09 agosto, 2012

Una storia senza tempo...decima parte

Mamma e figlia si coccolavano cullandosi abbracciate. Non una parola. Il silenzio parlava per loro attraverso la pelle. Nell'abbraccio riallacciarono quei legami che, neanche la rottura del cordone ombelicale distrugge: ciascuna si sentì, nello stesso tempo, sia madre che figlia, in scambievole simbiosi. Ripresa coscienza , Tania :” vieni su figliola, la mia casa è la tua...desidero riempire il vuoto di questi anni con i racconti del vissuto che, le tue parole, sapranno donarmi!” , propose. Marienne la seguì. Sedute sul terrazzo, la madre, per creare un'atmosfera di fiducia, raccontò la sua storia , non tralasciò niente. Incoraggiata dalla spontaneità della madre anche Marienne si raccontò. “Madre, come è dolce chiamarti così Tania! La mia migliore amica” esordì ,con emozione la giovane , non vergognarti , la tua storia dolorosa rende onore al coraggio con il quale hai affrontato le avversità della vita. La mia non è stata così greve come la tua ma, ho attraversato anche io, momenti duri. Fino sei mesi fa ero convinta di chiamarmi Marienne Borghesi, figlia di Donna Matilde e del marchese Matteo Borghesi. Mio padre, persona adorabile, morì quando avevo nove anni. Fu un grande dolore ma, quello che avvenne dopo modificò la mia vita . La mia mamma , trascorsi i mesi, imposti dalle regole, per il lutto, fu
costretta a sposare il fratello di mio padre, vedovo a sua volta. Lo zio Augusto si appropriò così dei possedimenti e degli appartamenti che mamma Matilde aveva ereditato. La mamma non fu più la stessa. Il mio patrigno ,burbero di carattere, prese le redini delle nostre vite. Io fui mandata in collegio per studiare. Solamente in occasione delle festività natalizie, pasquali ed il mese di Agosto, lo zio mi permetteva di rientrare a casa. La mia mamma, sempre più magra e triste, mi stringeva tra le sue braccia bagnandomi di lacrime la cui amarezza cercava di nascondere dietro un sorriso forzato. Intuivo la sua sofferenza ma ,non conoscendo le reali ragioni, accettavo rassegnata il suo comportamento. Arrivata al primo anno del ginnasio, una mattina di inizio Autunno, arrivò al collegio, una carrozza per prelevarmi. La mia mamma , da tempo ammalata, era gravissima e mi chiamava al suo capezzale. Fu un viaggio terribile. Giunta alla casa corsi per le scale ed entrai nella stanza della mamma. Mi avvicinai al letto. Ella aprì gli occhi e tentò un sorriso. Incredula la fissai senza parole. Viste le sue condizioni, lo zio Augusto, accettò la richiesta della mamma che, con pietosa voce implorò: “ lascia che il mio cuore di mamma possa trovare conforto tra le braccia della sua unica figlia, lascia che possa cantarle un'ultima ninna nanna. ” Lo zio, mostrando un minimo di pietà, uscì dalla stanza. Rimaste sole, la mamma mi chiamò vicino a sé :
 “ figlia mia adorata,” farfugliò stringendo la mia mano tra le sue ossute “ la tua mamma sta per raggiungere il papà.” Prima che io potessi dir parola, aprendo una mano mi tese una chiave “non interrompermi, sono stanca e sento arrivare il momento... prendi questa chiave, ti servirà...ti accorgerai da sola quando sarà il momento di usarla. …. Allora andrai nella tua camera , dopo aver chiuso a chiave la porta, accostati alla prima libreria a destra della finestra. Metti la mano nel retro del secondo ripiano , sentirai un leva di legno, spingila verso l'alto, la libreria si sposterà e nel muro vedrai un quadro con una serratura. E' la porticina di un piccolo ripostiglio. Aprila, dentro troverai tutto ciò che ti occorrerà per salvarti...!” La mamma si fermò per prendere fiato “ ti prego mamma, riprenditi, sforzati, fallo per me...come farò senza la mia mamma?” piangevo sconvolta pensando che la mamma avesse perso l'uso della ragione. Ella, ripreso fiato, proseguì : “ figlia mia adorata non piangere, ricorda sempre queste parole...ti ho amata tanto...ti ho desiderata ,cercata perchè immenso sentivo il desiderio di una figlia da amare...quando arriverà il momento perdonami per le cose non dette...!” “Mamma che dici?” avrei voluto gridare, sempre più disperata per quelle confuse parole dettate da un delirio confusionale. Le tenevo le mani sul mio petto, quando reclinò il capo. Una lacrima scese dai suoi occhi, la raccolsi con il dito e mi feci il segno della croce. “Signore prendi fra le tue braccia la mia mamma ed abbi pietà di me, guidami sull'incerto sentiero che mi aspetta.” Non avendo alcuna fiducia nello zio mi aspettavo un futuro spinoso.
  Dopo il funerale rientrammo a casa. Lo zio mi convocò nel suo studio . Accomodatami sulla sedia di fronte alla sua scrivania mi informò che la mamma aveva lasciato un testamento scritto a mano ,senza testimoni o un notaio. Praticamente mi informò che la mamma aveva lasciato tutto a lui e che da quel momento in poi mi avrebbe mantenuta come orfana nullatenente, per rispetto della mamma e di suo fratello. Non credetti una sola parola. La mamma non avrebbe mai fatto una simile cosa. Ringraziai con un inchino e chiesi di potermi ritirare nella mia camera. Entrata nella stanza, mi chiusi a chiave e, ricordando le parole della mamma ,presi la piccola chiave che mi aveva consegnata quell'ultimo giorno. Seguii tutte le indicazioni , anche se una parte di me ancora credeva che, le parole della mamma, fossero da delirio. Tutto avvenne come descritto. Aperta la porticina trovai delle scatolette di differenti dimissioni ed una lettera. Confusa aprii le scatole. Alcune contenevano del denaro, tanto denaro...in carta ma anche zecchini d'oro, altre contenevano carte ingiallite dal tempo e dall'umidità. Non capivo il senso di tutto ciò. La sorpresa grande la provai ,quando,in una scatola piccina trovai questa catenina. Niente aveva un senso, una logica per me. Aprii la busta sperando di trovare una spiegazione. Riconobbi la grafia della mamma. Non riuscii a trattenere le lacrime ,così mentre liberamente mi scendevano lungo le gote ,lessi: 
 Mia cara figliola se stai leggendo questa, significa che io non sono più. Ti chiedo perdono per le mie debolezze e fragilità. Il testamento che il tuo patrigno ti ha letto mi è stato estorto con il ricatto di mantenere il segreto sulla tua nascita. Sento che è giusto che tu sappia Con tuo padre ti abbiamo adottata. La nostra unica figlia era morta ed io non potevo avere altri figli. Il desiderio di avere una figlia nostra, che nessuno potesse cercare, ci indusse a prendere il vapore. Ci spostammo in Sardegna a Turris. Su indicazione di un sacerdote ci recammo in un orfanotrofio, dove ci diedero “una bimba”, abbandonata da sua madre sui gradini di una chiesa. Le suore ci indicarono te perchè portavi al collo una raffinata e preziosa catenina. Loro pensavano che tu fossi il frutto di una relazione tra nobili, perciò avresti avuto i delicati lineamenti di una nobile e non quelli di una rozza contadina. Lasciammo una buona offerta e tra la nuova vita ed il tuo passato mettemmo il mare. Lo so, avevi il diritto di sapere ma, la paura che tu volessi cercare la tua vera mamma, fu troppo forte tanto, quanto quella di perdere te ed il tuo amore filiale. Il destino non segue i nostri desideri. Adesso sei sola. Devi andare via da quella casa; con il denaro che troverai potrai ritornare al collegio, continuare gli studi, in seguito comprare una casetta per te. Potresti anche cercare la tua mamma, fruga tra le carte ingiallite, troverai qualche indizio. Se dovessi aver bisogno di appoggio rivolgiti alla Rettrice del tuo collegio abbiamo vagliato insieme tutte le tue possibili scelte. Lei ti indirizzerà verso un altro collegio . Conta su di lei e confidale le tue scelte, ascolta i suoi consigli.. Custodisci segretamente il denaro. Perdonami se ho sbagliato ma , l'ho fatto per il tuo amore,solo per amore. Desideravo per te la vita che la tua vera madre non aveva potuto darti. Egoisticamente ho rubato il tuo amore filiale.
 Con tutto l'amore di mamma ti starò sempre accanto
Marienne concluse il racconto. 
 Tania abbracciandola: “tu hai scelto di cercare la tua mamma?” “si,” rispose la ragazza “ ma anche la mia terra....aiutata dalla governante della mamma, preparai le valigie. Scappai dalla casa del mio patrigno . Trascorsi un paio di mesi nel collegio protetta dalla Rettrice. Non ero soddisfatta. Soprattutto alla sera mi ritornavano alla mente le parole della mamma. Pian, pianino mi invase il desiderio di conoscere le mie radici, il mio ignoto passato...così con l'aiuto della Rettrice ,raggiunsi il porto e partii. Arrivata a Turris mi accorsi che nei dintorni vi erano diverse chiese, orfanotrofi. Io non avevo indicazioni precise ma, sentivo che quella era la mia Terra. I suoi profumi agresti, il mare spinto dal maestrale, i pini piegati dal vento, i suoni, i colori facevano già parte del mio “essere”. Mi affascinò la vita nella campagna, il belare delle pecore mi era famigliare, così comprai la casetta fuori città e il il mio piccolo gregge . Sentivo che fare la pastorella era adatto a me. Non persi mai la speranza che, qualcuno riconoscesse la mia catenina.”
     “Adesso che ci siamo ritrovate saremo una famiglia, ti proteggerò, avrai una vita diversa dalla mia”Aggiunse Tania riabbracciandola, ancora incredula.
  Nei giorni successivi presero delle decisioni comuni. Enne, come la chiamò sua madre, vendette la casetta e le pecore e si trasferì nella stanza che Tania aveva sempre curata per lei ...riprese gli studi. Realizzando il desiderio delle due mamme. Mamma e figlia scoprivano tutti i giorni quante caratteristiche avevano in comune : l'amore per la natura, la forza di lottare e non arrendersi nelle avversità, un grande amore per gli altri che materializzavano aiutando gli ammalati, i poveri e i bambini abbandonati. Dopo la maturità Enne si iscrisse all'università. Lì conobbe Jacopo, ambasciatore regio all'inizio di carriera. Il giovane era dieci anni più grande di Enne. Si sposarono, la giovane seguì il marito nei suoi spostamenti e Tania riprese quella che era la croce più grande del suo destino: aspettare....





olio su tela : il pastore dipinto di Maria Antonietta Sechi  




6 commenti:

Fata Confetto ha detto...

Ciao M. A.,solo adesso ho avuto tempo di leggere le ultime due parti e, specialmente questa, ha il ritmo serrato della narrazione che scioglie i nodi della vicenda e con essi le emozioni del lettore. Complimenti anche per il dipinto. Il resto...alla prossima puntata :))

bianco su nero ha detto...

ti ringrazio, so che sei sincera,ti ammiro
un abbraccio affettuoso
maria antonietta

Fata Confetto ha detto...

Ciao, M. Antonietta, sto girovagando per i blog amici e per quelli iscritti a net parade, mi fa piacere dare il mio contributo con il voto e il GIUDIZIO...e riceverlo, naturalmente!
Un modo per condividere la passione per la rete. A presto:)
Marilena

bianco su nero ha detto...

Mari....quando entro ti voto....spesso entro x votare...un abbraccio

Fata Confetto ha detto...

QUI NEL TUO BLOG NON VEDO IL BANNER DI NET PARADE E FINO AD ORA TI HO VOTATO ( E HO ANCHE COMPILATO IL GIUDIZIO) DAL QUEL SITO.
Poi mi spiegherai, intanto buon ferragosto:)Marilena

bianco su nero ha detto...

ciao
guarda che io è da tempo che mi son cancellata de net parade...però quando entro nei blog e trovo il banner voto sempre, anche perchè, i blog che seguo mi piaccioni veramente.
smak
buon ferragosto anche a te