03 ottobre, 2013

Partono i bastimenti Cap. quinto ...la partenza di Antoni


la partenza di Antoni
Il campo dove trovarono lavoro era piantato a tabacco. Il padrone lo “coltivava” sotto il controllo di funzionari dello Stato che contavano e registravano  il numero delle piante e delle foglie ad una ad una.
Le piante erano sistemate a schiera per un più facile controllo.
Prima di accedere al campo Antoni e Rosina patteggiarono il compenso per il  lavoro il padron Linaldu
Egli aveva a sua disposizione dei servi che vivevano in uno stanzone poco distante la casa patronale
Alla richiesta dei giovani padron Linaldu li informò che, come ricompensa per il lavoro, avevano diritto al pasto serale caldo, ad un pezzo di pane e formaggio per il pranzo e ad un sigaro al giorno.
I due giovani sposi spiegarono che loro avevano una casa nella quale desideravano rientrare alla sera che avrebbero preferito ricevere il valore del pasto serale e del sigaro in denaro.
Il padrone con aria di sufficienza rispose “ va bene, visto che siete giovani e avete la vostra casetta vi concederò a fine settimana una ricompensa in denaro!”
Poi chiamò il servo che aveva il compito di controllare i lavoratori dei suoi campi e glieli affidò perché desse loro le consegne.
Lavoravano dall’alba al tramonto, passando da campi di tabacco a quelli di patate, persino all’orticello privato del padrone ove si coltivavano i legumi e gli ortaggi che servivano per preparare i pasti per i servi-contadini.
Alla sera, Antoni e Rosina sfiancati rientravano a casa, preparavano una parca cena ,dopo aver fatto una misera spesa  “a libretto” nella botteguccia del paese ove si vendeva di tutto un po’.
La padrona , zia Angelina, era una brava donna.,dava la spesa a tutti.
Se i clienti non avevano subito i soldi segnava in un libretto “la spesa”e quando , il cliente recuperata la somma dovuta estingueva il debito, lei cancellava nel libretto e si ricominciava.
Zia Angelina era calma , paziente e comprensiva, a volta doveva aspettare la chiusura del conto da una “incunnia all’altra”, da un raccolto all’altro, anche un anno.
Suo marito, Zio Peppino, faceva il calzolaio:
Aveva una botteguccia dove aggiustava scarpe: a quelle dei contadini rinforzava  i fondi con le “bollette” mentre,  faceva scarpe nuove e di pelle fine per i padroni.
Quando Antoni e Rosina si presentarono alla bottega, zia Angelina li accolse con un bel sorriso materno: quei due giovani montagnini, con lo sguardo sperduto, le facevano tenerezza .”state tranquilli!” rispose alla loro richiesta di pagare settimanalmente la spesa,
adesso preparo il vostro libretto ! e vedrete che vi troverete bene tra noi!”
Disse mettendoli a loro agio con parole e gesti benevoli.
Dopo tre mesi di questa vita, i due giovani si accorsero che erano indietro con il pagamento della spesa, ogni settimana avanzava un residuo, in più Rosina era incinta.
Chiesero al padrone di aumentare la “paga” settimanale di qualche centesimo  ma, ricevettero un rifiuto.” O così o ve ne andate!”
Quella sera rientrarono a casa con l’umore basso ; la prospettiva di un futuro grigio e il figlio che cresceva nel ventre di Rosina erano motivi di preoccupazione.
Fuori della porta della loro casetta videro l’asino di ziu Giogliu, tanto bastò perché l’umore salisse, a casa li aspettava una faccia nota, sicuramente aveva anche notizie dalla montagna.
Raggiunsero la casetta e aperta la porta... le braccia di ziu Giogliu li strinsero in un unico abbraccio.
Rosina, presa dallo sconforto scoppiò a piangere.
Lo zio capì subito che qualcosa non andava.
Nascondendo l’emozione per quel pianto di  sconforto , strinse la giovane in un abbraccio paterno:
cuore di zio, non piangere, qualsiasi problema abbiate lo risolveremo , raccontatemi !” invitò ad aprirgli l'animo dando una “pacca” incoraggiante sulla spalla di Antoni.
I due giovani raccontarono la loro misera condizione, la delusione per il lavoro pesante e poco remunerato, la preoccupazione di non riuscire a mantenere il bambino che aspettavano.
suvvia!” rispose l’uomo con un sorriso “ il Signore benedice le coppie che danno una nuova vita alla vita, questo figliò vi aprirà la strada della buona fortuna!”concluse, mischiando sacro e profano, “ e poi siete giovani, forti...non dovete arrendervi!!”
Già a queste parole, Rosina si sentì sollevata e si asciugò le lacrime con una smorfia di sorriso sul volto del pianto.
Antoni: “ziu Giogliu, penso che sia arrivato il momento che io parta per l’America, in Argentina”
Rosina con un soffio di voce:” ma non puoi lasciarmi adesso che aspetto un bambino ,con chi rimarrò io?”
potresti ritornare dalla tua mamma!”propose Antoni
mai!” rispose con forza la donna “non posso darle il dolore del mio fallimento! Non tornerò indietro...”
calmatevi ragazzi miei!” aggiunse lo zio “ascoltatemi bene!”
e con calma , espose una soluzione quasi l’avesse studiata aspettandosi di trovare la coppia in simile situazione.
io ho del denaro conservato, vi aiuterà fino alla nascita del bambino! ...rivolto lo sguardo al giovane “ Antoni tu partirai per l’America , là il lavoro è ben pagato. Al massimo un paio di anni e avrai guadagnati i soldi per ritornare a casa, comprarti un terreno tutto tuo che coltiverai a tuo piacimente!” dopo una breve pausa , osservando il lume della speranza rinata negli occhi dei giovani continuò : “se la fortuna ti assisterà potrai arricchirti, in America i soldi si fanno a palate, allora chiamerai tua moglie e tuo figlio, io stesso li accompagnerò da te!”
I giovani si guardarono negli occhi:
i soldi per il mio viaggio come li troverò!” chiese il giovane
domani vi darò la risposta, adesso mangiamo e andiamo a riposare , state sereni c’è sempre una soluzione a tutto!”
lo spero!” disse Rosina pensando alle parole del padre che ella aveva sempre rifiutate:
il servo nasce servo e povero e così muore!”..”no! Non sarà così” disse a sé stessa stringendo i pugni
Ziu Giogliu era riuscito a riaccendere nei due giovani la speranza di una vita dignitosa senza padroni..
L’indomani mattina i giovani si recarono al lavoro e ziu Giogliu si presentò da zia Angelina.
Era una sua lontana parente e ne conosceva la bontà d’animo.
Raccontata la storia dei due giovani, le chiese sostegno per aiutarli.
Zia Angelina chiamò suo marito, gli ripetè la storia e la richiesta di ziu Giogliu e insieme accordarono che avrebbero accolta Rosina e il figlio nella loro casa che l’avrebbero curata ed amata chiedendole in cambio collaborazione nel negozio e nella casa come se fosse la figlia che non avevano mai avuta, finchè Antoni non sarebbe stato in condizioni di riunire la famigliola.
In cambio dei soldi per il viaggio di Antoni, i tre accordarono che zio Peppino avrebbe spostata la  calzoleria nella casetta dei giovani e zia Angelina avrebbe ampliato la bottega occupando lo spazio liberato dal laboratorio del marito, trasformando il “negozio” in un “emporio”
Si strinsero la mano tra persone di parola e si abbracciarono
Zia Angelina era felicissima, quella giovane così dolce e gentile,  le aveva ispirato subito sentimenti di affetto materno e adesso avrebbero vissuto insieme come una famiglia.
Alla sera i giovani trovarono nella loro casa la “mesa” bandita a festa e ziu Giogliu, zia Angelina e ziu Peppinu che offrivano una nuova opportunità al sogno dei giovani.
Rosina lasciò il campo e prese a lavorare per zia Angelina. Stava benissimo_ insieme ricamavano il corredino per il bambino, preparavano i golfini con la lana . In poco tempo la giovane si sentì a suo agio. Antoni continuò a lavorare a “giornata”.
Ogni tanto arrivava ziu Giogliu e portava notizie dalla montagna e qualche regalo della sua mamma: formaggio, latte, e corredino ricamato con le sue mani.
Rosina stringeva quei doni sul  cuore e con la mente in un tumulto di pensieri la invocava
mamma, mamma!!”…………
Quando arrivò il momento del parto, zia Angelina  preparò una sorpresa: fece arrivare Mattea.
Rosina rientrava dal giardino con delle rose in mano, quando vide la  mamma
Dopo un primo stupore si trovò tra le sue braccia, nel suo cuore sentì nascere un nuovo legame, fatto di tatto, di pelle e non di silenzi come era sempre stato.
La giovane partorì un maschietto che chiamarono “Giovanni” come suo nonno Giuanne che, nel frattempo, era morto, dondolandosi nella sua solitudine al vento.
Mattea si trattenne un mese poi accompagnata da ziu Giogliu ritornò alla sua montagna.
Arrivò il momento della partenza di Antoni.
Zia Angelina aiutò Rosina a preparare la valigia: misero dentro biancheria nuova, pantaloni, qualche maglia, delle provviste e chiusero la valigia di cartone legandola con lo spago.
La notte precedente , i due giovani,  non dormirono, con il bambino tra loro si guardavano imprimendo sguardi, frasi non dette, nella loro mente per richiamarli nei momenti di abbandono alla solitudine:
ritornerò, amore mio prezioso! Sarai una signora e nostro figlio non sarà il servo di nessuno, lo faremo studiare e con lui nascerà una nuova generazione libera dal servilismo!”
certo!” tratteneva le lacrime con rinnovata convinzione Rosina.
L’indomani mattina affittarono una carrozza e accompagnarono Antoni a Portotorres per prendere il “vapore” per Genova.
Al porto si salutarono con un abbraccio………………….non c’erano più parole
L’uomo salì sulla scaletta senza voltarsi.
L’amarezza per l’abbandono della terra natia così amata ma così matrigna con i figli suoi, era così forte che gli bloccò i muscoli. Come un automa si trovò sulla nave, seduto sulla tolda a guardare, insieme ad altre facce tristi, la terra che si allontanava trattenendo i suoi amori , il suo passato, i suoi ricordi i profumi della macchia mediterranea…………….davanti a sè l’ignoto.





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