10 febbraio, 2013

Un amore...nona parte

Linalda , la serva di Franziscu Puligheddu, bussò alla porta del padrone e con “confidenziale” atteggiamento aprì, senza attendere risposta.
Franziscu che aveva riconosciuto il passo , lasciando cadere il giornale, le disse :
- ti ho avvertita tante volte di non entrare se non dico “avanti”-
- padrone, ma la notte quando entro nella vostra camera e mi infilo nel vostro letto, non mi sgridate mai! - rispose la scaltra serva.
Franziscu fece finta di niente e
- dimmi cosa c'è?-
- di sotto, vi è il vostro vicino Giuannantoni insieme al servo Giuanneddu -
- e che vogliono? - chiese l'uomo
- non me lo hanno detto, però sono vestiti come il giorno della festa della Santa Patrona.-
Una ruga pensierosa solcò la fronte di Franziscu
- Annetta e Bastianu dove sono ? - chiese cercando di nascondere l'agitazione.
- vostra figlia è in camera sua e legge un libro della sua povera mamma, Bastianu sta ancora sistemando “ la roba” -
- bene, avverti Annetta che non esca dalla sua camera e Bastianu che non vada da “ Perritu” ...scenderò subito -
Uscita Linalda l'uomo cercò di scacciare l'ansia causata dai “ perchè” di quella visita , di quegli ospiti vestiti a festa.
Prima che qualche scheletro , affacciatosi dal passato, uscisse dall'armadio, si sistemò e scese le scale diretto alla sala.
Annedda aveva visto arrivare, da dietro la tendina della finestra, i due uomini.
Aveva fiducia nell'appoggio di Giuannantoni. Da anni erano confinanti , suo padre lo stimava e i loro rapporti erano ottimi. Rispettavano a vicenda le regole di buon vicinato.
L'appuntamento era stato fissato attorno alle diciannove. La giovane, dopo aver fatto le sue consegne pomeridiane si era ritirata nella sua camera, per rilassarsi leggendo.
Poi si era preparata indossando il completo “buono” : la gonna plissettata, nera con un'alta bordura ricamata a punto rasatello, ricca di simboli e fiori coloratissimi. La camicia bianca, con lo scollo in raffinato pizzo ad intaglio che contornava il seno, messo in rilievo da un corpetto così ricamato che il nero del tessuto spariva tra i rossi, i blu, i gialli. Ai polsi portava i gioielli di sua madre di filigrana e oro come i bottoni del corpetto.
Raccolse i suoi folti capelli neri in una treccia che incoronava la testa, sopra poggiò un foulard di lino bianco inamidato, chiuse la porta con la chiave e attese.
Linalda bussò alla sua porta , cercò di aprirla ma non vi riuscì.
Da dentro la voce della ragazza
- che c'è ? - chiese
Linalda comunicò l'ordine del padrone, di non uscire
- va bene! - rispose la giovane. Poi aggiunse – scusami se non ho aperto ma sono in ammollo dentro la tinozza – mentì perchè non desiderava che alcuno la vedesse prima che suo padre la chiamasse per unire le mani dei due innamorati..
Quando udì suo padre entrare nella sala, aprì la porta e si nascose nel buio del sottoscala per poter ascoltare.
- Buona sera – disse Franziscu entrando nella sala.
Si avvicinò a Giuannantoni a gli toccò la mano. - come state? - gli chiese . Non degnò di uno sguardo Giuanneddu.
- quale buon vento vi porta nella mia casa? - chiese senza farli accomodare .
- ecco vedete, mio buon vicino! - esordì Giuannantoni – io, per la stima che c'è tra noi, mi sono permesso di bussare alla vostra porta per perorare una richiesta.
Giuanneddu è per me come un figlio, sarà il padrone della mia roba, per lui chiedo la mano di vostra figlia Annedda....-
Non potè continuare.
Franziscu cacciò un urlo da bestia ferita a morte: - NNNOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
L'urlo rimbombò per  tutta la casa.