31 maggio, 2011

racconto...una vita insieme.....quinta parte


I due giovani , nel frattempo, passeggiavano nel meraviglioso e ordinato giardino.
I fari accesi illuminavano arcate coperte da boungaville rosse, arancio e bianche, arbusti di ibiscus fioriti e potati a forma di bouquet.
Nelle aiuole recintate da bassi arbusti di macchia mediterranea, rosmarino, mirto a bacca nera e bianca, vi erano coloratissime famiglie di fiori.
Tutti insieme,con il loro profumo, completavano quel quadro meraviglioso ove i giovani, sotto una sorridente luna circondata da una miriade di stelle, camminavanosilenziosamente.
Beppe le mani in tasca, Angela le braccia conserte:
“allora che ci succede? Non abbiamo più argomenti?” chiese il giovane voltando il viso per frugare negli occhi della ragazza.
“sai sono preoccupata …………!” iniziò a rispondere ella ma, Beppe la interruppe:
“non devi avere alcuna preoccupazione !” e con serenità le raccontò il  colloquio avuto con suo padre e parlò dei   suoi desideri e progetti
La ragazza spalancò gli occhi : “lascerai l’accademia?, frequenterai l’università a Sassari? Allora ritornerai a vivere con noi?” non riuscì a trattenere l’entusiasmo
Si fermarono alle fronde di un salice
“si!” disse il giovane accarezzandole il viso “non potevo vivere senza voi, senza te!”
e avvicinatosi  poggiò le labbra su quelle della ragazza.
Ella, presa coscienza, si staccò
“ ti prego rientriamo!   È già complicata la mia posizione!”
Prima che l’uomo potesse rispondere , a passi veloci, la giovane fece il cammino a ritroso, lasciando Beppe a sorridere con le mani in tasca
“e si!” sospirò il giovane “sarà dura ma ti aspetterò!”
La ragazza entrò nel palazzetto e si diresse verso la  sua camera, felice di non aver incontrato alcuno che potesse vedere l’imbarazzo visibilmente espresso dal tremore delle sue labbra e del corpo.
Chiusa la porta della sua stanza si gettò sul letto
“sono pazza!” pensò “ma sono innamorata della persona sbagliata, sono una disgraziata ma, ti amo, ti amo, ti amo!” sospirava stringendo il cuscino mentre , lacrime pungenti sgorgavano dai suoi occhi.
Beppe rientrò , dirigendosi verso la sua camera incontrò i genitori.
Suo padre gli andò  incontro
“figliolo, hai anche la benedizione di tua madre, siamo contenti della tua maturità e delle scelte fate!
Fra due giorni prenderemo il vapore da Turris e ci recheremo sul Continente presso la tua ex accademia, firmeremo l’autorizzazione alle tue dimissioni, necessarie perché sei minorenne!”
“Come?” disse donna Costanza incredula dei raggiri in cui astutamente suo marito la coinvolgeva per crearle confusione ed impedirle un rifiuto.
“dobbiamo firmare per le sue dimissioni?”
“certo cara!” rispose il notaio cingendole le spalle.
Davanti a suo figlio non avrebbe mai avuto il coraggio di mostrarsi terribilmente contrariata, non poteva permettersi di perderlo aveva vissuto solo per lui e lo considerava un suo possedimento.
La donna ricomponendosi:
“va bene! “ poi aggiunse “ l’estate è alle porte, dovrai occuparti del controllo della raccolta della frutta, in questi due giorni , prima della partenza, verrai nei poderi con me e ti darò le istruzioni, ti presenterò ai nuovi contadini, perché riconoscano in te il padrone.”
“grazie madre!” rispose il giovane abbracciandola.
Poi ognuno si diresse verso la propria camera
Donna Costanza si gettò sul letto soffocando nel cuscino amari singhiozzi che le salivano dal cuore per “le umiliazioni “ a cui si sentiva sottoposta
.”Esclusa” così si sentiva

I due giorni successivi furono vissuti intensamente,
Seduto sulla carrozza,con sua madre accanto,girò di podere in podere.
Vide Angela solo alla cena. I loro sguardi non si incontrarono mai perché Angela, volutamente evitava lo sguardo del giovane.
Arrivato il momento della partenza donna Costanza raccomandò la casa ad Angela e dopo averla salutata con distacco, salì sulla carrozza  con suo marito.
Beppe dopo aver caricato borsoni e valigie prese le briglie e condusse il cavallo fino al porto di Turris.
Imbarcati i genitori cercò una locanda ove trascorrere la notte per far rientro al mattino presto ai suoi terreni.
Sistemato il problema locanda, uscì in giro per Turris.
Passeggiò lungo il molo.
Qualche facchino ubriaco sbandava cantando nella solitudine.
“eppure poco prima brulicava di gente , di carrozze private e pubbliche che trasportavano persone
che partivano ed altre che le accompagnavano.”
Sollevò lo sguardo verso la luna e sorridendo pensò
“ avrò due settimane di libertà!”
Nella mente il viso dolcissimo di Angela
“Si ! ti amo, ti amo, ti amo!” pensava “ e con i miei la spunterò, sarai mia moglie per sempre!”
Rientrò alla locanda e andò a letto.

                   











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