13 luglio, 2011

racconto......contratto di matrimonio....2 parte


Barore, seduto sull’asinello, percorreva la stradine sterrata che lo avrebbe condotto verso la casa patronale di don Giuanne de  Candia.
Ziu Pedru, come egli chiamava il suo padrone, lo aveva cercato :
“Barò, Barò!” gridava mentre si avvicinava alla cucina dove, il ragazzo diciassettenne, trascorreva la giornata, rendendo piccoli servizi: portare la legna per attizzare il fuoco, dare gli avanzi dei pasti ai cani, portare l’acqua……
Le serve scherzavano con lui, Ironizzavano, con battute provocatorie, sulla sua giovane età.
Egli, intelligente ed astuto rispondeva con altretanta ironia e malizia e quando poteva “palpava”.
A volte la servetta ci stava altre volte gli restituiva  degli schiaffoni.
Il giovane non si offendeva, anzi, rispondeva : “ l’importante è prendere!” . Le donne ridevano.
Barore era un giovane e bel ragazzo.
In giro si sussurrava che fosse un fratellastro del padrone, nato dalla relazione tra il padre di Pedru ed una serva.
Ufficialmente era un orfanello accolto nella casa.
“Barò!!” lo chiamava Pedru  “ sempre a rompere le scatole tra le donne, te ne stai?”
“ditemi” ziu Pedru rispose,prontamente, il giovane.
“ prendi l’asinello e vai da don  Giuanni de Candia  e avvertilo che donna  Maddarena ha cominciato il travaglio.
Digli anche che, sono già arrivate le “levatrici", comare Lughia e comare Atonia, così starà tranquillo!” aggiunse quasi sottovoce come a tranquillizzare se stesso.
Il giovane eseguì.
Don  Giuanne stava oltre la collina , sopra un costone della montagna ove  vi era uno spiazzo.
Il giovane andava tranquillo. La giornata , nonostante fosse estate, era abbastanza fresca.
Ai lati del sentiero, profumati cespugli di macchia mediterranea erano l’unico segno di vita.
Ogni tanto, si intuiva, dal movimento dei cespugli, il fuggi-fuggi di qualche animale disturbato dal rumore degli zoccoli dell’asinello.
Barore vide brillare al sole delle bellissime  more, mature al punto giusto.
La golosità fu più forte di lui.
Si fermò e sceso dall’asinello cominciò a cogliere e mangiarle sbrodolandosi, per la fretta, di succo violaceo.
Soddisfatto arrivò a destinazione.
Legò l’asinello all’anello , appositamente sistemato,  poco distante dall’entrata della cucina.
Chiese ad una serva del padrone.
Don Giuanne , proprio in quel momento, rientrava da un giro di ispezione sui biondi campi di grano
“ tra poco saremo pronti per la mietitura!” pensava soddisfatto “ le spighe sono cariche, sarà un buon raccolto!”
Vide il giovane sulla soglia della cucina.
Si avvicino.
“Che notizie porti?
Disse a Barore con voce alta, mentre, la sua fronte si aggrottava.
“ ziu Pedru mi ha mandato a dirvi che donna Maddarena ha le doglie, di scendere tranquillo , tanto vicino a lei vi sono gia comare Lughia e comare Antonia che la stanno assistendo!”
“ah! Dev’essere un maschietto!” rispose sorridendo  don Giuanne, ha fretta di uscire!”
Sorridendo invitò il giovane e prendere la via del ritorno, intanto lui sarebbe sceso a cavallo e con il calesse. Non sarebbero potuti andare allo stesso passo.
Poi osservandolo bene in faccia aggiunse:
“non fermarti a mangiar le more, avverti che sto arrivando.”
Barore partì e l’uomo entrato in casa, fece preparare  nella sua camera una tinozza d’acqua per lavarsi, poi chiese alle serve che gli preparassero il completo, giacca e pantalone di velluto e la camicia bianca.
Ordinò che al calesse da passeggio, fosse attaccato un cavallo bianco.
Il tutto lo aveva preparato come dono per la sua figliola neo-mamma.
Sbarbato ed elegantemente vestito salì sul calesse e cominciò il percorso che l’avrebbe portato verso una nuova felicità: diventar nonno.
Mancava poco alla casa di suo genero. Pensava l’uomo
“dopo quella curva e sarò arrivato! Speriamo che la creatura sia già nata!”
Per un attimo le passò nella mente le grida di dolore del parto della moglie quando nacque Maddarena!”
Cacciò quei tristi pensieri e svoltò.
Lo sguardo le si incupì
Incredulo osservava tutta la gente radunata fuori della casa di Pedru.
In un silenzio che già parlava da solo, si sentivano le grida e i pianti delle donne che come usanza eseguivano “sa tittia”.
Piangevano, si strappavano i capelli invocando il nome del morto, la sua età, le doti. Il dolore dei parenti rimasti……………
L’uomo impallidì nel sentire nelle grida nominare sua figlia.
Sceso dal calesse, passò fra due ali di servi e vicinato che, si spostarono perché potesse passare.
Entrò dentro, vide suo genero che gli andò incontro e abbracciandolo , tra lacrime e contenuti singhiozzi:
“ la nostra colombella è morta ci ha lasciato il suo bambino, lui sta bene!”
Don  Giuanne cacciò un urlo di belva ferita a morte poi:
“fatemi vedere mia figlia!” chiese
“ le donne la stanno vestendo con l’abito da sposa!”
Le donne aprirono la porta ed i due uomini entrarono.
Maddarena  con i suoi vent’anni sembrava proprio una dolce colombella.
Il vestito formato da una gonna rossa  finemente plissettata , aveva ricamata, alla base, un’alta bordura  di fiori e simboli augurali di salute, fertilità e ricchezze, tutti a punto rasatello con filo di seta.
Anche il corpetto rosso aveva la stessa raffinatezza.
Dal giromanica  fuoriuscivano le maniche sbuffate della camicia bianca che , si stringeva attorno ai  polsi con punti di ricamo che li contornavano.
Sulla testa il velo da sposa, intagliato nel lino e irrigidito con amido e ferro da stiro., metteva in rilievo il delicato lavoro delle ricamatrici esperte nell’intaglio.
I bottoni  del gilet, in argento filigranato completavano la ricchezza dell’abito.
Pedru si avvicinò al letto e vedendo  sua moglie stesa, come addormentata, sul copriletto e le lenzuola ricamate che, erano state della loro prima notte di nozze, si inginocchiò e pianse.
Don Giuanne, non resistette :la prese tra le braccia
“ fizza mea, curumbura adurada…………figlia mia, colomba adorata!”
le sussurrava con tono di “ninnia”, ninna nanna

   




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