10 febbraio, 2013

Un amore...fine


Giuanneddu offeso, da quell'urlo disumano lo aggredì, a parole:
- perchè no? Sono nato servo ma ho vissuto con padron Giuannantonio, io curo la sua roba come un padrone...io amo Annedda e lei ama me..perchè farci soffrire?.-
- noooooooooooo!!! non è possibile , non si può – urlava l'uomo
Confuso da simili urla, Giuanneddu cercò di calmarsi per sostenere la sua richiesta.
- ditemi il perchè...io ho mani forti, in pochi anni ho racimolato come paga quaranta pecore...-
riprese il giovane
- quaranta pecore, quaranta pecore... – ripettete a sé stesso, come nenia, Franziscu, andando avanti, indietro per la sala.
- quaranta pecore furono quelle che diedi a tuo padre ma lui disubbidì – disse , sollevando un dito verso il giovane
- che dite padron Franziscu ,cosa c'entra mio padre? io non capisco cosa dite...perchè non posso avere Annetta, noi ci amiamo???...siate chiaro vi supplico-
Franziscu si avvicinò al giovane puntando lo sguardo nei suoi occhi. Per la prima volta li vide, ne riconobbe la fierezza , l'orgoglio, la dignità di appartenenza
- vai a casa da tua madre, raccontale tutto. Lei ti darà la risposta ...poi prendi le tue quaranta pecore e fai quello che avrebbe dovuto fare tuo padre..-
Poi, stanco, schiacciato da quella notizia si rivolse a Giuannantoni
- vi prego , per la correttezza che ci ha sempre uniti, accompagnate Giuanneddu alla porta, convincetelo ad andare da sua madre, ad ascoltarla...voi rimanete qui...-
Sulla porta apparve una terrea Annedda:
- padre, io amo Giuanneddu, andrò con lui !- disse avvicinandosi al giovane.
Giuanneddu, preso da confusi pensieri, non la udì, corse fuori, slegato Burriccheddu si avviò dalla parte opposta del paese...alla catapecchia della sua prima infanzia.
- tua madre ti spiegherà, tua madre ti spiegherà!- ripeteva con le narici fumanti per la rabbia, l'angoscia ed un terribile dubbio che cercava di cacciare dalla mente.
Franziscu chiese a sua figlia e a Giuannantoni di sedersi poi, voltando loro le spalle, gli occhi colmi di lacrime, lo sguardo perduto nel passato parlò:
- figlia mia, non ti è permesso amare Giuanneddu... è contro natura...Giuanneddu è...tuo fratello!” , anche lui è mio figlio!-

Un gelido silenzio accolse la terribile notizia.
L'unico rumore era dato dal movimento nervoso delle dita della giovane che, inconsapevolmente, grattava la gonna.
Come un eco si sparse, in quell'agghiacciante silenzio, la voce di Franziscu:
- perdonatemi, perdonami Annedda.
Mai avrei voluto che questo accadesse.
Mariedda Cannasa, era giovane quando tua madre la volle al suo servizio. Bella, forte, servizievole, mi circondava di attenzioni che nessuno mi aveva mai concesso.
Quando mi comunicò di aspettare un figlio mio, fui preso dal panico per lo scandalo, dalla paura per l'eventuale reazione isterica di tua madre.
Mentre pensavo ad una soluzione che salvasse me e che desse dignità a Mariedda e al bambino che aspettava, bussò alla porta un uomo.
Mi chiese di prenderlo al mio servizio in cambio di vitto e alloggio.
- mi venne un'idea risolutiva :
- se tu vorrai io ti sistemerò.! - così gli proposi di sposare Mariedda in cambio di quaranta pecore e dei soldi liquidi per costruirsi una casetta. Gli imposi un patto : la porterai via dal paese, nessuno dovrò sapere del bambino. Lontano da qui, potrai costruirti una vita dignitosa.
L'uomo accettò.
Di notte si allontanò con Mariedda e un carro con buoi e le pecore.
Ripresi la mia vita normale. Un anno dopo me lo ritrovai davanti. Aveva perso tutto al gioco. Mi chiese dei soldi mostrandomi il bambino come ricatto. - non te ne potrai negare – mi disse
- guardalo ti somiglia più di Bastianu -
Racimolai del danaro e lo cacciai. Lui comprò quella casetta abbandonata fuori dal paese e da allora io convivo con una spina nel fianco .-
Con le mani in tasca continuò a guardare fuori della finestra, il sole che tramontava.
Finalmente si era liberato, ma a quale prezzo.
Le lacrime di Annedda, i suoi piccoli, discreti singhiozzi gli pugnalavano il cuore.
Franziscu si voltò:
- siamo stati tutti sfortunati !- disse abbracciando sua figlia, ti avrei lasciata libera di sposarti per amore, la ricchezza a me ha dato solo dolore, il destino ha voluto che t'innamorassi del frutto del mio peccato...sei giovane figlia mia, aiuterò Giuanneddu a sistemarsi e il tempo farà il resto-
La giovane chiese al padre il permesso di potersi spiegare con Giuanneddu.
L'uomo cercò negli occhi di Giuannantoni , seduto attonito, un consiglio.
- si, disse alla figlia – ricevendo l'assenso del vicino.
- padre domattina vorrei incontrarlo alla fontana del lavatoio – propose con voce decisa Annedda
Al segno affermativo di Giuannantoni, Franziscu acconsentì.
- Padre, state sereno, siete stato un buon padre, i vostri figli vi amano, non ho niente da perdonarvi... vorrei ritirarmi, sono stanca -
poi, rivolta a Giuannantoni
- per favore dite a Giuanneddu, quando rientrerà, che io, da domani mattina , lo aspetterò alla fontanella per spiegarci, poi il tempo sistemerà tutto -
La giovane abbracciò i due uomini e andò nella sua camera.
Si buttò sul letto con il suo vestito della festa.
L'indomani mattina si alzò molto presto, si recò alla fontana convinta di dover aspettare.
Dietro la curva lo vide : seduto sul muretto , la testa china, la schiena piegata come un vecchio.
Udito il passettino tanto amato si rizzò.
Lentamente andarono l'uno incontro all'altra.
Si abbracciarono,
Annedda piegò la testa sul petto di Giuanneddu:
- i nostri corpi non possono amarsi, nelle nostre vene scorre lo stesso sangue, abbiamo lo stesso padre ma, noi ci amiamo con le nostre anime...le anime non sono consanguinee, possono unirsi e volare insieme, essere un'unica nuvola, un'unica onda, un unico ruscello, un unico respiro...
Li trovarono l'uno accanto all'altra, stesi sull'erba e tra i fiori del pascolo, indossavano il vestito della festa...si tenevano per mano.

fine