14 agosto, 2012

Una storia senza tempo....fine





Partita la carrozza Tania desiderò rivivere ogni attimo di quella giornata. Voleva imprimerli nella mente, voleva donare linfa pura di amore al suo assettato cuore.
Indossato uno scialle sulle spalle, per proteggersi dall'umida sera, uscì di casa e si diresse verso i campi.
Arrivò alla casetta dove aveva vissuto la prima parte della sua vita. Non ci andava molto spesso, però in quel momento desiderò ritrovarsi nei ricordi.
Prese la chiave nascosta sotto un sasso ed entrò. Il sole mandava gli ultimi raggi, prima del tramonto.
Uno illuminò la lettera che aveva lasciato per Giosuè, quando era andato via.
Vi aveva scritte tutte le indicazioni per ritrovarla, nel caso lui fosse ritornato. Era ancora li. Lui non era mai ritornato.
La luna piena saliva birichina allontanando una bella fetta di tenebre.

Tania uscì fuori, osservò il fiume illuminato dalla luna.
Si sedette sull'argine. Vide il suo viso riflesso nel tremolio dell'acqua.
Guardò attentamente i suoi occhi grandi, teneri, dolci. I lineamenti del suo volto cominciavano a mostrare il segno del tempo e delle lotte per la sopravvivenza nelle avversità.
Aveva trentotto anni. La delicata beltà del viso era intaccata da qualche ruga.
Così pensando rivide gli occhi dei suoi amori.
Enne ma, soprattutto Claudia avevano gli occhi lucenti, scuri come olive mediterranee.
Giosuè!!” sospirò la donna “ tua figlia e la tua nipotina hanno il tuo sguardo!...amore mio!!”
Spontaneamente mise una mano nell'acqua fresca del fiume.
Sentì una mano carezzevole sulla sua. La riconobbe era la dama del fiume che al momento opportuno la consolava, lei che conosceva di tutti la storia.
Tania lasciandosi inconsapevolmente andare a quelle carezze, si ritrovò immersa nel fiume, rilassata seguiva la dama che , nel condurla verso una nuova via, la ripuliva dalle sofferenze donandole una serenità ed un conforto mai conosciuti.
Fu come un sonno e nel sonno un sogno.
Stava seduta di fronte alla finestra spalancata nella frescura di un pomeriggio autunnale. Osservava la stradina che saliva verso il “borgo antico” e, come sempre, aspettava di veder sbucare, da dietro l'angolo, “qualcuno” che cercasse di lei.
Sentì un passo lento e stanco, aguzzò la vista e lo vide.
Giosuè saliva per la stradina, arrivato davanti alla casetta della donna sollevò gli occhi e Tania ebbe la certezza “era lui!”
Incredula, scese le scale e lo aspettò davanti al portone.
Giosuè si avvicinò:
amore mio...” bisbigliò stancamente.
La donna lo osservò , sembrava che il tempo per lui si fosse fermato anni addietro.
Era così come il giorno che era partito. Persino lo stesso abito, un po' stracciato ma, lo stesso.
Giosuè tese le braccia, la donna gli volò incontro.
amore, quanto tempo? Ma dove sei stato?” chiese Tania
accanto a te amor mio!”
come accanto a me? Io non ti ho mai visto dalla partenza!”
amore non ti era concesso vedermi ma, io ho camminato sui tuoi passi, non sono mai partito!”
non capisco!” disse confusa Tania.
sai amore, dopo averti salutata arrivai al porto con la mia sacca nuova sulle spalle. Trovai imbarco per la sera. Mi recai presso una locanda per aspettare l'ora della partenza.
Entrato dentro mi accorsi che era degna dei pochi ducati che costava: Uomini dallo sguardo torbido, donne succinte, mi seguirono con sguardo avidamente curioso.
Mi ritirai nella camera assegnatami e lì aspettai l'ora.
Al calar della sera uscii per recarmi all'imbarco sul veliero, prima di arrivare al porto, dietro un angolo buio sentii un dolore fortissimo alla spalla, seguiti da altre fitte. Abbandonato il corpo mi vidi raggomitolato per terra in una pozza di sangue, mentre, due brutti ceffi, già visti alla locanda, si allontanavano con la mia sacca e i loro coltellacci intrisi del mio sangue.
A notte fonda ritornarono, mi chiusero in un sacco, mi misero accanto un grosso sasso e mi gettarono in mare.
La dama del fiume, impietosita dal mio destino, mi raggiunse, sospinta da un maestrale infuriato, mi liberò e mi trascinò dentro una grotta marina.
Adesso che ci ha riuniti ha messo un sasso davanti alla spelonca e noi, finalmente staremo insieme per sempre.
Dopo aver lavate le ferite del suo Giosuè, si amarono ricominciando la nuova vita.

La casetta del “borgo antico” non fu mai né affittata né venduta. Tutti sapevano che era abitata.
Sui balconi e sul terrazzo continuarono a fiorire i gerani e il giardino ben curato confermavano la certezza che Giosuè e Tania vivessero lì il loro amore.

                             fine

                 













2 commenti:

Fata Confetto ha detto...

La tua narrazione è giunta alla parole fine, e tu hai scelto un giorno di festa per regalarci un finale a sorpresa;hai fatto bene perchè la fine di un lavoro ,impegnativo anche se di soddisfazione, va festeggiata meritatamente. Ho particolarmente apprezzato la sensibilità verso il tema della disabilità, la forma più alta di amore verso il prossimo. Complimenti e abbracci.
Marilena

bianco su nero ha detto...

grazie
sei buona e generosa
un sereno ferragosto, ti abbraccio
maria antonietta