senza mai scomporre la perfezione della linea curva chiusa.
Tay non aveva chiaro il loro ruolo. A volte le sentiva amiche protettive altre volte acerrime nemiche, guardiane della sua libertà, di quella voglia di volare.
Da quanto tempo era lì? Non lo sapeva.
Perduta nel monologo aveva scordato il potere dell'uomo di rubarle i pensieri.
La sua mente percepì un ordine: “solleva la testa! ”,
Eseguì , lo guardò. L'uomo aveva il volto deformato , come se gli fosse arrivato addosso un macigno pesante che aveva cercato di evitare inutilmente.
Tay non ebbe paura di quel volto mostruoso, sentì pena per lui, quasi lo conoscesse da sempre.
Egli la fissò con sguardo intenso, colmo d'amore. Anche Tay sentì svanire la rabbia per la “costrizione” a cui l'aveva sottoposta, nel cuore germogliò un atavico sentimento d'amore.
In questa confusione una sola certezza : “voglio toccare il cielo, posso toccare il cielo, liberami, chè io possa toccare il cielo!!”
L'uomo lesse i pensieri di Tay , colto da stanchezza rilassò la mente ,tanto bastò perchè la giovane, scavalcato l'esercito delle formiche , s'infilò dentro “la canna fumaria”.
L'uomo cercò di fermarla; troppo tardi. Si sentì stanco, tanto stanco, sfinito da quell'inutile amare.
Tay s'infilò nel primo tunnel, lottò per entrare in quello più stretto, triangolare. Quando giunse alla fine , con tutte le sue forze, costrinse il corpo a passare in quella strettoia da panico.
Si trovò fuori; leggera come piuma volteggiava nell'aria.
da quanto tempo stavo seduta, prigioniera? Adesso sono libera...volo nel mio cielo”. Disse sorridendo ad un falso sole, ad un falso cielo, ad un'ingannevole attimo di felicità.
Si voltò per osservare il “buco” da dove era scappata. Lo vide con occhi diversi.
mamma, mamma!” invocò , pronunciando per la prima volta quel nome che la morte a lei aveva impedito, strappandole la madre durante il parto.
Udì urla, voci, una sirena...
Guardò di sotto.

Il suo corpo giaceva al suolo , davanti l'ingresso della Casa di Recupero, la siringa ancora nel braccio e accanto a lei, irrigidito dal dolore, suo padre che aveva fatto tutto il possibile per “salvare”la sua unica, fragile figlia.


Grazie a tutti i mie fallower per i commenti

24 maggio, 2014

Attimi....il dolore e la gioia

La vita nella sua quotidianità mi sorprende sempre.
Per quanto io possa pianificare la mia giornata con dei propositi chiari...succedono degli imprevisti che sconvolgono le mie attese. Attimi d'inaspettata gioia o dolore.
Esperienze che accrescono il mio "essere", il mio pensare, amare, comunicare. Ogni giorno, ogni attimo ti rinnovi, non è mai sazio il sapere...non si è mai cresciuti abbastanza, mai "arrivati"ad una cima oltre la quale non vi sia qualcosa da scoprire....la vita è bella...
Nello spazio di due settimana ho vissuto e condiviso con voi, che siete lo specchio del mio "io",  un dolore oggi voglio condividere  una gioia.
Giovedì 22 Maggio presso l'Aula Magna dell'Università di Sassari si è svolta la cerimonia di premiazione
del " CONCORSO PROSA E POESIA MARIUCCIA RUIU DESSI'

Io avevo partecipato con la poesia "ARMONIOSO INTRECCIO" e con il racconto "TAY".
Ho successivamente ricevuto l'invito alla serata di premiazione con cortese sollecitudine alla presenza.
Ho immaginato subito di aver meritato qualche menzione.
Alla premiazione sentivo di non poter mancare. Informati i miei figli , prima sorpresa: chiederanno un giorno di permesso , organizzando voli aerei e mezzi di trasporto mi accompagneranno alla manifestazione.
Mi sento al settimo cielo.
La cerimonia di premiazione passa in secondo piano. Trascorrerò poche ore con i miei figli.Pranzeremo insieme tutt'e quattro come non succede da oltre venti anni, quando spuntate le piume sulle ali, ciascuno di loro prese la propria vita tra le sue mani e per studi e lavoro iniziarono un percorso lontani fisicamente da casa.
Seduti a tavola ho riempito l'anima di ogni loro parola, di ogni gesto. Il momento più emozionante? quando istintivamente ognuno ha preso a tavola il "vecchio posto".
I miei ragazzi, uomini formati, con belle famiglie...sono orgogliosa.
"Su mamma sveglia! fatti bella....ritorniamo all'Università...se non un premio ,almeno una menzione!"
I ragazzi sono entusiasti. Per me questo è già un premio.
Invece sorpresa
La poesia "armonioso intreccio" menzione d'onore



Armonioso intreccio
Deserta spiaggia
spazzata dal maestrale,
detersa dalla pioggia
dall'onda lambita.
Connubio ancestrale
di mute parole
son
intreccio di suoni,
eccitati dal vento
in amplesso di odori,
profumi, sapori.
Ambita solitudine,
immersa
nel concerto,
vibra l'anima
nello splendor di serto.


tra l'applauso delle scolaresche partecipanti, il Magnifico Rettore, onorevoli e Varie Autorità, accompagnata dai miei figli ritiro attestato e l'antologia con le opere vincitrici..........l'attrice teatrale Clara Farina recita con maestria la mia poesia...ne coglie il senso, l'anima...rivivo l'emozione che provai nello scriverla...................................................


Si passa alle premiazioni delle Prose.....altra sorpresa....dopo la consegna  di varie "menzioni" si passa ai vincitori. Un 'autorevole docente acclama l'opera e lo scrittore che si aggiudica il terzi premio.
Io sono serena, pienamente soddisfatta della menzione poesia. 
La severa professoressa annuncia : il secondo premio la giuria lo assegna all'unanimità al racconto "Tay" della scrittrice Maria Antonietta Sechi. Incredula ascolto la lettura delle motivazioni


Sono gioiosamente confusa: lo sguardo orgoglioso di mio marito. Con i figli accanto ascolto anche Clara Farina che legge il racconto...un figlio mi prende per mano e mi accompagna verso le autorità dove la pittrice nonchè segretaria della Giuria prof. Auretta Carta-Saba mi consegna  l'attestato ed il premio...un suo bellissimo dipint;, l'altro mio figlio filma tutto.
"TAY" lo trovate qui tra i racconti..















Ero felice per i premi  inaspettati?....nooo...per gli attimi trascorsi con i miei figli...il loro affetto..le attenzioni...il loro sguardo...
grazie anche a voi che mi leggete ...
Presto posterò un altro racconto..perchè per me scrivere è naturale..smack..sempre io
mariantonietta

20 maggio, 2014

poesia...Papaveri

PAPAVERI.

Ondeggiar vermiglio
tra virgulti di grano.
E' il vento
che
con batter di ciglio
e
tremula mano,
accarezza
papaveri rossi
d'amor accesi
sui campi,
sui bordi dei fossi.
Arpeggian nell'aria
timidi bisbigli
d'amor nascente,
pigolii
carezze incerte
di desio
sul rosso giaciglio
intreccio
soave
oblio.



19 maggio, 2014

Poesia....... Malinconia

Malinconia


Scorre il fiume
lento,
sereno,
malinconico,
viaggia
tra chiaroscure
fronde,
tremolio di ombre
in bianconero.
Reminiscenze
galleggiano
nel riverbero lunare,
argenteo
riflesso
musicale
di sfiorite note,
un tempo colorate
con smalti lucenti,
da tenere mani
cavalcanti
il domani.
Scivolano
nel fiume
da un pentagramma
spoglio,
che sa
di malinconico
dolce
tenero
profumo
del tempo andato.





15 maggio, 2014

Poesia...per Amelia

Per Amelia

Don, don, don
Pianto di campane cade lento
su passi increduli e silenti
lungo il viale triste e muto
ti chiama, ma tu non senti.

Don,don,don
Nella mia mente ho custodito
i tuoi racconti di verdi colline
dove corriamo come bambine
in un gioco, insieme, immaginato



Don,don.don
Dalla memoria, allegra e festosa
si espande un'armonia di suoni
prostrati innanzi a te i colori
dei tuoi ricordi di novella sposa.

Don,don,don
Del tuo nido rondine preziosa,
seppur tra gioie, sorrisi e affanni,
attenta sposa, madre amorosa
rimpiangevi il fulmineo andar degli anni.

Don,don,don
Or, dietro il tuo passo immoto
rivivo ogni parole confidata
gli occhi vivaci, la battuta, la risata
il cuore piange lo spazio vuoto.





Ciao cara







13 maggio, 2014

Attimi...Riesce sempre a sorprendermi...

Tic,tic,tic
Di giorno non sento il concerto del ticchettio dell'orologio a parete e delle varie sveglie e svegliette sparse per casa.
Adesso  sento le varie tonalità del martellio dei secondi, che in corale sintonia battono il  tempo che scorre inesorabilmente.
Tic,TIC,tic,tic,Tic
Le guardo. Se avessero un'anima avrebbero tutte la stessa identica anima, se avessero pensieri avrebbero tutte gli stessi pensieri....tic,tic,tic...."manca un quarto alle quattro del mattino" tic,tic,TIC...la diversità tra loro sta solo nella parte esterna : forma, materiale, spessore...

Sono completamente sveglia.
Sono sveglia tra le sveglie...."oddio ho fatto la battuta!!" eppure sono triste.

Bum,bum,bum....tic,tic,tic.....anche il mio cuore batte a ritmo costante.
Anche io mi sento diversa dagli altri miei simili per forma, colore, dimensione..come le svegliette..se  in questo silenzio ci fossero con me altre persone potrei udire il bum,bum,bum dei cuori...solo nel silenzio,perchè se parlassimo si evidenzierebbero tante, differenti forme di espressione di pensiero fino al silenzioso vuoto del non-pensiero del "conformista". Il "diverso è soggetto capace di relazionare con se stesso e gli altri, con il proprio raziocinio, con l'essenza del proprio "io" poi vi è il gregge dei soggetti aggregati uniformati ad un modello standard che segue un percorso di vita già disegnato, il cui vero scopo è.....brucare l'erba.
Stare fuori dal gregge è un privilegio per chi ha il coraggio di esporre il  proprio "non essere" omologato al modello standard di comodo creato dal gregge che vive felice e contento nel gruppo così normale ove ognuno ha immolato sull'altare dell'esser accettato nel gruppo il suo vero essere.
Ha indossato una maschera per apparire quello che la gente vuole che sia, divenendo così, un estraneo a se stesso.

" si ma che ci incastra tutto questo con il dolore che ti porti dentro?"

Mi ritorna in mente la storiella del pesciolino che aveva le squame una di diverso colore dell'altra.
Nella comunità di pesci dove viveva era unico, un "diverso".
La copio dal mio amico Moz:

"Voi che leggete, questa storia che raccontano tutt'ora alle elementari, ve la ricordate? Dice così: Il pesciolino Arcobaleno è speciale e bellissimo. Gli incredibili poteri del generoso dio del mare infatti, assieme alla gentile intercessione degli scaricatori abusivi di sostanze inquinanti, lo riempiono di scaglie coloratissime e brillantissime, ma nonostante tale meraviglia, tutti lo pigliano per il culo: è diverso. Che fare allora per porre fine alle sevizie degli altri? Arcobaleno si cava le scaglie, una ad una e  poi le regala agli altri pesciolini. Ora tutti sono uguali, un pelo più fighi di prima dai, e lui non più diverso. Il bello è che non lo prendono più in giro! E tutti vivono felici e contenti."

Non lo avevo mai letto prima e come insegnante in pensione ,dopo 35 anni di lavoro, mi son sentita inorridire.
"però " mi sono detta " quella maestra non ha capito niente"
Nella sua classe aveva un alunno di colore. I compagni lo prendevano in giro perchè era diverso.
Penso: "sperava di insegnare ai bambini che tingendosi di nero si sarebbero sentiti gruppo?"
mi chiedo :"e se in classe ci fosse stato un bambino zoppo?
o cieco..."
Infatti l'indomani il bambino nero rientra a scuola felice:
"maestra adesso sono come tutti i miei compagni"
nel dirlo mostra una manciata di denti...

Il finale è grigissimo : amarsi ed accettarsi l'un l'altro nel rispetto delle " diversità"...dare a tutti l'opportunità di sviluppare il proprio "essere" rispettando il suo e l'altrui essere.
Questo è un moto vitale per me.

Sono le sei, 30 del mattino.
E' un pò che sono sveglia.
Perchè non ho chiuso occhio?
Perchè ho affrontato un argomento così serio?
Perchè sto male?
Perchè sono incapace di stare di fronte alla realtà, soprattutto se sono stata ferita...
"dai, tira fuori il rospo!" mi dico
"non ce la faccio...mi ha presa alla sprovvista!"
Scoppio a piangere. Finalmente....finalmente piango , piango tutto il dolore di cui sono capace...inaspettatamente è.... morta AMELIA...la mia amica...era più grande di me, non avevamo la stessa cultura, non guardavamo neppure gli stessi spettacoli alla tivù...uscivamo in gruppo tutti i pomeriggi
AMELIA...le passeggiate al mare
AMELIA... le battute, le barzellette,le risate...
AMELIA....AMELIA......la morte ....riesce sempre a sorprendermi con i suoi non-sense...con quel renderci tutti uguali: burattini senza fili, senza pensieri, odi, amori...senza maschera

08 maggio, 2014

Attimi...sogno o son desta?...vietato agli adulti

Attimi...sogno o son desta?
ops!” saltello sopra una forma gommosa.
ma è bellissimooooo!” grido per la gioia.
Attorno a me un cielo cosparso di nuvole strane: sono caramelle gommose, quelle che ehmm...rubo di nascosto dal sacchettino della mia nipotina.
Ed io ci saltello sopra, leggera come una piuma. “Come una piuma???”
che bello finalmente sono dimagrita!” prendo la rincorsa e plano sopra una gommosa a forma di labbra
ahia! Mi è saltato addosso un elefante!” urla la tipa
Mi guardo attorno per cercare l'elefante a cui si riferisce ma...attorno a me nessuno.
scusa boccuccia di me...ehem.....di meraviglia piena... a chi ti riferisci?”
chiedo , mentre un lume intuitivo apre una breccia nella mia testa.
Vedi un po' tu, quanti elefanti vedi attorno!?” si storce la bocca con ironia.
spero che non ti riferisca a me!” esclamo stizzita , mimando la boccaccia:
Guarda che sono dimagrita, sono a dieta...guardami! Guardami!” esclamo aggrappandomi, dopo un tuffo, ad una latina di coca-cola gommosa, la piccina sbuffa sostenendosi alla bottiglia di coca-cola che le sta accanto
zia falle vedere com'è dimagrita!” la invita la nipotina.

06 maggio, 2014

Poesia...Porto Torres

E' la prima volta che scrivo in portotorrese. Spero bene.

Dopo oltre 40 anni ritorno indietro ai ricordi dei miei primi vent'anni trascorsi a Porto Torres,mia città Natale.
Grazie a Face-Book ho ritrovato amici e conoscenti : Carlo Sedda e Anna Pini ,siamo nati in via Petronia. Rosanna Idini, compagna-amica di scuola. Giancarlo Perantoni, i nostri genitori amici e compari.Rosario Careddu suo padre amico-compare del mio, Nando Nocco ha ricostruito in miniatura il quartiere di San Gavino dove ho vissuto l'adolescenza.
A loro ed ai portotorresi che mi seguono dedico questi versi di ricordi
Chiedo scusa se non sono stata perfetta ma...42 anni di gallurese hanno influenzato il mio “sardo”
Grazie PORTOTORRES,grazie GALLURA

Posthutorra...puisia con traduzione

In te soggu nadda,
dall'ondi di lu mari ninnadda
pà vint'anni
sei isthadda casa mea
Posthutorra isthimadda

Trubbendi i lu camminu
pai me signaddu
da la vuruntai di Deu
mi soggu alluntanadda,
cussì era disthinu.

T'avia affrisciadda in un cuzzu
di lu cori meu
umpari a la mimòria di la giuvintura
ugnia tantu a la menti t'acciaravi
in rimpientu, mai in tristhura.

Abà chi soggu in pinsioni,
abà chi soggu mamma e nonna,
abà cu la cussenzia chi lu tempu
di li tennari fiori è passaddu.
abà m'appoggiu cun sirena marincunia,
a li petari di la pitzinnia.
L'accugliu da la menti
mi l'affiagnu a lu cori,
ad occi sarraddi
in sintimenti rinnubbaddi
intendu li prufummi
di lu tempu umpari.

Pà me sei sempri cumment'eri:
la via centrari asfalthadda
e stirraddi l'altri carreri.
Schora di vidda chissa era
pà noi pitzinni giughendi,
briendi e appazzendi,finz'a sera,
candu, li mammi bugavani
a fora li brasceri pà azzindì lu fogu.
Cu lu vintagliuru buffavani
lu caibboni , da lu “dimoniu”
si pisavani l'ischinchiddi
e noi abbaiddendi facci rui, incantaddi,

M'ammentu lu maschaddu
di pesciu freschu pienu
brinchendi annant'a lu bancu di granitu,
Buzzavani li vindiori
vantendi lu pischaddu
ma puru l'osthaglia frisca
e dognia fruttu a manu custhivaddu.

La schora “De Amicis” un monumentu”
pai me ammentu d'onori e vantu.

La geschia di Santu Bainzu
cu li tre coipi e Santi,
la devozioni,
tutta Posthutorra in pruzzissioni a Barai,
cu li femmini chi pa dumandà una Grazia manna
andavani inginucciaddi chena finzioni,
prighendi non intindiani durori.

Lu mollu cu li facchini
pa scarriggà lu vapori,
e lu trenu, la stazioni?
Ponti romano, Re Baibbaru, Riu Mannu
costhi di gesghia,
...atriu comita?
Canti manigghi di scobba
m'ani pissighiddu
candu , pa fa primma
a andà da babbu, all'officina
m'avvinturava che ascia di ventu
da chissu spassizzu

Li lagrimi mi femmani,
cambiadda è Posthutorra
non la ricunnosciù più,
“chiddu tempu” è andaddu
e mai più torra.







TRADUZIONE
PORTOTORRES
In te sono nata
le onde del tuo mare mi han cullata,
per vent'anni sei stata casa mia
Portotorres tanto stimata.
Presa dall'andare
sulla strada che per me
aveva designato il Signore
ti ho lasciata
per seguire il mio destino.

Ti avevo chiusa a chiave
in un angolo del mio cuore
insieme ai ricordi della gioventù
ogni tanto mi ritornavi in mente
con rimpianto ,mai in tristezza.

Adesso che sono in pensione,
adesso che sono mamma e nonna,
adesso che sono cosciente che non ho
davanti a me teneri fiori della gioventù,
adesso cerco con dolce malinconia
i petali dei ricordi di bambina,
li prendo dalla mente e me li stringo sul cuore,
ad occhi chiusi, in rinnovato sentimento
sento il profumo del mio tempo
trascorso in te.
Per me sei come eri ai miei tempi,
la via principale asfaltata a cui
convergevano le stradette sterrate
scuola di vita per noi bambini
che giocavamo, litigavamo e facevamo la pace
fino alla sera,
quando le mamme mettevano fuori
il braciere per accendere il fuoco,
con il ventaglio soffiavano sul carbone
e dal “demonio” fuoriuscivano le scintille
e noi accanto, con la faccia arrossata,
guardavamo incantati.

Ricordo la scuola “De Amicis”
per me un monumento
che di aver frequentato mi onoro e vanto.


La chiesa di San Gavino
con le statue dei tre Santi Martiri,
dei Portotorresi la devozione,
tutti alla processione a Balai,
con le donne che per chiedere una forte Grazia
andando sulle ginocchia seguivano
così raccolte che non sentivano dolore.

Il porto animato dai facchini
che scaricavano bagagli dal vapore,
che dire del treno, della stazione,
Ponte Romano, i ruderi di Re Barbaro rio Grande
Il cortile dietro chiesa...e l'atrio Comita?
Quanti manici di scopa mi han tirato dietro
quando, per accorciare la strada
che mi avrebbe portata all'officina di mio padre,
percorrevo più veloce del vento
quello stretto passaggio privato.

Lacrime fermano il fiume dei ricordi
Portotorres non è più questa
quella del mio tempo è andata
e non ritorna più

le foto postate fanno parte della raccolta “ Portotorres sparita”

Quella con la scolaresca è mia...1958..seconda-terza elementare.