23 maggio, 2013

Racconto...Stanis...





STANIS

Una bizzarra, capricciosa Primavera tardava a svegliarsi dal letargo.
Giorni freddi, dove nuvole dispettose coprivano il sole mantenendogli quel colore pallido e ammalato dell'inverno.
Aprile era giunto al termine del suo giro, quando , la Primavera si decise a far capolino.
Il sole aprì, con prepotenza, un varco tra le nuvole e liberò i suoi raggi vitali.
Stanis si svegliò al tocco carezzevole di quei raggi.
Seduta sul letto osservava, con infantile sguardo, il cielo. La Primavera da sempre , la riempiva di una malinconica gioia
Decise di scendere in giardino per godersi il calduccio del sole e cogliere le sensazioni emotive che la Primavera sapeva risvegliare in lei.
Seduta sulla sedia a dondolo di vimini, il gomito poggiato sul bracciolo, lentamente si dondolava abbandonandosi alle coccole del tiepido sole.
Stanis non era più una ragazzina, aveva superata la curva della linea parabolica della sua vita.
Adorava quei momenti di cercata solitudine. Rilassata la mente , chiusi gli occhi al reale, lasciava vagare liberamente i suoi pensieri
La serenità invase l'animo e i ricordi della sua Primavera emersero dai reconditi nascondigli, dove la donna li aveva sepolti.
Giosuè. Il suo primo amore.
Aveva diciotto anni Giosuè.
Stanis lo vedeva avvicinarsi , alto, bruno i capelli ricci e gli occhi.....quegli occhi che non avrebbe mai dimenticati , grandi, lucidi, mediterranei, le penetravano l'animo ….
Rivide le sue mani grandi con le dita da pianista, le nocche forti ...si muovevano leggere sulle spalle della giovane, come onda lieve che accarezza la battigia e, come la battigia attendeva quel flusso e riflusso dell'onda, anche Stanis, con la testa poggiata sulla spalla di Giosuè , attendeva quelle carezze che le provocavano ondate di sconosciute e piacevoli sensazioni.
Stanis aveva 15 anni. Graziosa, minuta ma proporzionata.
Il suo viso, dai tratti delicati, sorrideva alla vita
Una volta un compagno di scuola le disse:
“ Stanis, ma tu sai di che colore sono i tuoi occhi?”
Lei, ingenuamente sorrise
“ma certo!” Rispose “sono castani come i miei capelli!”
Il ragazzo, con fare trasognato:
“certo sono castani, però se li illumina il sole diventano verdi con pagliuzze dorate”
Stanis ridendo: “ ma sei fuori di melone?...” Il compagno arrossi. Solo più avanti la ragazza capì che quello era stato l'aproccio per una dichiarazione d'amore. Diverse volte, negli anni successivi , le furono rivolte osservazioni sui suoi occhi, tant'è che una volta, spalancate, con le dita, le palpebre, cercò le pagliuzze dorate.
Rideva al ricordo: i suoi occhi verdi scuri avevano delle striature castane che brillavano al sole illuminando l'oscuro sfondo marino dell'iride.
Giosuè e Stanis erano timidissimi,
Lui era amico del secondo fratello di lei....
Era il 1965. Stanis sbocciava nell'adolescenza
Frequentava il primo anno delle magistrali. Giosuè, interrotti gli studi dopo la terza media, lavorava operaio nel Petrolchimico.
Entrambi erano l'orgoglio della propria famiglia.
Stanis avrebbe realizzato il sogno interrotto a metà da sua madre: diventar maestra e Giosuè , figlio di contadini , era “operaio”, poteva far carriera, aveva uno stipendio suo, andava raccontando con orgoglio suo padre.
Seduta sul dondolo , riviveva flash di quel periodo storico , gli anni '60/70 .
Così confusi che, solamente più avanti ne avrebbe ricomposto il puzzles e capito, quanto ogni pezzo, avesse influito su quell'amore nascente.
Furono anni di benessere ma anche di trasformazioni radicali , gli anni della contestazione come ribellione ad un disagio generazionale
Contestavano tutti e tutto , a merito o a torto.
Stanis ricordava gli “scioperi”: cortei di operai e studenti che avanzavano verso le piazze portando striscioni colorati, urlando “slogans” con richiesta di diritti per la nuova classe sociale emergente : la classe operaia.Stanis seguiva Giosuè nelle manifestazioni. Pur consapevole di quanto la scuola stesse fuori dalle esigenze della formazione dei giovani, seduta sulla “lambretta” ,la testa poggiata sulla spalla del suo amore, sorda alle urla dei manifestanti, recepiva solo i battiti del cuore.
I genitori confusi “da segni sregolati” della contestazione si ritennero fortunati quando i figli facevano parte di” gruppi sani”.
Gruppi formati da amici tra loro, fratelli cugini, figli di amici di famiglia. Il massimo della richiesta era di poter ballare in casa. Turnando ogni domenica in casa dell'uno o dell'altro. Con buona pace dei genitori che potevano tenere la situazione sotto controllo, non solo, potevano concedere il permesso di partecipare alle figlie femmine che chiedevano la parità con fratelli.
Stanis entrò nel gruppo dei fratelli, lì vi era Giosuè.
Quando ballavano insieme , si udivano i loro respiri. Se la ragazza sollevava il viso gli occhi di lui la penetravano provocandole leggeri brividi.
Così per alcuni mesi.
Stanis , seduta sul dondolo, tremò come allora.
Nonostante gli anni trascorsi nulla era sbiadito nei ricordi.
Con tenerezza ricordò quel pomeriggio che all'uscita da scuola lo trovò ad attenderla.
Era il tredici di Marzo;una pioggerellina primaverile scendeva leggera. Giosuè, con passo deciso si avvicinò,la prese per mano per proteggerla sotto il suo ombrello.
Stanis tremava, di un piacevole tremore che non aveva niente da spartire con la paura...impacciata guardava innanzi, lui le stringeva la falange dell'indice....quando con voce roca:..."che dice la pioggerellina di Marzo...." esordì " che scende leggera.................."
Si bloccò.
I due giovani avevano raggiunto la scala, di un'uscita della scuola, che si usava in occasioni speciali.
Nel sottoscala con delicatezza , Giosuè la voltò di fronte a sè..Stanis teneva la testa china:
“ ti amo!!! con quale coraggio lo dico?, il mio cuore non vuole ascoltare la ragione...ti ama, ti ama e basta.”
Te lo dovevo dire !...ho bisogno di una tua risposta...se tu non mi vorrai ti capirò, sei bella...i tuoi occhi, lo sguardo.....il volto sorridente....sei ambita....” La voce poco più di un sussurro..
Stanis tremava.
Lui si tolse il trance bianco ,alla tenente Sheridan, glielo mise sulle spalle,
“guardami!” disse poggiandole delicatamente le dita sotto il mento
Stanis desiderava fortemente dirgli “ ti amo anche io!” ma si bloccò
Giosuè, incredulo, colse l'imbarazzo della ragazza. Le prese le mani, se le portò alle labbra. Erano gelide.
Tenendole strette tra le sue, le poggiò sulle guance della giovane, guardandola negli occhi le sfiorò le labbra.
Una ,due, tre volte....poi il bacio.
La giovane non conosceva quel bacio.
Arrossì.
Giosuè la baciò , le insegnò a baciare: “ segui i miei movimenti!” le disse aprendole con le labbra le sue che,si schiusero come bocciolo di rosa.


Per alcuni mesi Giosuè andò a prenderla all'uscita della scuola. Due pomeriggi alla settimana.
Sua madre lo venne a sapere...figurarsi sua figlia con un ragazzo operaio, di famiglia contadina..., “mai!!!”
“una discendente della nobile famiglia dei Taras..ricca...bella...???”
All'inizio fu un avviso orale, poi schiaffi , poi delle vere e proprie botte...infine l'umiliazione più grande.
Il confronto. Stanis negava terrorizzata dalla reazione dei suoi, inoltre completamente
inconsapevole che, mentre genitori, riuniti in assemblea con “i grandi”parenti, la interrogavano, nell'altra stanza Giosuè ascoltava. Fattolo entrare la guardò disperato e, prima che lo interrogassero, parlò
“si, abbiamo continuato a vederci, io la amo...noi ci amiamo...sono di famiglia povera ma dignitosa”
disse a testa alta di fronte a quei parenti severi.
poi rivolto a Stanis
“ adesso è il momento per dimostrare il tuo amore!”
Anche se avesse voluto rispondere non potè, una sberla di suo padre le fulminò un orecchio.
Scappò in lacrime nella sua camera......
Le furono tolti i permessi concessi.
La ragazza rifiutò ogni giovane di buona famiglia scelto o concordato tra genitori. Non s' innamorò più.
Studiava, leggeva, dipingeva campi di grano e sognava Giosue:
“quando ti bacio, fai come me” diceva...e nel sogno ancora oggi Stanis sente la dolcezza di quei baci.
Una sonnolenza primaverile colse la non più giovane Stanis e tra le braccia di Morfeo rivisse un sogno mai realizzato.








2 commenti:

Fata Confetto ha detto...

Ciao Mietta,
leggo un po' in ritardo questo racconto tenero e tremendo nello stesso tempo.
Come la favola può trasformarsi in dramma per tutta la vita a causa del conformismo e del pregiudizio.
Storie, purtroppo, ancora attuali, vissute nell'ombra e nel silenzio.
Un abbraccio
Marilena

bianco su nero ha detto...

solo un "ciao"
t v b
mietta