05 febbraio, 2013

racconto..Un amore..sesta parte

La mattina successiva Giuanneddu si svegliò , al canto del gallo.
Lo faceva tutte le mattine , eppure sentiva che, quello non sarebbe stato un giorno come gli altri.
Si era addormentato con l'immagine di Annetta che gli sorrideva e così si era svegliato.
Alzatosi, si avvicinò alla finestrella ad osservare il disco della luna che pallidamente spariva dietro i monti, per lasciare spazio al sole che, con i suoi primi raggi cacciava le tenebre.
Aprile era giunto al termine e la natura, rigogliosamente, splendeva di vita e colori.
Il giovane ammirava quello che sembrava un quadro di pennellate Divine come se le vedesse per la prima volta : rossi papaveri emergevano ,come allegre chiazze, tra gli steli verdi del grano. Sui bordi del sentiero , timide margheritine si aprivano ai raggi del sole, perchè asciugassero le notturne lacrime di brina
Anche gli uccellini, gli parvero, più chiassosi del solito. I piccini cinguettavano nei nidi, mentre stormi di genitori volavano sugli alberi del mandorlo, in cerca della prima colazione per i figlioli.
Giuanneddu , incantato da quello spettacolo , gioiva di quella natura che rifletteva l'armonia di luce e colori del suo cuore innamorato.
Aperta la finestra, con la mente gridò il nome del suo amore, affinchè, il venticello primaverile lo spargesse sui campi, oltre l'orizzonte, negli spazi infiniti.
Il raglio di Burricheddu, seguito dall'abbaiare di Piluccu lo richiamarono alla realtà.
Sorrise del suo romantico , innamorato cuore.
Si preparò ed entrato in cucina salutò Teresina che lo riprese
- Giuannè!!! stanotte hai fatto le ore piccole e stamattina è stato duro svegliarti ehhh?-
La donna era serva ma anche padrona. Da ragazzina era entrata “ a servizio “ di padrone Giuannantonio , non si era mai sposata e al padrone non aveva mai chiesto niente. Come tacito accordo era la sua donna.
Molto affezionata a Giuanneddu lo trattava come un figlio.
Il giovane l'abbracciò e sollevandola da terra
- mi controlli ehhh!!” - rispose sorridendo.
- ma ti frulla il cervello? ...mettimi giù!!!- aggiunse la donna fingendo una severità che non aveva.
Il giovane le diede un bacio sulla fronte
- sbrigati- disse Teresina tendendogli la bisaccia dove gli aveva messo il pranzo: spianate, salsiccia ed una fiaschetta di vino – non senti che Burricheddu e Piluccu ti chiamano? -
Giuanneddu uscì con la bisaccia a tracolla, chiamò Piluccu che gli corse incontro scodinzolando festoso.
Montò in groppa a Burriccheddu a si diresse all'ovile.
Alla fine della stradetta privata vi era una fontanella seminascosta tra le canne. L'acqua che affluiva direttamente dalla montagna , sgorgava da un orifizio ricavato alla sommità di un muretto di granito rosso.
Nel retro, era stata costruita una lunga vasca con i bordi inclinati ,solcati da scanalature traversali che permettevano alle donne di utilizzare l'acqua per fare il bucato.
Lì si recavano tutte le donne che abitavano lontane dal fiume.
Per Giuanneddu la fontana con la vasca era un punto di riferimento importante : al mattino sostava per dissetarsi.
Nella buona stagione lo salutavano le lavandaie, nella stagione fredda gli cantava il “ buongiorno” il saltellare dell'acqua tra i sassi ed il getto continuo del rubinetto. Quando, alla sera, rientrava stanco, l'acqua scorrendo nella solitaria vasca sussurrava
- avanti !!! adesso c'è la curva e sei arrivato !!!-.
Anche quella mattina, si avviò , cavalcando l'asinello con andatura regolare, le gambe che pendevano inerti sui fianchi della bestia, oscillavano leggere ,prima della curva intravvide il canneto .
Le canne ,spinte dal venticello si strusciavano tra loro.
Giuanneddu tese l'orecchio per coglierne la nota musicalità invece gli giunsero i rumori dello sciabordio dell'acqua rimossa e lo sbattere di panni.
Sorrise – son fortunato qualche donzella mi dirà “ buongiorno!”
Il suo pensiero fu interrotto da un canto. Una voce argentina, simile alla sonorità degli usignoli sui ginepri in fiore, si sollevò nell'aria serena.
Il giovane si fermò, quel canto gli aveva penetrato il cuore che, prese a battere impetuoso.
Aveva riconosciuta la voce di Annetta.
- dietro la curva c'è lei!”- si ripeteva.
Fattosi coraggio, ripartì e dietro la curva ...la vide.
Annetta stava curva sulla vasca intenta a sciacquare i panni.
I suoi nerissimi capelli raccolti sulla nuca, fermati con spille di madreperla , la incoronavano.
Indossava una gonna azzurra con lunghe pieghe , che le scendeva a metà gamba, la camiciola bianca s'intonava con il candore della sua pelle, completava il tutto, un corpetto finemente ricamato. 

                                                                 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Olá adorei conhecer o seu blog bjs.